domenica 11 febbraio 2018

NIENTE, NIENTE, NIENTE



Alla fine han trionfato loro : Ermal Meta e Fabrizio con la canzone  “ Non mi avete fatto niente”.
E’ credetemi, cari lettori, a dispetto della dichiarata ambizione   del brano d’ergersi a testamento del tutto  corrente è davvero nulla conclamato.

Uno scaracchio nella sputacchiera d'un puntino dinamitardo e bombarolo;
vorrebbe gridare la rivalsa e l'orgoglio d'una umanità ancora viva e reazionaria.
Striscia invece un crudo populismo dal lobo facile e non del tutto autentico.
Era stata esclusa infatti; e col vecchio regolamento lo sarebbe rimasta.
Ma poi l'efferato bisogno di un MESSAGGIO a tutti i costi ha fatto il miracolo.
Boh e Mah.
Ora L'Italia canzonettara e irresponsabile di sempre ha avuto la sua annuale foglia di fico.
Ma i misfatti son ancora là. Tutti quanti
Nuove serpigini avveleneranno e faranno malissimo.
Resterà invalso sullo sfondo il volto smunto di un Paese abulico e sfatto;
Incapace di fare d'un motivetto l'essenza d'una vita, intontirà presso un ritornello.
L'ennesimo abbaglio. In tono empatico  col Claudio traslucido di quest'anno.
Riflesso pigrone e debosciato d'un mondo invece sveglio e reattivo. 
Vero. Con in faccia i morsi e i ricorsi ; senza la scorta di un riciclo.
Non è questo il caso però è duole abbia trionfato ;
The Wall è dei Pink Floyd.
In Italia regna ancora Il Materasso di Renzo Arbore.
E' Mastrota questo,
 lo sa benissimo .

lunedì 5 febbraio 2018

La necessità di Linea Verticale

Non serve cari amici e distinti lettori. E’ inutile stuprare il vocabolario per ditare di “Linea Verticale”.
Qualcosa di apparente scontatezza catodica, ma che evolvendo da copione a programma, e poi da programma a emozione, ha ricordato a tutti ciò che in effetti siamo:
gente affacciata sul disagio, anche se spesso abile a non guardarlo in faccia. Anche chi, invece dovrebbe farci caso. Almeno. I medici forse.
Senza scambiarlo per pigro  vaso d’iter burocratico.

Per questo, a mano a mano che la storia correva, e si sommava il cumulo di sofferenze e problemi (come il Golgota maturo di un tumore al rene), mi sono detto che il mio scribacchiare è  un lavoro inutile.
Non serve  sottolineare l'efficacia -a tratti magistrale , nella recitazione- di  Greta Scarano e del suo volto da (ma)donna ottimista.
Non contava neanche rimarcare la sensibilità Mantegnesca di Valerio Mastrandrea paziente nell'anima dopo essere stato perfetto sconosciuto al cinema.
Niente, in fondo, ha rilevanza tra gli appunti presi.
Tranne una parola, scritta di getto e quanto mai in buona fede:

Necessità.
Perché quando è finito lo spettacolo, e Raitre è tornata a dedicarsi ad altro, questa è stata la sensazione istintiva:
«Ci voleva, "La linea verticale”.                                                                                       
Con tutta la sua laconicità, le sue ingenuità, il suo costante senso di scacco emotivo, la sua colonna sonora silente e tormentosa e quegli stacchi violenti in fin di puntata.
Era necessario, il lavoro di "Linea verticale", per ricordare due universi nascosti:
da un lato la sofferenza dei malati, e dall'altro la nevrosi di chi li cura quotidianamente. Con un’ironia sferzante e sardonica
Illuminata costante dallo Zamagna di turno. La cui luce, salva, riscatta, seduce una vita spesso senza risposte.
Sbattendo sullo schermo una Sanità non immune da colpe prodiga matrona pronta ad accudirci nonostante lo stress d’una vita balbettante il contrario.
E il bello è che a volte -anche se soltanto a volte- le cose stanno esattamente così:
positive, e incoraggianti tra i soliti inciampi mostri.