Ci son persone delle quali nessuno parla perché fanno parte della
vita comune, e dunque hanno il merito di accompagnare con naturalezza gli anni.
Uno di questi si chiamava Fabrizio
Frizzi che del sorriso e il garbo aveva fatto non un marchio catodico ma una
filosofia umana.
Arrivava lui in scena, e già sapevi che
era tempo di cordialità, del rispetto di
tutto e tutti, e di una televisione in bilico tra il vintage e quotidiano.
Un merito, sulla carta, e una gran fortuna
per chi si ritrova a lavorare con un professionista così, ma anche un freno
involontario a esperienze dissonanti.
Frizzi era Frizzi, punto:
regolare, affidabile, scientifico nel
consegnare al pubblico la versione di sé prevista.
Quella vista e stravista a
"L'eredità", ad esempio sol
per stazionare all’ultima fermata terrena dove animava un gioco basato sulle
parole.
Non una stronzata in cui contassero soprattutto ritmo
e casualità, ma una sfida che richiedeva conoscenza spiccia e anche meno di
spiccia.
Impossibile, categoricamente, nascondere
la propria ignoranza:
il viaggio che dalla domanda portava
alla risposta al solito selciato di cronaca,
storia, geografia e mill’altre curiosità apprezzabili.
Il tutto condito con barlumi d'intuito e
velocità d'esecuzione che Frizzi premiava come dovrebbe avvenire ovunque;
complimentandosi, senza fretta.
Dopodiché accadeva pure che in questa
culla baciata da video-serenità irrompesse l'imprevisto, nel senso di un concorrente che
sparigliava il clima e alla domanda basica «Qual è la città ligure famosa per i
fiori e le canzoni?» risponde con un'asinevole «Genova» al posto di Sanremo;
oppure, ancora, capitava che un altro
aspirante campione collocasse con
disinvoltura il Monte Bianco in Sardegna;
o anche - ancora ancora - avveniva che
lo stesso Frizzi, nel macinare parole su parole inciampasse in piazza dei
Miracoli e la posizionasse non a Pisa ma a Siena.
Abbastanza perché lo studio, lo stesso
Frizzi e gli spettatori divanati domestici, venissero travolti da stupore.
Brividi di un istante, fiammate presto
riassorbite dalla calda normalità.
M’ha stupito e sconcertato il cordoglio
di quest’ore.
Ma forse, la pira avvampante del lutto presente sta tutta in quella placida
impressione ditata poc’anzi ::
calda normalità d’antico garbo vespertino Fabrizio Frizzi faceva la differenza .
A volte accade. Anche in televisione
Che dire, un grande. Sempre garbato, mai volgare e mai superiore ai concorrenti.
RispondiEliminaUno di casa per davvero, e soprattutto uno che la tv l'ha fatta in ogni forma partendo dalla gavetta.
La tv che ci piace.
Moz-
Condivido Moz. L'ultimo esponente d'una tv casalinga e non caciarona. Un abbraccione.
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