sabato 29 giugno 2013

Non dimenticare

Non dimenticare che non so mettere virgole,
che non so giocare a carte e odio i centri commerciali,
che non soffro l'ansia di risultare vigile,
e non ne ho bisogno per essere speciale...
per questo domani ti sposo.
Non dimenticare che son poche quelle cose vere
che rimangono a brillare mentre corri in strade buie
quando tutto sembra sbriciolarsi addosso e tu vai a fondo,
basterà il pensiero per farti volare...
per questo domani ti sposo, per questo domani ti sposo.
E vinceremo le vigliaccherie,
di un mondo che ci vuole sempre uguali,
vedrai sarà + facile dividere per due,
saremo forse gli unici.....domani.
Non dimenticare di cercare tra le nuvole,
quelle cose strane che ti fanno essere languida,
quella strana proprietà che mostri nel commuoverti
quando vedi un cane solo, in fondo ci somiglia un pò...
per questo domani ti sposo.
Non dimenticare che chi vuole tutto troppo spesso
è finito solo nel contare le sue briciole,
chi ha rincorso il sogno di diventare uomo
senza mai legarsi per paura di sbagliare ma.....
per questo domani ti sposo, per questo domani ti sposo.
E vinceremo le vigliaccherie,
di un mondo che ci vuole sempre uguali,
vedrai sarà più facile dividere per due,
saremo forse gli unici domani.
Ed entrerà la luce in questa casa,
ci sembrerà più magico il destino
anche se non c'è niente da scoprire troverai
un motivo in più per esserci....domani
....domani....domani...domani....

venerdì 28 giugno 2013

Tu tiri ,ancora tiri , ancora sogni, sempre segni

Quando vivevo come un sognatore capelluto
di amori liquefatti nei tramonti zuccherati della mia giovinezza, credevo che i tuoi tiri volassero oltre il confine, oltre la barriera della sorte  e che un cattivo arresto non avrebbe fermato la tua corsa.
Ora so che contro quelle mura anche i sogni piu' belli  si schiantano , che il filo spinato di una ferrea malattia brano per brano le ha disperse al vento e che nessun brandello si è salvato.
La memoria disperde il fisico ma  centra il cuore delle cose ed e' li' che ora palpitano i tuoi sogni.
Al centro di un campo. La tua vita, il tuo segno, il tuo sogno.
Quello ha continuato a palpitare pur cambiando terreno.
Un terreno inedito, un limite inesplorate dove hai trascorso otto anni della tua vita ad insegnarci come si puo esser seduti senza inginocchiarsi alla malasorte, svettare senza sgomitare. 
Solo lottando pur in silenzio. Senza la bava del lattante o la franta adrenalina  del lottatore sfinito prima di aver respirato l'aria  di una sfida impossibile.
Crine seducente ma pericoloso.
Non hai mollato pero' e' questo mi basta.
Potevi farlo, ma non ti sei arreso. 
No Stefano.
 Tu tiri ,ancora tiri , ancora sogni, sempre segni.
Il confine di un'area senza rigore ma tutta  piena di una riconquistata liberta' che a noi ancora, non appartiene.

lunedì 24 giugno 2013

Le stelle fisse di tutto il mio privato Sistema Solare

Quella  sera ero in vena di cambiare. Non credevo molto in me ma sentivo che era tempo di provare a farlo. Valevo, me lo dicevano tutti cazzo. Era il momento di volerlo. Ed ero pronto ad attraversare qualsiasi  mare pur di provarlo. Tuttavia ero consapevole che non avrei potuto cambiare la minestra di me in una sera cosi' per non disperdere l'adrenalina accumulata e dar seguito al mio proposito decisi almeno di cambiare pizza.
Ricordo ancora la faccia  stupita del cameriere quando con tono enfatico esclamai :"Mi porti una Disperata!
Era il mio stato d'animo, ma anche il nome della pizza della svolta: una tonno e cipolla con olive, mozzarella e salsiccia. Capirete la differenza rispetto alla solita tonno e cipolla che caratterizzava le mie serate.
Fui contento di quel sostanzioso mutamento. Studiavo Dante e la Divina Commedia alfine di proporne quanto prima una rilettura in chiave moderna e se c'era qualcosa che avevo imparato seguendo l'itinerario dantesco era che bisognava osare per arrivare al centro di se .
Forse quella sera azzardai troppo anche io dato che dopo poco sprofondai in un sonno letargico.
L'ultima cosa che ricordo era che stavo leggendo il XXXIII canto del Paradiso la terzina in cui scrive:

Qual è colui che sognando vede,
che dopo ‘lsogno la passione impressa
rimane, e l’altro a la mente nonriede.
DANTE, Paradiso, XXXIII, 58-60
Poi...


Tutto accadde così, all’improvviso mi ritrovai catapultato come Alice dentro lo specchio o come Dante nel mezzo del cammin di nostra vita. Ero in una selva, naturalmente, ma non di alberi e arbusti, di felci e licheni: un bosco di pilastri, di colonne ben bilanciate, decorate canonicamente con i capitelli d’acanto – cattedrale gotica, antico scriptorium di una biblioteca medievale. Ogni colonna dunque era un’idea, un perno portante per resistere al moto della luna e agli influssi delle maree. Ero nudo e mani si tendevano verso me, dita di fuoco che quando riuscivano a sfiorarmi mi lasciavano sulla pelle il loro marchio come un tatuaggio.
Eppure ero io quello che un tempo, zazzeruto e glaciale. si era erto a vendicatore,ero io l’incarnazione della giustizia umana, un moderno conte di Montecristo evaso dalle pastoie della sua vita, tornato indietro per completare l’opera, punire chi c’era da punire e redimere chi c’era da redimere. Mi ero messo in caccia di tutti i pensieri molesti e li avevo schiacciati come tafani, i superflui consigli spiaccicati sul muro, gli importuni discorsi infilzati allo spiedo. Dopo, le illusioni schiantate, i rimpianti libratisi in volo, i rimorsi mai digeriti hanno fatto meno male. Se avevo confuso l’essere con l’apparire, se avevo navigato tra lo spazio e il tempo, se mi ero perso come dadi rimescolati nei bussolotti, adesso avevo finalmente tra le mie mani il filo del destino...
E invece ero lì tra le colonne, in fuga da qualcosa, da qualcuno. La torma di scagnozzi spuntava dalla terra,dal pavimento di granito, dalle grate. Vedevo soltanto quelle loro braccia, le zampe, gli artigli. Vedevo il balenare delle fiamme, lo sentivo riverberare sulla mia pelle, sulle pareti, sulle scaffalature, sui confessionali, sulle arcate di pietra. Correvo,correvo a perdifiato. Doveva essere sterminato quel bosco di colonne,forse infinito, immerso in una luce fioca fin dove si poteva gettare lo sguardo, poi soltanto una cupa oscurità. Da una delle navate laterali uscì un frate rubizzo e opulento se non fosse stato troppo buio avrei pensato fosse Frate Timoteo lo scalcagnato frate della Mandragola di Machiavelli: “La diritta via!” urlò con voce squillante e intanto indicava una porticina dalla quale penetrava una luce ben più vivida. Decisi di fidarmi e la infilai... Subito si trasformò in una finestra, dalla quale entrava il sole dell’alba. Ero sveglio ma non tanto da non potermi accorgere come la luce formasse in una singolare contemporaneita' una G, una M, una N.
Soltanto in seguito capi che quelle lettere sorte come un incantesimo sarebbero diventate le stelle fisse di tutto il mio privato Sistema Solare.

sabato 22 giugno 2013

Fronde d'alloro e corone di spine.


Fronde d'alloro prillano su di me. Dovrei gioirne quindi. Perche' pero' a me sembrano micidiali corone di spine? Non c'e' nulla da fare: le siepi che non poto son quelle che mi fanno piu' paura.

lunedì 10 giugno 2013

Se tu...

Se tu mi aspetterai
allora io verrò da te
benché abbia viaggiato lontano
tengo sempre un posto per te nel mio cuore

se mi pensi
se ti manco 

allora ritornerò da te
ritornerò e colmerò quello spazio nel tuo cuore

ricordando
il tuo tocco
il tuo bacio
il tuo caldo abbraccio
ritroverò la mia strada per tornare da te
se tu mi aspetterai

se tu mi sogni
come io sogno te 

portami
in un posto caloroso e buio
in un posto dove posso sentire il battito del tuo cuore 

ricordando
il tuo tocco
il tuo bacio
il tuo caldo abbraccio
ritroverò la mia strada per tornare da te
se tu mi aspetterai

ti ho desiderato ardentemente
e ho desiderato
rivedere la tua faccia il tuo sorriso
per essere con te ovunque tu sia

ricordando
il tuo tocco
il tuo bacio
il tuo caldo abbraccio
ritroverò la mia strada per tornare da te
per favore 

dimmi che mi aspetterai 
e che staremo
ancora insieme
al sicuro
tra le tue braccia
dove finiscono tutti i miei crepuscoli
se tu puoi farmi una promessa
se tu la puoi custodire 

io verro' da te
se tu mi aspetterai 
 
dimmi che terrai
un posto per me
nel tuo cuore. 

locus amoenus 
d'ogni mia giornata.

domenica 9 giugno 2013

Per la groviera a noi basta Topo Gigio

Ecco cosa ho imparato dopo aver visto oggi pomeriggio un film indiano.
Il cinema indiano e' un concentrato estremizzato e ipertrofico dei musicarelli neomelodici napoletani degli anni Ottanta.
I decenni passano pero' e i protagonisti s'aggiornano : al posto di caschetti (finti) e ragazze acqua e sapone Bolliwood si nutre di uomini col pizzetto e donne tovagliolo. 
Consci forse dell'incomunicabilita' tra i sessi i protagonisti del film ogni due per tre si lanciano in sfiancanti danze atte a favorire un sicuro accoppiamento. 
Roba da far invidia ai riti di corteggiamento del Dottor Zoidberg e mandare in rovina Alberoni e le sue piantine.

E io piango e pongo: ma un maglione a collo alto mai? Certi trafori e meglio ostruirli o semmai immaginarli come accade in alcune opere di Federigo Tozzi e Dante Alighieri.

Per la groviera a noi basta Topo Gigio.


venerdì 7 giugno 2013

730 giorni d'affetto

730 giorni d'affetto
son meglio che un'intera vita di solitudine
Un momento di tenerezza tra le sue braccia
è come una stella cadente che attraversa il mio cuore
E' sempre un giorno di pioggia senza di lei
Sono in una botte di tenerezza dentro di lei
Regolo imperfetto
in questo mondo
irto di chiodi

Il mio cuore urla forte al suo
Son Nulla  
ma lei 
mi unisce al Tutto 
La mia mano si tende verso la sua
Ho freddo ma lei accende il fuoco in me
I miei occhi cercano i suoi
Bramo un suo sguardo
e penso
Ci sono tante cose che non ci siamo detti
e  anche se  ci provo
tutto quanto posso fare è arrendermi
Solo arrendermi in questo istante
E nessuno mi aveva mai detto che l'affetto
può far soffrire così tanto
Oooh sì, fa soffrire
E il dolore è così vicino al piacere
E tutto quanto posso fare è arrendermi al suo Bene
ogni giorno che passa
Solo arrendermi al suo Bene
perche'
730 giorni d'affetto
son meglio che un'intera vita di solitudine
Un momento di tenerezza tra le sue braccia
è come una stella cadente che attraversa il mio cuore
Sono sempre giorni di pioggia senza di lei
Sono in una botte di tenerezza dentro di lei
Regolo imperfetto
in questo mondo
irto di chiodi
e anche se ci provo
Tutto quanto posso fare è arrendermi
al suo affetto
sperando che nessun indulto
sospenda mai questo aureo gaudio.

giovedì 6 giugno 2013

La legge non ascolta il pianto di chi sopravvive

La legge non ascolta il pianto di chi sopravvive.
Lieve sputa sentenze. Ingiuste, crudeli matrigne di un sistema che dei figli se ne frega.
Delle lacrime di chi li  piange pure.
Esse resteranno negli occhi come promesse svanite sul nascere di una vita evaporata troppo in fretta invalidata nuovamente da una Giustizia  tarda a riconoscere il volto di chi ha ucciso.
Stefano Cucchi.
Di lui rimarra' una passione per la chitarra  appesa per sempre,  al muro del rimpianto.
Come i suoi occhi.
Occhi  muti che emetteranno  la loro limpida condanna.
Ma la legge e' gia' uscita.
O forse non c'e' mai stata.
La legge non ascolta il pianto d chi sopravvive.
Non conosce l'angoscia dei vivi nascosti nelle coperte come mesti ectoplasmi  con gli occhi  sempre specchiati in un negativo . Come se da esso potessero estrarre una stilla della sua occultata agonia.
Non sbagliano credo.
I suoi sogni, le sue speranze son tutte la'.
Abbandonati sotto il fango e la polvere.
All'ombra di un verde salice che ora, forse, piange per davvero.

lunedì 3 giugno 2013

Anche le briciole se raccolte fanno un pane


Stamattina ho pensato a come sarebbe bello se fossi solo una Poesia.
Palpito nomade, incorporea essenza, concreto profumo che la Parola rende carne e sangue.
Forse in quel momento sarei davvero felice e mia madre la smet

terrebbe di dire che vivo d'aria e dovrei mangiare dii piu'.
Mi sto sbriciolando ultimamente. Ma non m'importa.
D'altra parte, anche le briciole se raccolte, fanno un pane.