martedì 28 giugno 2016
lunedì 27 giugno 2016
Italia - Spagna 2 - 0 e gli azzurri ridisegnano la geografia del calcio europeo
Il
cuore, i polmoni, la grinta ridisegnano la geografia del calcio europeo. Accade spesso quando c’è di mezzo l’Italia. Succede
anche stavolta buttando fuori dai confini calcistici europei il tutù spagnolo. Che non ha impressionato nessuno sia chiaro .
Chi si aspettava Iniesta ha trovato De Rossi, chi temeva Morata, ha gioito con Chiellini
chi insinuava Silva ha distinto Giaccherini ribaltando le gerarchie e le attese
di una partita condotta in avanti dall’Italia dal primo all’ultimo minuto. Solo imprecisione e desuetudine alla schietta
iperbole ha impedito al punteggio d’essere più rotondo per gli azzurri. E’ finita due a zero. Un punteggio che segna uno stacco col passato e
marca la differenza tra la solidità di un progetto e l’effimera condensa di un’idea.
Quest’ultima se priva di fondamento e concretezza, pur bella, misera affonda. Accade alla hybris iberica supportata oltremisura da rilevanti benignità turche neghittose forse, alla riscrittura di una nuova epopea calcistica. Novella fino a un certo punto pregna com’è di
virtù antiche. Quelle di cui sopra appunto.
Perché sotto con Buffon, Barzagli. Bonucci tutto bene. Se poi tanta
sicumera contagia pure De Sciglio trascolorante milanista (è uno degli
obiettivi di Allegri per la prossima stagione), ancora di più . perché poi il
centrocampo si galvanizza e quando Insigne illumina per Graziano Pellè, pur
sfinito da cotanto sacrificio, è facile metterla dentro. E forse per quei
rimpalli di cui il gioco del calcio è capace e la storia approfitta, è giusto che
a chiuderla sia un leccese pur di provincia.
Perche
questo consente di giungere in cima a chi questa squadra proletaria ma vincente
ha costruito, discutibili oriundi annessi. Antonio Conte leccese doc. Uno esigente
si sapeva. Uno cui è evidente, non puoi non
immolare la vita se ti offre l’anima con labbro per antipasto.
In
ogni caso da stasera Bordeaux.
domenica 26 giugno 2016
Sfasci
Niente
in testa idoneo sfasci
Così
appaio premura di uno
sgombro
barroccio d’estro
calvo
timo di un
rovescio accorto
catramando
salme vetusto tremito.
mercoledì 15 giugno 2016
Non si ritrovano i bocci vinti del sogno
Distrutto. La buriana consanguinea squassa e sfregia il caglio
bianco di sogni.
Ne cadono a fondo labili, grani lilli di brina, gravi d'un affanno di pena.
Così a te tracimano dagli occhi, nell'ora del guasto calore, le stille;
ma non si raccatta il disilluso, non si ritrovano i bocci vinti del sogno.
Ne cadono a fondo labili, grani lilli di brina, gravi d'un affanno di pena.
Così a te tracimano dagli occhi, nell'ora del guasto calore, le stille;
ma non si raccatta il disilluso, non si ritrovano i bocci vinti del sogno.
sabato 4 giugno 2016
mercoledì 1 giugno 2016
"Il mostro" Monroe
A volte accade. Succede d’imbattersi in qualcosa
di così abbagliante da sembrare
sfuggente .
Be, in questi
casi, pazienti lettori, care lettrici, per
quanto arduo sia il percorso, sottile l'indagine: occorre districarsi tra le ombre, farsi largo tra ingannevoli specchi e distinguere dal falso il vero mentre i pensieri corrono e s’intersecano, mentre mutano forma i sentimenti.
Quello che resta è la verità. Quello che resta, infine, è la poesia.
Quello che resta è la verità. Quello che resta, infine, è la poesia.
La poesia scolpita
da Marilyn Monroe nella sua breve ma sfolgorante parabola esistenziale, non sfugge a questo pensoso indugiare rinnovandosi perpetua infischiandosene
di grati lunari e nonagenarie ricorrenze.
Una fascinazione dietro la quale si nasconde molto
di ciò che vediamo -nostro malgrado- tutti i giorni, giungendo a vo
mitare davanti
alle igieniste sedute in Parlamento in certi casi ornate del titolo di
ministre.
Marilyn, val la pena ricordare, era il nome di
facciata di Norma Jean Baker; una ragazza povera, orfana di padre e quasi di
madre (schizofrenica), che della sua maschera bionda e carica di rossetto
diceva:
«È una sorta di mostro, di Frankenstein...»,
sottintendendo con ciò la sua assoluta sudditanza al personaggio.
Quello che Norma non poteva sapere, allora, era
quanto la sua irrefrenabile smania di fama, e fortuna, sarebbe circolata
decennio dopo decennio fino a diventare uno stereotipo, una preghiera laica
recitata da tutti coloro che inseguono considerazione e grana a qualunque
costo.
In questo senso, i suoi tre matrimoni falliti, le
sue sbornie di sesso in compagnia dei potenti e il ricovero a inizio anni
Sessanta in una clinica psichiatrica newyorkese, sono la sintesi di un suicidio
umano, e professionale, che ancora oggi tiene banco per la sua contemporaneità.
Come altrettanto attuale, nella storia della triste
Marilyn, è il trattamento ricevuto dalla famiglia Kennedy, che dopo averne
apprezzato le qualità carnali ha fatto il possibile per rimuovere questo
capitolo.
Certo, potrebbe dire qualcuno, il recente esempio
berlusconide è di tutt'altra pasta, nel senso che nonno Silvio ha speso di
tasca sua per stuzzicare i fuochi d'artificio che l’hanno strinato di notte.
Ma sarebbe un passo falso, puntare su questo
distinguo: perché se un punto esiste, nella vicenda Marilyn, ancora carico di
attualità, è proprio il modo in cui ha umiliato buona parte di sé concedendosi
per sete di successo.
Non conta, in fondo, come l'uomo di turno abbia
reagito o reagisca a tanta generosità, ricambiandola magari con una pioggia di
monete, o assai meno generosamente con l'invito a levare il disturbo.
Alla fine trionfa l'epica del “ mostro Monroe ": quello, cioè, che divora
un essere umano tenue e disinvolto, (Norma Jean Baker per l’appunto ),e consapevole si deforma condannandosi in automatico
al lento ma inesorabile disfacimento di
qualunque sogno.
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