Caro Lucio per me sei bianconero.
Una mistica provvista, di quelle che ogni tanto
tornano improvvise a risuonare per caso dalla conchiglia di una vecchia radio.
Eppure un tempo dicono, eri un fare e disfare il
domani – reggente il gomitolo del tempo di tutti dipanandone alacre i
fili.
Ora quei capi come prede in un carniere pendono
inerti, altre matasse hanno annodato.
I rappettari esibi
scono perfida abbondanza.
I Ferragnez hanno figliato e coniugato chissà in quale
lingua, quanti verbi.
E tu resti lì Lucio nel bianconero orante che ti sei
scelto dimora eterna
Una musica che suona nell’aria, una musica che non
riesco a udire e la TV trasmette in radi flashback:
questo tu sei adesso e non so comprendere se i tuoi
accordi ritmano in minore. Se sei felice da quel lassù stretto in foulard
eccentrici e sorrisi scansi.
Come lucertola sei sfuggita, neppure la tua coda tra
le dita stanche sono riuscito a trattenere, nemmeno la tua tana ho ritrovato.
Traviata dalla
mazza Panella ha gemmato solipsistiche eufonie, restie tarme.
Così rimango sordo ad ascoltare la canzone che non
parla di te, immerso in un sole ormai stinto cieco ad osservare l’ombra di una
lucertola che neanche c’è.
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