domenica 23 ottobre 2011

Marco Simoncelli: per sempre sul gradino più alto del nostro cuore




Era solo giovedi.
Poi arriva la domenica, si scaldano i motori, s'accende il semaforo rosso, due giri di pista si spegne la luce e...
Ora sgaserai nelle chicane del Paradiso dove noi ti vedremo svettare per sempre sul gradino più alto del podio... il nostro cuore...
Arrivederci Marco e non cambiare mai taglio di capelli mi raccomando!!!

sabato 22 ottobre 2011

Una settimana particolare



Questa è stata una settimana particolare.
E' morto Gheddafi.
Era ovvio andasse a finir così.
Dopotutto le cose non accadono mai quando sarebbe opportuno.
Avvengono sempre quando meno te le aspetti, l'acqua minerale in frigo è terminata e Ski manda in onda la solita partita di cui in sostanza non ti frega nulla ma in pratica visto che hai pagato l'abbonamento tanto vale guardarla.
I regimi autoritari cadono quando si sviluppano al suo interno radici di pace,educazione e benessere.
In Italia, non c'è nè, non ci sono.
Quello che è successo a Roma lo dimostra.
Finchè saremo guidati da forze politiche scostumate e violente non ci saranno rimedi possibili alla violenza e allo scontro.
Quest'ultimo poi è il preferito da molti perchè semplifica il tutto e facilita le cose conferendo alle azioni più brutali un carattere solenne e sovrumano di cui però io non sentivo alcun bisogno.

I presunti indignati italiani avrebbero dovuto avere il coraggio di smetterla d'indignarsi e provare semplicemente a confrontarsi.

Ma in un mondo dove nessuno parla senza un microfono in mano e una luce rossa puntata negli occhi il confronto forse, è un esigenza miope e pretestuosa.

Se poi ad organizzarlo sono Bruno Vespa e Alessio Vinci addirittura ridicolo.

martedì 18 ottobre 2011

Come un barbone


Oggi mi sento più casuale del solito.
Come un pullover troppo largo trovato per caso nell'armadio.
Nei momenti di luna calante, indosso spesso vestiti larghi.
Forse per non rimpicciolirmi.
Guardandomi allo specchio mi trovo piccolo.
Magari lo fossi.
I bambini non sanno come ci si sente a sentirsi fastidiosi come un callo all'alluce.
Hanno sempre qualcuno che si occupa di loro.
Ad altri invece, non basta una vita per cercare qualcuno che si prenda cura di loro.
Camminano come moderni bohemien cercando d'essere liberi braccati e tormentati in silenzio da ciò che li circonda e quello che un Dio metropolitano troppo generoso gli ha regalato senza curarsi di trovare e salvare qualcuno da amare.
A me nessuno mi ha regalato oro e diamanti.
Per anni anch'io ho camminato fino al crepuscolo apolide e ingestibile.

Ancora adesso per la verità. Come un barbone affamato di calore e libertà.
Ma non sapete quanto vorrei qualcuno mi fermasse e mi chiedesse chi sono, da dove vengo, e che il cammino della vita è più facile se condiviso.
Perchè una casa da qualche parte c'è pure per me.
Ma non si può andare in nessun posto se non si sa da dove si viene e la vita guarda da un'altra parte.
E mi chiedo ancora chi sia quel dannato piccione che ha sporcato con le sue feci i dadi del mio destino.

Proverò comunque ad andargli incontro sperando non insozzi quel che resta di me.

lunedì 17 ottobre 2011

Come ogni giorno trascorso


Il sole è appassito.

L'inverno è vicino ma non lo sento nell'aria.

Come ogni giorno trascorso, resta quel moto di soddisfazione misto al grosso dispiacere per l'occasione fuggita che potrò tentare di cogliere solo fra un'altro sole.

Il sole è frenetico. Forse la vita batte più forte lì dentro.

Forse.

Raccolgo adagio i pezzi della mia esistenza in trasformazione aspettando una nuova alba.

domenica 9 ottobre 2011

L'amore torna sempre


La montagna aveva sempre affascinato Antonio.
Ragion per cui fu molto felice quando Sergio uno dei suoi amici più cari, lo invitò per una scampagnata.
Sempre meglio che vegetare sulla poltrona di casa a guardare partite noiose e ragazze anemiche sculettare mendaci in una televisione dal segnale traballante.
Così decise d'andare e per sua fortuna fu davvero una bella giornata e il pranzo che seguì fu una diretta conseguenza.
Pranzarono sotto un ampio pergolato dove facevano capolino alcune piante rampicanti che ribelli al loro destino da comprimarie della fotosintesi, s'abbarbicavano tenaci solleticando ardite le frementi tegole della casa.

Sebbene si fosse in autunno inoltrato, il sole si batteva ancora bene contro un freddo leggero ma insidioso.
Il frullato termico che ne seguiva era strano ma interessante quasi godibile.

A dir la verità tutto in quella casa appariva strano. Sergio poi, non era del suo solito umore.
Sempre creativo e divertente quel giorno era apparso triste e monocorde come una richiesta d'aiuto inascoltata e trattenuta a fatica nel fondo di un cuore che sanguinava.
Soffriva Sergio ed Antonio non riusciva a capire il perchè.
Cercando risposte si rivolse al padre seduto poco distante.
Anche lui non aveva spiccicato parole tutta la giornata apparte qualche vocalizzo estemporaneo e singolare di quelli con cui gli anziani son soliti sottolineare la giustezza o meno di propositi ed opinioni che conferiscono a qualsivoglia discussione s'intavoli un sigillo d'innappellabilità e saggezza.

Il padre di Sergio ne ispirava tanta. Quasi novant'anni dei quali quasi tutti passati nei campi a lavorare, recava in viso tutte le ferite del tempo e le grandi emozioni della vita. Ma sebbene potesse narrarle, sembrava voler tenerle per se quasi temesse che qualche ospite indesiderato gliele volesse portar via.

E così se ne stava appartato, sguardo mite, occhi fissi verso un punto imprecisato e indefinibile quasi volesse penetrar con lo sguardo il segreto della sofferenza sua e di tutta quella casa.

La sua unica distrazione parevano le sue mani deformate dalla vita ma ancora capaci di trasmettere affetto che osservava quasi stupito come un fanatico d'arte osserva uno schizzo di Leonardo,quasi non fossero le sue ma quelle d'un altro e quelle che erano attaccatte ai polsi gli fossero toccate in sorte chissa per quale diabolico scherzo del destino.
Se si scatta in ritardo nel calcio si viene fermati. Se s'indugia troppo nella vita si viene puniti. A volte senza una spiegazione. Quella di Sergio nei confronti di Antonio fu a dir poco agghiacciante: Alzheimer!.
Era questa la trappola in cui era caduto il padre di Sergio. Un viaggio senza ritorno verso un mondo misterioso e inquietante che il padre aveva intrapreso silente e repentino ormai già da qualche anno.
E tutto era mutato. Non c'erano più giorni, mesi, stagioni, feste e ricorrenze che meritassero una sua effettiva presenza.

Solo vocalizzi e locuzioni verbali privi di qualsiasi logica e melodia.
Il padre ormai viveva una sempiterna giovinezza fatta da amici ormai morti da tempo e azioni ossessive.
Ultimamente raccontava Sergio, s'era fissato con le cesoie con cui tagliava tutto quello che gli capitava a tiro dicendo: "lo faccio per l'amore che non ho più! Lo faccio per l'amore che non ho più!!!".

Quale fosse però questo amore non era dato sapere fino a quando dall'albero ormai scorticato dalla laboriosa opera dell'anziano, non spuntarono due colombini che avevano fatto il nido proprio nel punto in cui il padre di Sergio aveva lavorato con più foga.
Seguì, un breve conciliabolo tra i colombi e l'anziano padre inframmezzato da un delizioso concerto alla fine del quale, l'anziano padre come per magia, s'alzò in piedi, abbozzando un tenero sorriso con occhi luminosi e mani festanti e tese verso l'alto come a voler ringraziare il cielo per quello che era appena accaduto con la delicatezza di un bambino disse: "Che bello... l'amore torna sempre!!!!!!!!".

mercoledì 5 ottobre 2011

Il sapore di una tregua


E' da un pò che non passavo da qui.

Perchè?

Gli esseri umani non s'ammazzano di sola fatica.

In mezzo c'è la vita e quando si permette all'esistenza di morderci le ali è difficile rivolgersi parola.

Ora i giorni del lutto son finiti.

La malinconia che mi tallona da sempre l'ho seminata e ora brontola in una scatola.

Forse è solo una mera illusione o forse si è solo fermata a far rifornimento.

Ma quant'è buono il sapore di una tregua...!