giovedì 22 marzo 2012

Un invito alla letttura molto speciale ;Il Silenzio Assordante di Luca Rota prima parte)


A ferire il silenzio che ci opprime, è rimasta solo la parola.

Tante son quelle che hanno accompagnato e contraddistinto l’amicizia tra Luca e me alleggerite da frequenti metafore calcistiche.

Logico, naturale, persino giusto questa, compaia anche qui.

Se Luca fosse stato un calciatore, son pronto a scommettere avrebbe avuto i capelli lunghi, i calzettoni abbassati, una sfrenata propensione al dribbling e una fascinosa inclinazione al passaggio d’esterno e giusto per non farsi mancare niente e colorare con un po’ di romanticismo lo spartito monocorde dell’esistenza, uno sguardo languido di quelli che colpiscono subito le ragazzine e attizzano le donne.

Ad una prima occhiata, è questa la nota che caratterizza molte liriche di questo libro cupo, amaro, sotterraneo.

Qualcuno si offenderà se non ho ancora usato la parola “poesia”. Ma l’ho fatto di proposito e ne vado fiero.

Perché?

Perché questo non è un libro di liriche, o almeno non solo. Qui risiede infatti, il tentativo di un dialogo interiore. La pausa di un giovane leone ferito dall’esistenza che tenta di ritrovarsi e come tutti i giovani d’oggi deve cercarsi a lungo sconvolto com’è da tutte le cose cui nonostante tutto non ha saputo rinunciare: l’amore, la musica, l’arte.

Sono palpiti di vita i versi di Luca tanto forti quanto contrastanti come le emozioni che esprimono: quotidiane ma anarchiche allo stesso tempo perché tese alla ricerca d’uno spazio d’autenticità irrintracciabile agli occhi della gente comune eppur presente nei carmi di Luca dove non esiste il verso disteso, l’ accuratezza del verso lungo, la ricercatezza stilistica e la rima. Anzi se quest’ultima c’è, è solo è solo un mero incidente di percorso. Non c’è scialo verbale, qui dentro ma un utilizzo sano e consapevole delle parole sciolte ad un ritmo breve cadenzato e sommesso.

Una brevità che sembra fotografare la voglia da parte dell’Autore di disfarsi di quelle sensazioni di solitudine e afonia interiore che caratterizzano molte delle sue liriche anche a costo di frantumarle anche se i temi a cui esse sono associate sono d’assoluto rilievo: sono piaghe, sfregi, colpi di coda del Destino o colpi di genio dell’Artista, sono dispacci dall’interno. Un interno raccontato con disarmante semplicità.

Sta in questo la poesia del Silenzio assordante di Luca Rota.

Nella nudità vi è l’autenticità.

Un’autenticità espressa in poesie (ora si può dire), ruvide, irregolari e angosciose. Eppur poesie.

Semmai non condivido coloro i quali mortificando la purezza individuale d'ognuno, si sbizzarriscono a trovar modelli o punti di riferimento.

Qui, in questo caso è assurdo affaticarsi nel trovar scie comuni o parentele d’accatto.

L’unico riferimento di Luca è se stesso. Le parole che troverete racchiuse in questo libello sono farina del suo sacco. Stille del suo sangue.

In molti oggi s’attardano sul viale della Poesia scambiandosi vanitose occhiate d’intesa fra di loro esercitandosi a mostrar la loro abilità con truffaldina maestria.

In mezzo a loro il buon Luca, credo costituisca una splendida eccezione perché non lo vedrete mai sbracciarsi e sgomitare alla ricerca di un riflettore. Anzi vi dirò: potreste rimaner sorpresi dal notare come il Luca uomo sia diverso dal Luca poeta.

Quello. (l’uomo), una testa e due mani pronte ad aiutare chi ha più bisogno, questo (il poeta), un innamorato della parola che ha imparato con il tempo ad usarla con cura pur di raccontarsi e farsi del male, illuminarsi e oscurarsi.

Luca da due anni è presidente di un’associazione di volontariato molto radicata nel proprio territorio d’appartenenza.

Da quello che mi racconta, intuisco che è un bravo presidente, pronto al dialogo come allo scontro consapevole che la cosa più bella nella vita, è vivere nel rispetto degli altri, senza rinunciare a se stesso.

Per raccontarvi di sé, a seconda di come gli va, Luca, può prendere una penna, un pennello, o il suo amato basso e farvi compagnia con i suoi dolori e le sue speranze.

Io ve l’ho presentato per come lo conosco: un ragazzo dallo sguardo languido e il cuore sensibile.

Ora tocca a voi conoscerlo. Proprio attraverso queste poesie. Buon viaggio dunque e per favore rispettate il suo sguardo e se potete, prendetevi cura del suo cuore.

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