venerdì 20 maggio 2016

Natura morta

Governare schivi artifici alfine guarnire la natura morta  incerata fissa in un cappio in gola.

Memoria rasa un’importanza repressa in un sospeso proposito.

lunedì 16 maggio 2016

Pagellone di fine campionato


Ad un calcio che accantona in fretta  i suoi protagonisti, consegno questi esiti. Atti d’amore a una passione sempre accesa cercando  di scavallare il semplice dato sportivo incuneandosi deciso in una parabola umana di cui il provvido rotolare di una sfera a scacchi è  diretta e spontanea conseguenza. Anche queste righe  in fondo.
Atalanta Voto 5
Quando salvarsi, non vuol dire gioire. Perché la Dea poteva e doveva fare di più. Ha vivacchiato invece pigra nella mediocrità incipiente senza rischiare  più di tanto ma neanche stupire troppo .
Bologna Voto 6
Ci ha messo un po’ a disfarsi del torpido Delio Rossi di questi ultimi tempi affidandosi alla calma zen di Roberto Donadoni. Quella adatta a conservare la massima serie senza particolari patemi. Ad un certo punto le folate di Giaccherini  e Mounier avevano illuso traguardi più  ambiziosi. Ma recedere dall’abisso era più importante  e alla fine son  tutti contenti.
Carpi Voto 5
Quando la riconoscenza giunge al masochismo, si hanno annate così. Insistere tanto e troppo su Jerry Mbakogu chiaramente inadeguato a siffatti palcoscenici, ha tolto speranze e massima serie ad una squadra che, al contrario d’altre (Palermo e Sampdoria su tutte) l’avrebbe meritata intera. Si prende solo gli applausi invece  e non bastano.
Chievo Verona Voto 7
Meraviglioso. Il riflesso spettacolare di un calcio italiano  modesto. Una congrega di vecchietti intramontabili e orgogliosi. Si sbarazza senza isterismi in inverno di Paloschi e scommette sulla primavera di  Inglese. Non basta ripropone  l’ autunnale Pellissier fidando delle intuizioni di Birsa e poi l’incerottato ma splendente Pepe.  Nomi sottovalutati e ingrigiti del nostro calcio che Rolando Maran fa rendere al meglio.  Andare altrove è legittimo ora  ma il Chievo non merita tentennamenti. Rolando: attento a come ti muovi. Il tuo paradiso in fondo, già l’hai.
Empoli Voto 6,5
Lo ammetto: avevo dei dubbi. Non tanto sulla squadra che c’era tutta. Ma l’allenatore scelto  a sostituire Sarri proprio non mi convinceva.  Depresso atomo di un calcio schizoide Marco Giampaolo non inventa nulla e si tiene la A. Adesso per lui si parla di Milan. Forse troppo per uno come lui  così di sinistra e tanto  introverso.  Ma far carriera forse, significa anche, tradire se stessi indossando sorrisi e uniformi non confacenti.

Fiorentina Voto 6,5
Paulo Sousa piace. Cortese, educato, sa le lingue e fa giocar bene la sua squadra. Cosa desiderare di più ?Ad un certo punto s’è sognato lo scudetto. Poi il buio e un mercato di gennaio incomprensibile e ingolfante automatismi fino a quel momento perfetti.  Balza agli occhi un calcio speciale e lungimirante però e tanto basta a meritarsi la conferma.
Frosinone Voto 5
Avevano cominciato da 3 chiudono a 5. Comprenderete quindi la bontà del progresso. In mezzo un campionato ruspante e dignitoso in cui il Frosinone non ha mai dato l’impressione di credere nella salvezza ma ha meritato ogni singolo punto pur penalizzata da arbitraggi quantomeno discutibili. Stellone
è bravo a non perdere mai la testa puntando su un 4 -4- 2 scolastico e netto. Nessun degli elementi in rosa rivedremo tanto presto in serie A. Tuttavia su Dionisi io un pensierino lo farei. Per intenderci: l’avesse avuto il Carpi a quest’ora son convinto sarebbe ancora in serie A


Genoa Voto 6
Parafrasando il titolo di una canzone di Johnny Dorelli del 1968, il Genoa è una farfalla impazzita. Allestisce sempre sul mercato estivo  squadre al limite del credibile. Si ritrova  in primavera capitali sbalorditivi. Pavoletti e tanto altro. Gasperini in fondo. E' lui il factotum di tanto visibilio. Assurdo metterlo alla porta.  Juric in fondo, è poco più che un esordiente.
Hellas Verona Voto 3
Assurdo. Passare dalla gloria alla polvere in così poco tempo.  Con una squadra di quel tipo. Con nomi e cognomi tanto altisonanti. Al contrario di Carpi e Frosinone l’Hellas risalirà presto.  Ma lo sconcerto rimane e da fastidio.
Inter Voto 5
Il 6 l’avevo conservato per il terzo posto. Non è arrivato e l’Inter resta qualcosa d’incompiuto.  Mancini ha avuto tutto l’ottenibile  ma s’è lasciato divorar presto dalla sua megalomania. Poteva tracciare un solco importante nella mutazione della figura dell’allenatore in manager. Ha vagito penuria tutto il tempo dimostrando semmai a chi l’ha italianizzato che Eder non è un campione  e l’Inter di lui poteva benissimo fare a meno.
Ora si deve ripartire ma se la proprietà è instabile qualsiasi passo, è difficile.
Juventus Voto 9
Mettiamola così: il campionato italiano è scarso. La Juventus ha voluto allora vivacizzarlo favorendo un interessante altalena. Poi s’è stufata e ha cominciato a giocare disintegrando tutti. Record e avversari mettendo in mostra  un Allegri versione Hulk e un Dybala ad altezza Tevez. Tanta roba, quinto scudetto consecutivo e una finale di Coppa Italia contro quel che resta del Milan. Così tanto per mettere qualcosa in bacheca. Unico rammarico la Champions. Ma c’è tempo per rimediare.
Lazio Voto 4
Non è riuscita in niente la squadra di Lotito.  Chiamatelo contrappasso dopo le odiose considerazioni telefoniche contro Carpi e Frosinone . Ad aver fatto ridere è la sua squadra mai competitiva per i quartieri alti ha nicchiato in un imbelle limbo di modestia e rancore. Ora il pentito Claudio cerca di convertire il cileno Sampaoli alla sua latina moralità ma Formello non è Damasco e Simone Inzaghi a mio avviso, merita una possibilità.
Milan Voto 4

Lo ammetto: i modi spicci e definitivi di Sinisa Mihajlovic mi avevano  ingannato.  Pensavo il serbo riuscisse a riportare il Milan nelle posizioni che contano . Ha finito per esaurirsi lui invece inseguendo le chimere berlusconiane di bel giuoco e dominio dell’avversario. Il 4 è tutto per Silvio invero. La squadra è sempre stata mediocre e apparte Bonaventura e Niang nessuno s’è elevato più di tanto. Perché loro e non Romagnoli, Bertolacci, Bacca? Perché una squadra per svoltare ha bisogno di ritmo e appartenenza. Quello che i tre colpi di mercato rossonero non han mai impresso alle loro prestazioni contribuendo altresì ad un’altra stagione anonima. Adesso arriveranno i cinesi. Ma non è con gli yen (Sassuolo insegna Inter dimostra) che si vincono i campionati.

Napoli Voto 8
Trentasei reti non nascono dal caso. E se Gonzalo Higuaìn ha potuto consacrarsi e demolire il record di Nordahl lo deve tanto e tutto al suo allenatore. Maurizio Sarri : la replica autentica e genuina ad un calcio fatuo e superficiale. Uno di cui mi fregio d’aver assistito persino alle sue  conferenze stampa foriere di realismo e impegno, sudore e  fatica. Figlia di schemi mandati a memoria e un 4- 3- 3 fantastico che ha esaltato tutti. Da Callejon a  Insigne ,Jorginho, Allan, e  Albiol ,Koulibaly centrando la qualificazione alla Champions al primo colpo. Niente male dopo le illusioni iberiche di Rafa Benitez.
Ora si parla di lui come novello Sacchi. Niente di più errato. Sacchi era un maniaco freddo e affilato. Sarri  un serial killer colto e disponibile. In un calcio di veline e selfie quel che serviva a ricordarci che il calcio è prima di tutto un gioco.

Palermo Voto 4
Inconcepibile incassare 40 milioni dalla cessione di Paulo Dybala e non investirli affatto. Legittimo poi, soffrire fino all’ultimo resistendo a epurazioni, ammutinamenti, combine, paracadute federali.  Paradossale salvarsi con gli acuti di quelli che la follia presidenziale aveva messo alla porta.  Palermo merita rispetto e se è ancora in serie A, lo deve all’altrui debolezza. Non ad  altro.

Roma Voto 6,5
Dopo i botti estivi ci si aspettava ben altro. La squadra invece s’è presto involuta avvitandosi in situazioni ben al di sotto del suo reale prestigio. Esemplare in proposito, quanto accaduto a Edin Dzeko prima osannato e poi ripudiato in men di un secondo. In mezzo un cambio di allenatore (da Garcia a Spalletti), un Totti prima accantonato e poi di nuovo decisivo e la sensazione che questa squadra non crescerà mai davvero. Qualificazione ai preliminari di Champions? Minimo sindacale.


Sampdoria Voto 4
Finito il cabaret, rimane solo un demenziale B- movie. Questa purtroppo la Sampdoria di Massimo Ferrero.  La squadra di suo, non è male ma gli elementi non collimano e l’impasto è avulso da una direzione precisa raffazzonandosi inconsistente. Il riferimento non è a Cassano ma perché esonerare Zenga? Perché? Montella è parso più un grato turista e la Sampdoria un viandante anonimo  di una stagione da dimenticare.
Sassuolo Voto 8
Straordinario.   Il presidente Squinzi dichiara spesso tra il serio e faceto che un giorno gli piacerebbe vincere il campionato.  Sapete cosa vi dico ? Comincio a credergli.  Intanto quest’anno sarà meritata Coppa Uefa conquistata privilegiando il fatto in casa restaurando Acerbi e scovando Pellegrini, Politano, Falcinelli. Scommettiamo molti di questi saran ai prossimi Mondiali?
Torino Voto 5
Peccato. Doveva far di più. Non ha brillato invece accontentandosi di una stiracchiata permanenza. Ventura merita la Nazionale e Belotti gli Europei ma un altro anno così sarebbe triste da passare.
Udinese Voto 4
Il nuovo stadio meritava un atteggiamento e una squadra migliore. Il gol di Thereau alla prima giornata contro la pluriscudettata Juventus ha illuso tutti impedendo alla squadra di crescere. Se a questo s’aggiunge mettere in discussione i leader dello spogliatoio (Domizzi, Pinzi, Di Natale), la frittata è bella che servita.
Peccato. Antonio Di Natale meritava ben altro congedo.
La scia di un sogno tutto da inventare.

sabato 14 maggio 2016

Juventus - Sampdoria :una serena sgambata verso un radioso futuro

Juventus  - Sampdoria è stata quella che doveva essere: una serena sgambata verso un radioso futuro.
Novanta minuti per rodare gli schemi in vista della finale di Coppa Italia e rendersi conto che persino Hernanes in una squadra che corre può fare bene.
Per il resto è ancora e sempre l’argentino Paulo Dybala a prendersi la scena insieme all’apriscatole odierno il francese Patrice Evra mai come quest’anno decisivo per le sorti della sua squadra in campo e fuori a suturare le crepe insieme a Barzagli, Buffon, Bonucci Chiellini di una rivoluzione difficile in cui è stata la forza del gruppo a primeggiare e a dare le ali al prodigio argentino Dybala.
Non c’èe non c'è stato  solo lui ovvio. Ci sono e ci sono stati  Mandzukic, Morata, Zaza bravi a girare attorno all’astro nascente e aprire un nuovo ciclo che sabato s’assieperà festante attorno alla Coppa Italia. L’undicesima della sua straordinaria avventura che annovererà ancora per un altro anno  l’aureo Paul Pogba.
Che dite? Son andato troppo oltre? Affatto probe lettrici    scaramantici lettori: le idee più belle nascono quando si sta facendo tutt’altro. La Juve per intenderci sa solo vincere.
E se nel farlo  tre quarti della difesa titolare va a segno, vuol dire che tutto è possibile.

 E ‘ l’appuntamento con una nuova vittoria è  appena dietro l'angolo. 
Allegri  sipario!!!!
.

martedì 10 maggio 2016

Così rimane Corona

Accidenti che imbarazzo, che angoscia, che disperazione, che sconforto, e che incontenibile sensazione che l' impudenza risulti sempre a galla, durando sdentata e  tracagnotta  alle onte del tempo.
Terribile, dopo tanti anni, ritrovarsi davanti al "Maurizio Costanzo Show" e arrendersi all'evidenza del vecchio che    non demorde e nel vuoto postmoderno occupa superfici e seguiti.
Cos'altro è, il 7 e oltre per cento di share, se non la conferma che il pubblico - un certo immarcescibile tipo di pubblico - apprezza l'incrocio tra l'antico e l'evitabile?
Inutile, in fondo, ricoprire di critiche Costanzo e la Loggia CG (quella trasversale del Cattivo Gusto).
Questa volta la (ver)gogna grava su chi da casa non si ribella premendo compatta il tasto quattro del telecomando. Non è ammissibile e tollerabile, l’ostinazione con cui Costanzo bracca il peggio – onorando Fabrizio Corona , perché racconti la sua difficile storia -.
Sepolta dall’avvio, da maleducazione e strepiti.
E basta!
Perché accettare questo mattatoio  viscerale, questo assiduo sdrucciolare verso gli inferi catodici?
Non è - attenzione - un semplice (re)flusso di toni vintage, ma la tracotanza di una tendenza che fa della furberia un feticcio, e che sfrutta la smania dell’ego di turno permettendogli  di inscenare la sua personale sceneggiata.
Avarizie di un film molto amaro.
La notte della tele-repubblica che resuscita dalle sue ceneri, e ribadisce la strategia del gigante Mediaset:
rinunciare in blocco all'ipotesi di un futuro, riciclando i simboli dell'Italia che fu.
In questo caso  Corona. Fabrizio Corona. E la Bonaccorti. E Cecchi Paone. C'era la Boralevi. C'era anche la D'Eusanio. C'erano fior fior di giornalisti. C'era un pubblico micidiale. C'erano gli stacchetti al pianoforte che un tempo eseguiva il mastro Bracardi e oggi non so. C'erano i "consigli per gli acquisti". C'era il celebre sgabello di Costanzo. Ho chiuso gli occhi e li ho riaperti: erano ancora tutti lì. Ho spento la televisione: si è riaccesa da sola. C'era Rudy Zerbi che urlava con Nuzzi che urlava con Cecchi che urlava con la Bonaccorti. L'ho buttata dal sesto piano (la televisione, non la Bonaccorti): un secondo dopo mi hanno bussato alla porta. Era la televisione con dentro Costanzo. Mi fa: "Stai affà la cuvva sudde, eddai". È rientrata. Si è rimessa al suo posto. E allora ho seguito il dibattito più incredibile degli ultimi 424525 anni di talk show.
In pratica la questione era "Corona è vittima del sistema o ha trovato un sistema per risultare vittima?". La cosa agghiacciante è che tutti erano molto seri, come se fosse una questione davvero importante. Mi aspettavo che tra una domanda e l'altra a un certo punto un illuminato in platea alzasse la mano: "Posso chiedere una cosa io?". E Costanzo: "Cettamente può dite que' che je pare". E l'illuminato: "E sticazzi?". Ma non è successo.
A un certo punto Corona ha guardato Paone e gli ha detto "sai cosa ti dico Cecchi?". In quel momento è andato via l'audio. Paone ha lasciato lo studio indignato. La gente ha iniziato a produrre urla belluine. Sembrava un racconto di Ammaniti. Alcune signore che potrebbero avere l'età di mia nonna hanno gridato "Fabbbbrizzzio per me resti un mito!", altri il classico "ha pagato oltre i suoi demeriti povera stella!". Che poi sarà anche vero, ma il fatto è che Corona aveva le guance viola, truccate tipo Clio Make Up. E la Bonaccorti aveva una permanente pazzesca. E la testa di Nuzzi friggeva e brillava ben oltre il Quarto Grado, pareva una casseruola. E tutti urlavano e avevano colori e sguardi strani. Sembrava davvero una scena tratta da "l'Avvocato del Diavolo". Ma senza Keanu Reeves, Al Pacino e Charlize Theron. Quella che una storia difficile  da raccontare l’avrebbe davvero ma tutti la ricordano solo per uno spot della Martini dove le si scuce il vestito lasciando intravvedere un  fondoschiena vecchio di venticinque anni. Troppo  poco forse,
per meritare il brivido di una nuova messa in onda. C'è ancora Costanzo mentre ci penso . In una tv che neutralizza l'illecito.  Così  rimane Corona.  Solo  Corona che a un certo punto dichiara "esiste un archivio Corona di foto, ma lo brucerò" e poi "la droga è la più grave malattia dei giovani!". Che per carità, sarà anche vero, ma pure degli adulti, degli anziani, dei Lanzichenecchi, degli autori Tv e di quelli come me che predicano bene ma alla fine son rimasti incollati a guardare tipo scimmie ammaestrate, orzowei.