mercoledì 22 giugno 2011

Specialmente a colazione (Parte 2)

La vedova di Antonio, specialmente a colazione, aveva sempre voglia di fare l’amore. Voleva farlo dappertutto, sul divano, sul letto, sul tavolo del soggiorno, davanti al televisore acceso; raggiungeva l’orgasmo solo quando sentiva la voce di Mastrota gridare agli italiani che le sue pentole  erano spesse cinque centimetri. Una vera goduria per entrambi. Ci ritrovavamo abbracciati in un bagno di sudore a guardare telefilm americani e a mangiare pan carrè spalmato di marmellata alla fragola. Non so fino a quanto avrei retto quel ritmo, ma per il momento andavo bene così. Quel coglione del marito era morto subito dopo il matrimonio, forse una settimana o due, giusto il tempo di intestarle tutti i beni. Era stato un funerale noioso, uno dei più brutti che abbia mai visto, il prete se la cavò in appena  20 minuti. Al momento della sepoltura mi scappava da ridere, pensavo ad Antonio disteso nella bara, un corpo senza braccia né gambe mangiato dai vermi. Che fine del cazzo. Fu in quel momento che lei si avvicinò, sfiorandomi il volto con uno chiffon nero:
«Conoscevi da molto tempo Antonio?» mi disse con  voce bassa.
«Si, da tanto» risposi cercando di essere il più serio possibile.
Non me ne fregava un cazzo del marito, tutti moriamo e in quella bara potevo esserci io; stavolta era toccato a lui.
«Sai, Antonio mi parlava sempre di te» mi sussurrò in un orecchio.  Provai un brivido freddo dai piedi alla punta dei capelli.
«Anche di te. Era molto innamorato» le dico fingendo emozione.
Antonio se le sceglieva tutte  puttane; quelle belle ed eleganti erano uno scoglio insormontabile. Il mio amico della vita non aveva capito nulla, si innamorava di chi lo sfruttava fino a morire, come in questo caso. Samantha era diventata padrona di ville, auto e conti bancari; poi un bel giorno si alza la gonna e fa vedere un pezzo di figa al maritino che non regge alla vista e muore con la lingua di fuori. Il suo cuore debole da paralitico non ce l’aveva fatta.
«Senti, ho paura di rimanere da sola in casa stanotte. Posso dormire da te?»  
«Certo che puoi» le faccio afferrandole la mano.
Gettammo una manciata di terra sulla bara  prima che chiudessero la tomba. Chiesi al becchino di cementarla per bene, avevo visto troppi film di Romero per poter dormire tranquillo.
Comunque sia, io e Antonio non ci saremmo rivisti prima del giudizio universale.

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