martedì 27 marzo 2018

La calda normalità di Fabrizio Frizzi

Ci son persone  delle  quali nessuno parla perché fanno parte della vita comune, e dunque hanno il merito di accompagnare con naturalezza gli anni.
Uno di questi si chiamava Fabrizio Frizzi che del sorriso e il garbo aveva fatto non un marchio catodico ma una filosofia umana.
Arrivava lui in scena, e già sapevi che era  tempo di cordialità, del rispetto di tutto e tutti, e di una televisione in bilico tra il vintage e quotidiano.
Un merito, sulla carta, e una gran fortuna per chi si ritrova a lavorare con un professionista così, ma anche un freno involontario a esperienze dissonanti.
Frizzi era Frizzi, punto:
regolare, affidabile, scientifico nel consegnare al pubblico la versione di sé prevista.
Quella vista e stravista a "L'eredità",  ad esempio sol per stazionare all’ultima fermata terrena dove animava un gioco basato sulle parole.
Non una  stronzata in cui contassero soprattutto ritmo e casualità, ma una sfida che richiedeva conoscenza spiccia e anche meno di spiccia.
Impossibile, categoricamente, nascondere la propria ignoranza:
il viaggio che dalla domanda portava alla risposta al solito  selciato di cronaca, storia, geografia e mill’altre curiosità apprezzabili.
Il tutto condito con barlumi d'intuito e velocità d'esecuzione che Frizzi premiava come dovrebbe avvenire ovunque;
complimentandosi, senza fretta.
Dopodiché accadeva pure che in questa culla baciata da video-serenità irrompesse  l'imprevisto, nel senso di un concorrente che sparigliava il clima e alla domanda basica «Qual è la città ligure famosa per i fiori e le canzoni?» risponde con un'asinevole «Genova» al posto di Sanremo;
oppure, ancora, capitava che un altro aspirante campione collocasse  con disinvoltura il Monte Bianco in Sardegna;
o anche - ancora ancora - avveniva che lo stesso Frizzi, nel macinare parole su parole inciampasse in piazza dei Miracoli e la posizionasse non a Pisa ma a Siena.
Abbastanza perché lo studio, lo stesso Frizzi e gli spettatori divanati domestici, venissero travolti da stupore.
Brividi di un istante, fiammate presto riassorbite dalla calda normalità.
M’ha stupito e sconcertato il cordoglio di quest’ore.
Ma forse, la pira avvampante del  lutto presente sta tutta in quella placida impressione ditata poc’anzi ::
 calda normalità  d’antico garbo  vespertino  Fabrizio Frizzi  faceva la differenza .
A volte accade. Anche in televisione


sabato 10 marzo 2018

Sharon Stone del riverbero




Accavallare acumi convinti
Di domare l’umano confondersi
Sharon  Stone del riverbero
Incauto delle mezze stagioni
Sverna nella scansia
delle topiche varianti
incantato da una virgola
lo scrittore  cupido di scoprirla in fallo
padrone del comune senso del pudore
Il ludibrio spare al cospetto
Di un carcame di sogno
L’attrito ha generato
Cadaveri pulsanti d’identità plurime
Come questa parola natante
 Su oblò  indifferenti se la luna
sia o no un croissant farcito al miele
nelle fauci caduche di squarci crepuscolari.