domenica 15 novembre 2015

Libertà



Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia perché chi ha il cuore vuoto, ha la bocca che trabocca. Come Karl Kraus, una delle penne più intense e pungenti dell'inizio del secolo scorso, scriveva, così bisognerebbe fare. Riflettere, in silenzio. Che vale più di mille parole, in questo oceano di dolore che si è spalancato dalla porta accanto. Parigi è la    nostra Firenze, è il piccolo borgo in Calabria, è il paese sulle colline d'Irlanda, la casetta bianca con le finestre azzurro mediterraneo a picco sulle scogliere della Grecia. Parigi è l'Occidente, Parigi siamo noi. Colpiti, atterriti. Pieni di rabbia che non può e non deve diventare odio. Che non deve fermarci. Che non deve impedirci di tornare, in quel ristorante all'angolo della via, con una candela e con la nostra sospirata amata davanti. A quel concerto per cui, magari diciottenni, forse cinquantenni, da tempo contavamo i giorni sul calendario. In quella piazza, De La Republique, quindi di tutti. E che nessuno ci può togliere. In quello stadio, poi. Che è lo Stade de France, ma che potrebbe essere lo stadio di ogni luogo, città, paese. La paura t'immobilizza e ti ferma, ti lascia di stucco. Adesso, dopo quel silenzio, è giusto trasformare la rabbia in qualcosa di giusto. Nella normalità. Così, seppur possa sembrare paradossale, è giusto non fermarsi, andare avanti. Continuare a sognare, a discutere “prima” e non “dopo”, affinché quella libertà non ci venga strappata ma solo soffocata.

Perché più forte di tutto il sangue, gli spari e la  violenza resiste il sogno.

Fanno bene a sognare tutti. A vivere. La paura è umana, l'odio è disumano.  La vita è passione e quello dovrebbe restare, sebbene sfoci pure in frange e frangenti che con le parole amore e sogni hanno poco a che fare. La tragica notte di Parigi non può restare impunita ma, al contempo, neppure essere goccia che fa traboccare un oceano di rabbia. Dobbiamo avere, tutti, la forza per andare avanti. Per vivere delle cose di ogni giorno,  anche di quelle che stanno provando a portarci via e  che  comunque ci portano avanti, come lo scrigno di desideri che sempre schiudiamo, chiamata   LIBERTA’.

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