Abbiamo perduto il tuo cuore per la strada come un fiore di campagna reciso
dalla lama dell'erpice. Ognuno si scuote oggi al fremito del tuo nome
ma tu ormai non ci sei piu.' partita con la voce tremante di un precorso addio.
La tua assenza urla nel nostro vuoto, battendo frasi piene di ricordi
sulla tastiera triste della brezza di maggio, riecheggiando afona nella stanza
deserta.
domenica 26 maggio 2013
lunedì 20 maggio 2013
L'Italia oggi e' bianconera
Commoventi
le lacrime di Buffon sul prato dello Juventus Stadium mentre portava
in giro il suo scudetto e i suoi ricordi. Un uomo, sottolineo non
solo un calciatore. Che ha voluto, costruito e meritato quanto ha
ottenuto. Luigino Buffon ha attraversato l’inferno, e i tifosi
bianconeri con lui.
Oggi
son svuotati e afoni. Gridare “Siamo Noi Siamo noi i campioni
dell’Italia siamo noi fino alle quattro del mattino per i vicoli di
un paese lascia tracce indelebili nella psiche e sulle corde vocali
di giovani laboriosi e sbigottiti da qualcosa di straordinario.
Scrivo
queste righe in un bar che sembra la riproposizione in chiave
casalinga del Rocky Horror Picture Show circondato da zombie che
forse conoscono anche la canzone loro dedicata dai Cranberries all’alba
degli Anni Novanta e invece intonano Juve storia di un grande amore e
capisco che son zombie felici e innamorati di una squadra che ancora
una volta non li ha traditi e nemmeno di fronte all’estremo bisogno
di un miserando Palermo ha chinato il caso in segno di resa
prendendosi i tre punti che servivano chiudendo partita e campionato
per la seconda volta consecutiva.
Con
qualche differenza però: l’anno scorso s’è
festeggiata l’abilità di Conte ad aggiustare il tiro in
corso d’opera oggi si celebrano uomini bravi a non smarrirsi anche
quando (complice la squalifica del tecnico leccese) se fosse
accaduto, non sarebbe stato scandaloso.
Ora
si pensa al rafforzamento in vista della prossima campagna europea ma
è lecito chiedersi cosa potranno fare di più
Ibrahimovic e magari Jovetic al posto degli italianissimi Matri e
Quagliarella.
Chi
ha visto giocare insieme Vialli, Ravanelli, Del Piero sa bene che
dimensioni europee a parte, questa squadra non può fare a meno
della sua anima nostrana: del piccolo Giovinco, dell’immenso
Marchisio, di Barzagli e Chiellini bravi quanto Liectsteiner, e
Bendtner, Isla e Anelka (ma sì mettiam dentro pure lui!)
Tutto
questo la dirigenza bianconera lo sa bene. E’ questa è la
certezza più grande che una squadra di calcio può
offrire ai suoi tifosi.
Questo
permette d'aver in rosa anche Vucinic anche quando la sua testa non
c'e' e la sua classe latita.
Gli
Agnelli sono un patrimonio inestimabile della storia di questo Paese.
Forse è per questo che quando in società s’aggiravano
burocrati francesi qualcuno ha storto il naso.
Asamoah,
Pogba e Vidal ,e Pirlo l'han presi loro e se la Juventus oggi puo'
fare il bagno nello champagne e' merito loro.
Qualcuno
di voi accuserà il sottoscritto d’esser troppo di parte:
sbagliato.
La
mia tifosaggine bianconera si limita ad un centinaio di Juve Squadra
Mia un magnifico poster di Andreas Moller e la maglia di Caceres.
Elementi che non cos
tituiscono una prova ma hanno cementato il mio modo romanzesco di percepire e raccontare il calcio. I miei lettori e i miei amici lo sanno bene. E credo, apprezzino. Perche' non ho rinnegato i natii colori quando gli altri sputavano sulla maglia.
tituiscono una prova ma hanno cementato il mio modo romanzesco di percepire e raccontare il calcio. I miei lettori e i miei amici lo sanno bene. E credo, apprezzino. Perche' non ho rinnegato i natii colori quando gli altri sputavano sulla maglia.
Gli
altri vanno. I veri tifosi restano. E rimangono. Rimangono col loro
impasto di ricordi e fantasie a colorare l'Italia. E ' l'Italia,
oggi, e' bianconera.
sabato 18 maggio 2013
Roberto Saviano: una tregua per resistere nel dannato gioco dell'esistenza
Ci sono persone che ti
fanno sentire fieri d'essere su questa Terra.
Persone che contro ogni
ostacolo s'ergono come un macigno, e alle ondate resistono come
scogli; sfidando il vento e il rombo di bufera.
Persone di cui si parla
sempre in punta di fioretto e le braccia larghe in segno di sgomento,
generando sorpresa, incoraggiando emulazione.
Negata in partenza da un soporifero e transitorio amor patrio che quasi sempre scollina in un afflato di baro campanilismo che esce a fatica dai ranghi di un vuoto rimpallarsi di responsabilità che s'annullano quando e' il momento di darsi da fare.'
Perche' in fondo, siamo cormorani che nel grasso petrolio si impaludano, bottiglie che il vortice dei flutti fa girare, giunchi che piegano alla tempesta in cerca di messaggi o di risposte nella coperta dell'oscurita'.
Negata in partenza da un soporifero e transitorio amor patrio che quasi sempre scollina in un afflato di baro campanilismo che esce a fatica dai ranghi di un vuoto rimpallarsi di responsabilità che s'annullano quando e' il momento di darsi da fare.'
Perche' in fondo, siamo cormorani che nel grasso petrolio si impaludano, bottiglie che il vortice dei flutti fa girare, giunchi che piegano alla tempesta in cerca di messaggi o di risposte nella coperta dell'oscurita'.
Ecco perche' spesso e
volentieri si ha bisogno di una lanterna che orienti il cammino e
giustifichi lo sforzo di resistere sotto questo imprecato cielo di
provincia
Questo e' tanto altro e'
stato per me inc
ontrare questa settimana all'universita ' Roberto
Saviano: una tregua per resistere nel dannato gioco dell'esistenza
sapendo di poterlo fare con sensibilita' e finezza.
Ipse dixit.
Parole dolcissime in
tempi asperrimi che non dimentichero' mai che nessuno mi avrebbe mai
rivolto se il professor Nuccio Ordine dimostrando coraggio e lungimiranza non
mi avesse inopinatamente coinvolto.
Chi e' Nuccio Ordine? un
uomo colto, lungo e brizzolato che ha commesso l'impudenza di
volermi bene.
Forse troppo per uno
piccolo come me.
Ma chi lo sa, forse, si
diventa grandi anche cosi'...
domenica 12 maggio 2013
La madre
LA MADRE
E il cuore quando d’un ultimo battitoAvrà fatto cadere il muro d’ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua di fronte all’Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro.
Giuseppe Ungaretti
(da Sentimento del tempo, 1933)
giovedì 2 maggio 2013
L'importanza di un uomo in mezzo al campo
Nella settimana del tracollo delle spagnole in Coppa Campioni l’influenza iberica domina in campionato. Qui, a conferma di una scarsa incisività degli attaccanti, sono i centrocampisti a guadagnarsi la prima pagina consegnando alle proprie squadre la concretezza dei loro traguardi.
In alto,
rafforzando una tendenza cui anche Antonio Conte sembra essersi
adeguato, Marchisio e Vidal si spartiscono i meriti d’aver matato un
Toro dalle corna spuntate. Poco più in basso, il Napoli furoreggia senza
il suo Matador sfoderando centrocampisti dal tiro secco e mortifero; la
Fiorentina crema e imbalsama ogni avversario con la poesia delle sue
verticalizzazioni.
L’Udinese
continua a sfornare saranno famosi che diverranno star strapagate. Di
contro, i bomber stentano (Klose) e sbuffano (Rocchi).
Cosa sta accadendo? Nulla se non la solita storia. I piedi di molti calpestano i cervelli di tutti e li raccontano meglio d’alcuni.
Spiego meglio: il calcio italiano, così
come il Paese, non ha bisogno di zucconi primedonne. Invoca geometrie e
passaggi corti. La palla lunga non serve più.
Prendete il Palermo. Avrebbe Boselli:
gli basta Ilicic. Ergo la vita è difficile: se non hai qualcuno in grado
di spianarti la strada tutto è più complicato.
Dove sarebbe la Juve senza le
illuminazioni di Pirlo? Da nessuna parte. Anche perché un totem lì in
mezzo ci vuole sempre. Brilla e dà sicurezza.
Prendete l’Inter. In mezzo ha Kovacic.
Diciotto anni. Un’età da neopatentato incline agli incidenti di
percorso: non può né poteva guidare un’architettura complessa come
l’Inter. Un azzardo che gli ambrosiani han pagato più che gli infortuni.
Se n’è andato in infermeria anche l’eterno Zanetti, ma solo in
apparenza: la sua scia rimarrà chiara nei ricordi di tutti noi. Non la
dimenticheremo.
Così come indimenticabile resterà
comunque la rincorsa del Siena che ieri, stanco di un’infinita salita,
ha ceduto sotto i colpi di una Roma bellissima davanti, ma inquietante
dietro. Come molte persone cui uno sprazzo di saggezza e buongusto non
guasterebbe.
L’Italia tutta s’attrezzi. Le squadre di calcio come avete letto, stan già provvedendo.
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