sabato 21 maggio 2011

Come un cavallo sbucato da un corral


Ora la chiamano “motoria”, ma per me è sempre stata solo ginnastica.
Se mi avessero detto “Raffaello, oggi si va a motoria” avrei risposto che non avevo la patente.
Ora che sono uno studente universitario non faccio più “motoria” o meglio ginnastica, o meglio ancora “educazione fisica” come si chiama adesso. Oh mio Dio non ricordo. Appena finisco qui, lo chiedo a mia sorella.
Ginnastica comunque mi piaceva molto. Era la parte anarchica dell’anno scolastico. Un intervallo lungo un’ora,(due se il professore successivo non c’era è non sapevano dove altro portarci) pieno di deliziose tentazioni, alle quali mi guardavo bene dal resistere. Io ero(lo sono tuttora) un indisciplinato cronico, una scheggia sempre in movimento. Correvo quando dovevo saltare, saltavo quando dovevo correre, scoprivo le coetanee in calzoncini corti. Il professore, impassibile, assisteva. In vita mia non ho mai conosciuto nessuno che sappia assistere come un professore di ginnastica. Non era passività, né pigrizia. Era, invece, un invidiabile atteggiamento da bonzo, un’atarassia ministeriale, una forma di contemplazione. Non so da dove venisse, quel distacco. Credo che il mio professore di ginnastica delle medie, tal G.M.P., fosse, a suo modo un filosofo. Fu lui a darmi fiducia per primo quando nessuno avrebbe scommesso una lira ( pardon, un euro) sul mio recupero fisico e per questo non lo dimenticherò mai. Aveva capito che io ero come un cavallo sbucato da un corral: inutile fermarlo. Meglio lasciar correre e lasciarmi correre.
E, perbacco io correvo e giocavo a calcio ( o, almeno tentavo di farlo) sul prato spelacchiato di una palestra nei dintorni di una caserma dei vigili del fuoco. Grande invenzione, i prati spelacchiati. Ci si possono fare molte cose, mentre i luoghi attrezzati consentono di fare solo ciò che permettono gli attrezzi. Io e i miei compagni segnavamo le porte con i maglioni e avevamo la traversa convenzionale. I ragazzi nati a cavallo degli anni Ottanta (io sono nato nell’82),sanno riconoscere un tiro all’incrocio dei pali senza incrocio, e senza pali. Io poi, ne potrei discutere con competenza.
Oggi che siamo a pochi giorni dal termine dell’anno scolastico, e della mia esperienza accademica ho l’impressione, siano cambiate molte cose.
I professori sono più preparati e sanno di fisiologia. Forse la conosceva anche il buon vecchio professor P., ma si guardava bene dal lasciarlo capire. Oggi molti offrono “corsi di mantenimento” in palestra. Dopo 16 anni, ancora non ho capito se il mantenimento e degli istruttori (economico, dunque), oppure delle clienti (fisico, perciò). Potrei chiederlo a M. ma dubito che risponderebbe a questa domanda. Immagino che questa molteplice attività sia consentita, e in ogni caso non la considero una colpa. Forse è questa varietà d’interessi che, nel corso della storia, ha reso i professori di ginnastica tanto rilassati, disinvolti e benvoluti. Ogni cittadino italiano potrebbe raccontare qualcosa in materia. Io l’ho appena fatto. Ho parlato del mio professore d’educazione fisica G.M. P., uno dei pochi che, quando ero “infortunato” ha avuto il coraggio di avere a che fare con me: indisciplinato, ipereccitato, impacciato, oserei dire imbranato.
Eppure mi ha consentito di diventare grande.
O, almeno, non ha fatto nulla per impedirlo.

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