lunedì 26 marzo 2012

La notte di Alessandro Del Piero


Domenica 25 marzo 2012. La prima con l’ora legale. Un’ora in più di veglia per tutti. Un’ora e qualcosa in più perché gli spettatori di Juventus – Inter gioissero per un’altra magia. La numero 206 di Alessandro Del Piero con la maglia bianconera utile a ingrassare gli almanacchi e a ricacciare indietro lo spettro dell’addio.
E’ stato un incantesimo carico di sorrisi e commozione, di gesti crudi da campo di calcio abbinati a una dolcezza indimenticabile .
Ma prima dell'epifania finale. ecco la partita l'altra, quella che un tempo valeva lo scudetto e ora solo tre miseri punti cui s'annodano ambizioni tricolori, motivazioni da ritrovare, velleità varie e disparate.
Le squadre che si fronteggiano a viso aperto entrambe consapevoli che la gioia dell’una, dipenderà da un errore dell’altra, la paura di sprofondare degli interisti, lo sguardo fiero di Antonio Conte e la sua sicurezza inalterata per tutti i novanta minuti di gioco irrobustita dalla consapevolezza che con quei tre davanti (Matri, Pepe, Vucinic), qualcosa di bellissimo può sempre accadere.
In mezzo, un primo tempo in cui la dignità interista ha sbattuto contro un Buffon versione Ed Wanner. Solo rammarico per gli interisti quindi, spazzati via da uno che (Martin Caceres), non c’era, non ci doveva essere ed invece eccolo lì a svettare più in alto di tutti a timbrare un’altra volta il cartellino pesante proprio contro quei lombardi che del cartellino hanno fatto una religione sacra e santa.
In mezzo a questo stacanovista del gol in salsa lombarda (l’uruguagio aveva segnato una doppietta in Coppa Italia anche al Milan), i balbettii di un vecchio Principe (Milito) spodestato troppo presto dal rango di re ora costretto a mendicar palloni da chi (Forlan,) non sa più cosa farsene.
Ed alla fine ecco chi la partita l’ha giocata e vinta per davvero. Alessandro Del Piero entrato dalla panchina ancora una volta, uscito dalla ghiacciaia come un prosecco qualunque a ricordare che in fondo, ma non troppo, qualche bollicina nel suo serbatoio c’è rimasta e ubriaca ancora tutti: tifosi e avversari.
Solo in alto, sulle tribune che contano, nelle stanze dei bottoni il veneto non incanta più.
In certi casi, Il coraggio umano non vale, il talento del campione non basta. Soprattutto chi dovrebbe desiderarlo non lo vuole più.
Ma lui davanti alle telecamere sogghigna, evita, scarta, disorienta quella domanda come fosse un difensore qualunque e allora non puoi non pensare che il giorno dell’addio è ancora lontano, è un’altra porta (quella del Napoli magari), è vicina.
Non puoi non pensare a quel minuto in cui una notte qualunque è diventata la sua notte e in un colpo solo in un abbraccio universale che solo gli amici veri e i campioni autentici sanno offrire, la notte di tutti quelli che l’hanno applaudito. Ancora una volta.
Con orgoglio, grazie Ale!!!

2 commenti:

  1. Del Piero è il calcio nella sua parte migliore.

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  2. Già Primo e io già piango al pensiero di non vederlo in maglia bianconera l'anno prossimo...

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