Oggi dovrei festeggiare ma non ci riesco.
Un diplomatico ingolfa lo stomaco ma non abbottona il cervello, non sutura la ferita di chi, per avere una platea deve scavalcar cancelli e agitar cappi come orridi feticci riesumati dalle tristi spoglie d'un baccanale macabro e risaputo tinto di nero come il lavoro di chi non c'è, di chi non ci dovrebbe essere, ed è escluso perfino dai censimenti.
E' parco il cielo di chi un tempo forse nutriva grandi speranze e adesso sta a malapena attaccato al corrimano sudaticcio e sdrucciolevole di un lavoro precario.
È l'interno di una conchiglia il cielo di chi non lavora e le poche opportunità che ha assomigliano ad alghe nere portate a riva dalla tempesta notturna.
Il pensiero che si fa strada il giorno , urla e spera che in qualche parte di questo universo il lavoro di cui tanto si parla, ci sia davvero e prosperi come il sorriso mattutino di chi ci vuol bene.
Ma gli esseri umani s'allargano in gioventù e si restringono in vecchiaia e come sempre il lavoro è l'ombra che trascorre.
Purtroppo è un brutto momento per tutti questo.
RispondiEliminaBacio e buona serata.