venerdì 4 aprile 2014

Alla

Il suo nome tradotto in italiano era Alla. Alla era lunga smilza e svelta. Le mancava qualcosa pero'. Una sorta di complemento di specificazione che desse concretezza alla sua vita che sembrava invece,  allusiva, sospesa come il tono della sua voce gorgogliante intenzioni che poi rimanevano sempre tali ad abbellire il giardino delle rose non colte della sua vita. 
Alla era lunga smilza e svelta. Propensioni molto utili a chi la vita aveva colto solo di striscio, per caso, insinuandosi nella sua poverta' evidente. Alla era il suo corpo ingravidato prematuramente da un uomo ossuto e senza scrupoli per la vita che lui aveva messo nella sua pancia e poi abbandonato nemmeno quattro giorni dopo il parto in mezzo a una strada a mendicare una via d'uscita da quell'impolverata cabaletta.
Alla aveva trentacinque anni, veniva dalla Moldova. Per sei mesi, nonostante avesse una laurea in ingegneria elettronica, fu la badante di Sauro, il padre di Giovanni un caro amico delle scuole medie,  con cui Antonio si vedeva solo per dire d'avere un paio d'occhi il giovedi' pomeriggio. 
Era quello il suo giorno libero dal lavoro  ma gli bastava per fare il pieno di lei e la sua solitudine. 
Non era facile intuirla tra un pavimento da lavare e un mobile da pulire ma quel che seppe fu sufficiente a comprendere che la condivisione e l'amore son sentimenti non condivisi dal consesso umano pronto ad infrattarsi con minorenni e a colludere con minorate,  piuttosto che ascoltare i sussurri di un cuore che geme la possibilita ' di un sogno formato famiglia.
Quella che Alla aveva lasciato  in Moldova e fremeva per un naturale ricongiungimento .
Impedito dalla nebbia del  razzismo non indiffferente in chi  ha le tasche piene di ipocrisia e soldi.
Ne sarebbero bastati pochi per coronare il suo sogno. Negati alla sua abnegazione, da eccessiva gentilezza.
Quando Antonio seppe che Alla era stata cacciata via,  perche ' la sorella di Giovanni temeva che ella  mirasse al patrimonio di famiglia , si senti' mancare.
Quella donna non sapeva che Alla aveva un figlio di dieci anni al quale ogni mattina alle sette in punto, per salutarlo con un segnale d'amore,  regalava due squilli telefonici e una lacrima a rimorchio che cancellava in fretta dal viso perche' restasse soltanto sua.
Il giorno che Alla prese il treno alla ricerca di un nuovo posto dove realizzare il suo desiderio di stabilita' e famiglia, a piangere furono in due, ma nessuno dei due lo seppe mai.
La felicita' non ha confini. Nemmeno il pianto.

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