lunedì 14 maggio 2018

Juventus : il settimo sigillo

E adesso che son sette consecutivi cosa dire?
Gli scudetti dell’era Conte pien di furia e ferite, eran inaspettati. Quelli a seguire  targati Allegri coccarde dovute a una supremazia tecnica e fisica   troppo evidente.
Questo soddisfa di più però. Tanto.
Trentasei alla faccia dei dietrologi invidiosi e complottisti.
L’immagine che resta è Buffon festante al passo d’addio fra le luci calanti d’una carriera sportiva felice come poche altre
Quest’anno poi, pur in stretta coabitazione col polacco Scezny è stato ancora decisivo.
Perché quest’anno la Juventus ha rischiato .
Se in casa Juve vincere è l’unica cosa che conta, quest’anno contro un Napoli ostinato, punti buttati, rigori sbagliati, s’è fitta qualche crepa nell’impeccabile architettura bianconera.
Ha provato a infilarsi il Napoli col suo gioco al limite della perfezione maniacale.
E’ bastato la Juventus s’affidasse alle freschezza atletica delle sue ali sudam
ericane (il brasiliano Costa e il colombiano Cuadrado) perché il vento della vittoria spirasse ancora in direzione Torino sponda bianconera.
Questo perché il calcio è un romanzo popolare che senza un colpo di genio e uno sforzo di fantasia non può decollare.
La Juventus c’è l’ha fatta, con i suoi uomini più frizzanti, nel modo più emozionante, al termine della giornata più complicata vissuta giocando contro l’avversario d’una vita: l’Inter. Quell’Inter che s’è già presa Asamoah e che l’anno prossimo v’è da scommetterci, sarà di nuovo degna avversaria.
Meglio così. Vittorie, amori, amicizie e traguardi: solo le cose che non valgono nulla costano poco.
Quest’anno però v’è stato il Napoli. Un gioco meraviglioso e un colpo di testa all’ultimo tuffo che rischiava di far saltare il banco.
Niente da fare.  La Juventus, imbarazzata, da improbe intrusioni, e nauseata al pensiero di un capriccioso abdicare, ha saputo reagire. Trasformare una crisi in una festa è una dote. La Juventus c’è l’ha. E’ antipatica perché vince? L’ha sempre fatto e non da ieri.
Tutti tifavano contro la Juventus. Alcuni legittimamente (i napoletani),  altri nostalgicamente, (gli interisti), altri per tradizione (i milanisti). Nulla di male. Nelle fazioni – gruppi – contrade- l’Italia cerca protezione e consolazione. Perché il calcio dovrebbe essere diverso?
Basta saper smettere per tempo, e poi sorridere dei propri infantilismi.
Ma non è stato soltanto il tempo dell’orgoglio ritrovato d’un campionato finalmente incerto fino all’ultimo.
E’ stata anche la stagione agitata di un Paese inquieto. I cambiamenti politici e la precarietà economica, l’umiliazione di un Mondiale senza Italia, e degli italiani che accoltellano un inglese, l’inopinata scomparsa di Astori, la confusione e il senso d’insicurezza (per una badante irregolare, per un ponte crollato, una strada dissesta), han portato molti italiani a trasferire sul calcio tante, troppe aspettative: serenità, orgoglio, rivincita.
Il calcio, da sempre incline a sbarazzarsi di ciò che è davvero importante (l’imparzialità ad esempio), ha fatto quello che ha potuto.
S’è inventata la VAR appunto. Avvelenando ancor di più un clima non sereno.
Vista l’atmosfera, il campionato è stato miracoloso: come andamento, come trama, come regolarità. Sbaglia Aurelio De Laurentiis quando sibila di punti rubati e campionato falsato. Non è vero. Il problema è invece un altro – sempre il solito.
Il brutto è che un calcio così avvincente – una Roma epica (soprattutto in Coppa dei Campioni), una Juventus determinata, un’Inter shakespeariana - è ancora in mano ai violenti.
Ha più neuroni Immobile nel piede che certa gente nel cervello.
Risultato: anche la gioia è diventata un esercizio difficile in Italia.
Ma non bisogna mollare: è necessario pretendere la  giusta salvaguardia . delle nostre pause di piacere innocuo. Guardare la partita e scoprirsi più smaliziati e emozionati di prima.
Alla fine avremo un pomeriggio di sport da ricordare, una bottiglia da stappare e una bandiera da esporre.

 Stasera in barba a una Federazione fantasma v’è né una sola svettante sui balconi d’Italia E’ quella di quella Vecchia Signora di nome Juventus. Su di lei niente più polvere: ormai prende aria ogni anno.

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