mercoledì 23 maggio 2012

In memoria di Giovanni Falcone


La mafia sbanda,
la mafia scolora
la mafia scommette,
la mafia giura
che l'esistenza non esiste,
che la cultura non c'è,
che l'uomo non è amico dell'uomo.

La mafia è il cavallo nero
dell'apocalisse che porta in sella
un relitto mortale,
la mafia accusa i suoi morti.

La mafia li commemora
con ciclopici funerali:
così è stato per te, Giovanni,
trasportato a braccia da quelli
che ti avevano ucciso.

Alda Merini
(da Ipotenusa d'amore, La Vita Felice, 1994)
.


sabato 19 maggio 2012

Nulla è cambiato

Stamattina dopo tantissimo tempo ho risentito ancora una volta quei cognomi: Falcone e Morvillo.
Agghiacciante. 
Non ho potuto far altro che raggomitolarmi sul divano stanco e pensieroso.
Tra una settimana in Calabria giungerà il digitale terrestre e l'ennesima rivoluzione di massa sarà compiuta.
Ma la morte fa sempre il solito effetto e i feriti non consolano affatto.
La verita è questa:
L'Italia è un gambero triste e scornacchiato pronto alla graticola e in  certe cicostanze siamo fermi al minimo indispensabile.
 Sempre un passo indietro, e  a nulla serve fermarsi, riflettere,ripensare  come se questa volta fosse diverso perchè se son ancora quei cognomi a far da sfondo all'ennesima strage d'anime innocenti allora vuol dire che   nulla è accaduto o cambiato:
rimaniamo fermi alla malinconia  ascoltando notiziari a ripetizione  rimuginando.

lunedì 14 maggio 2012

Ciao Alex



Intima anima
Sommersa
nell’oblio
di un anticipato
addio
che discreta
hai bussato
alla mia porta
spalancandomi
tutti i cassetti della gioia,

credo,

ad annullare le nostre viste
una sola morte non potrà bastare

servirà l’età,
la perdita,
forse la stanchezza
la tua assenza
che col tempo
più nessuno cercherà

ed io

pietrificato
nell’immobilismo,
di un’ abbandono,
sepolto,
non ancora morto.

L’ombra
Di una morte
Più grande di me,
s’allontana,
evitando ogni mio timido
tentativo di carezza

Fuori s’ode un tuono
Forse pioverà
Lascerò le finestre aperte
Perché caro Capitano, mi mancherai…


domenica 13 maggio 2012

Madre


Giunto, ti dico, madre,
che tu sei come il mare; che sebbene le onde
dei tuoi anni si alternino e ti mutino.
il tuo luogo è il medesimo
al passo del mio cuore.

Non occorre misura
né calcolo per conoscere il cielo
della tua anima;
il colore, ora eterna,
la luce del tuo occaso,
ti rivelano, oh madre, tra le onde,
eterna e nota nel loro mutare.

Juan Ramòn Jimenez


(da “Diario di poeta e di mare”, 1918)

lunedì 7 maggio 2012

Lieto fine di un romanzo bianconero

Ho dovuto cercarla a lungo ma alla fine l'ho trovata la mia adorata bandiera bianconera che avevo riposto triste,  in un baule nella tarda primavera di cinque anni fa.
Era tutta spiegazzata ma in pochi minuti era già lì pronta a festeggiare insieme al sottoscritto. 
L'ho guardata ed a un certo punto mi è sembrato quasi mi sorridesse.
Questo pezzo non vorrebbe essere il solito monologo raggiante del tifoso felice ma uno scudetto (il trentesimo per noi, due di meno solo per gli altri), merita qualche frivola concessione per cui spero  perdonerete il tono leggermente trionfalistico.
Son sincero: di tutti i campionati vinti insieme alla Juventus da quando son nato questo è  stato il meno atteso.  Ma anche per questo forse,  il più bello e il più meritato.
Lo hanno ammesso anche gli avversari compresi i milanisti che capiscono di calcio (vi assicuro: esistono) coscienti di non poter  nulla contro il rullo compressore bianconero.
Oggi perfino l'incubo della serie B sembra un dolce ricordo.
Dopotutto se non ci fosse stata quella rovinosa caduta, stamattina non saremmo così felici.
Non è stato facile affrontar campi miserrimi sapendo d'aver sulle spalle ben altra gloria eppure siamo stati  tutti lì a spinger la carretta come l'ultimo verduraio di  piazza ululando feriti alla luna per brogli altrui. 
Eppure c'è l'abbiamo fatta. E' ora abbiamo il diritto di festeggiare. Se la Juventus per tutto il campionato è stata una macchina perfetta con tanto d'imbattibilità ora che tutto è finito possiamo permetterci di sgasare un pò, rischiando anche  qualche fossato. 
Se abbiam battuto quel cannibale di scudetti di Ibrahimovic possiamo affrontare qualsiasi asperità senza paura.
Non son un tifoso della prima ora.
Ricordo bene il gol di Matteo Paro nell'agosto di cinque anni contro il Rimini alla prima  in serie B, l'eliminazione in Coppa Uefa contro il Fulham e le incomprensibili conferenze stampa di Delneri.
In tutto questo uomini come Buffon, Chiellini, Camoranesi, Nedved, Del Piero e Trezeguet hanno sempre opposto la loro immensa classe e indiscutibile professionalità mantenendo il sorriso e l'ironia perchè, giova ricordarlo, il calcio è un gioco mica una guerra.
Ora che molti di questi campioni hanno smesso o son andati a spendere gli ultimi spiccioli della loro straordinaria carriera in altri Paesi,  non si può dire che il pianeta Juve si sia eclissato. Anzi è risorto poggiando la sua storia in altre mani, in altri piedi felici di giocare e divertirsi nel lussuoso giardino di una famiglia finalmente  unita.
Così è più bello sedersi a tavola e riscoprire d'aver ancora fame la stessa che, anni addietro,  aveva portato straordinarie vittorie, titaniche imprese.
In mezzo c'è stato  un Mondiale vinto con il morale a terra, Pessotto in ospedale a lottare contro la morte e Lippi pronto a fare a pugni con i giornalisti di mezzo mondo.
Fantastico. 
In poco meno di un'estate trasformati da Paperon de Paperoni incalliti a una malfamata Banda Bassotti con Guido Rossi tutto contento a prenderci le misure per il funerale.
Cinque anni dopo Cristiano Doni e Andrea Masiello ci hanno raccontato che il marcio non era solo bianconero e tutti a trattarli da eroi. Incredibile.
Questa è la vita, questo è il calcio che ingoia cinque partite in quindici giorni e scopre la Juventus di nuovo regina dopo sei anni.
Una corona conquistata con fatica, concentrazione e spensieratezza.
La vittoria ha anche altri volti, e grandi protagonisti: da Conte a Andrea Agnelli, da Chiellini a Liechsteiner, da Vucinic, ad Amaurì che ci ha fatto il favore d'andarsene segnando al Milan, dal magistrale Pirlo al tardelliano Marchisio, dal  duttile Giaccherini, al provvidenziale Caceres all'eterno Del Piero, passando per un ambiente che ha fatto presto a sintonizzarsi sulle frequenze decise  e ruspanti del proprio tecnico bravo a far sentir tutti parte del progetto anche quelli come Grosso, Elia, Krasic che a stento lo hanno compreso.
Ottima la dirigenza che a gennaio quando sarebbe stato più facile crollare ha saputo raccattare sul mercato quei puntelli utilissimi a rattoppar le falle di un organico comunque sempre integro, e a dar fiato ai titolari adottando quel ricambio ormai necessario in una stagione convulsa e stressante. 
Caceres, Padoin e Borriello, a discapito del ridotto minutaggio,  non hanno fatto mai mancare il loro apporto in termini di gol e applicazione tattica.
In questa Juventus di poche stelle e molti buoni pianeti, tutti si sono sacrificati alla causa accettando anche la panchina .
Giocatori come Bonucci, Vidal, Matri, Quagliarella sarebbero stati titolari in qualsiasi squadra del mondo. Eppure all'ombra della Mole Antonelliana , anche loro si son accomodati in panchina. 
Con correttezza, umiltà ed intelligenza. Parole non facilmente accostabili a giocatori di calcio .
Cos'altro aggiungere?. Nulla. Sei anni dopo il cerchio si chiude. Come si chiude questa serie di pezzi dedicati alla Juventus che hanno animato il blog quest'anno.  Non ve ne saranno altri dedicati al mio amore pallonaro. 
La Juventus è un amore complicato non un sentimento clonabile in laboratorio.
Del resto meglio andarsene da vincitori felici e contenti.
Non parlerò più di Juventus su questo blog quindi.
La vivrò nella vita, come ho sempre fatto con  tanto amore e molta gratitudine sperando che la Juventus, e il calcio, usi la testa, e sia sempre all'altezza del mio cuore.



venerdì 4 maggio 2012

La creatività del crepuscolo


Il crepuscolo disegna  passioni cristalline che bruciano fronde ancora vergini.
Presto verrà la notte e Saffo  irretirà pleniluni carezzando Afrodite.

La’ dove la primavera indolente si ritrae
già le milizie dell’estate schierano   epidermidi abbrunite.
Un raggio di luna le illuminerà.

mercoledì 2 maggio 2012

Lusso e miseria

A Recöaro, a Lévico,
      In voluttà fastose
      Smorzan la febbre isterica
      De’ Semidei le spose;
    E mentre ai balli sciupano
      Le fibre e il lusso infame,
      Geme dai folti strascichi
      Del popolo la fame.


Antonio Ghislanzoni

martedì 1 maggio 2012

il lavoro è l'ombra che trascorre

Oggi dovrei festeggiare ma non ci riesco. 
Un diplomatico ingolfa lo stomaco ma non abbottona il cervello, non sutura la ferita di chi, per avere una platea deve scavalcar cancelli e agitar cappi come orridi feticci riesumati dalle tristi spoglie d'un baccanale macabro e risaputo tinto di nero come il lavoro di chi non c'è, di chi non ci dovrebbe essere, ed è escluso perfino dai censimenti.
E' parco il cielo di chi un tempo  forse nutriva grandi speranze e adesso sta a malapena attaccato  al corrimano sudaticcio e sdrucciolevole di un lavoro  precario.
È l'interno di una conchiglia il cielo di chi non lavora e le poche opportunità che ha  assomigliano ad  alghe nere portate a riva dalla tempesta notturna.
Il pensiero che si fa strada il giorno , urla  e spera che in qualche parte di questo universo il lavoro di cui tanto si parla, ci sia davvero e prosperi come il  sorriso mattutino di  chi ci vuol bene.
Ma gli esseri umani s'allargano in gioventù e si restringono in vecchiaia e come sempre il lavoro è l'ombra che trascorre.