L’ufficio postale stamattina era stranamente deserto, davanti a me c’era solo una vecchietta che doveva ritirare la sua magra pensione e un ragazzo con gli occhiali rotti che cercava in tutti i modi di attaccare discorso. Faceva un caldo della madonna, i dipendenti se la spassavano con l’aria condizionata e noi poveri cristi sudati e bistrattati come tante bestie da soma aspettavamo il nostro turno solo per pagare le bollette a Mamma Italia. La vecchietta cominciava a darmi i nervi, aveva dimenticato a casa i documenti e la sua puzza mi si era attaccata addosso, un misto di piscio rancido e borotalco di pessima qualità, il tutto legato all’odore stantio della campagna e del letame che da queste parti non manca mai. Leggo il giornale per perdere un po’ di tempo : a Milano si è formata una fila di due km per vedere il nuovo modello di Dolce e Gabbana. Mi viene da ridere ed esco fuori. Stavo cominciando a credere che la crisi di questi anni sia solo una fandonia inventata da certa gente di sinistra, le persone vere erano quelle in coda a chiedere l’autografo e la foto ad un ragazzo di trent'anni ultramilionario, le persone vere sono quelle che si divertono la sera nei locali e si ubriacano sulla spiaggia vomitando in mare. Noi siamo solo dei poveri stronzi. La crisi non esiste. È come sparare a dei maiali in volo.
Rientro dentro, la vecchietta mi fa cenno di avvicinarmi.
«Mi puoi firmare tu che non so scrivere?» mi chiede impaurita.
Conosco parecchie persone che non sanno né leggere e né scrivere ma non li biasimo. L’ignoranza alle volte ti salva da una vita troppo caotica, dai telegiornali catastrofici, dai libri che non vuoi finire, dai professori noiosi e dai dottorini che hanno studiato a Cambridge.
La puzza di piscio era tremenda ma giusto il tempo di uno scarabocchio sul libretto postale e ritorno a sedere al mio posto. Il ragazzo con gli occhiali rotti si avvicina e mi chiede :
«Posso vedere il giornale?»
« Se ti va» gli rispondo annoiato.
«Tu sei di qui?» mi chiede con un misto di stupore.
«Si, ma è come se non lo fossi»
Poi avvicinandosi ancora di più e toccandomi il braccio con la mano sudata mi fa:
« La gente dice che sono stupido»
«Anche di me lo dice ma non ci faccio più caso»
« Lo sai che posso infilarmi tre dita nel naso?» mi fa in tono di sfida.
« Non ci credo!»
Si infila tre dita nel naso allargando la narice all’inverosimile e poi rivolto a me dice:
« Hai visto?»
« Cazzo, sei bravo»
«Tu lo sai fare?»
« Veramente no…»
«Allora sei più stupido di me!!!»
«A volte si» ammetto con dispiacere.
Era il mio turno allo sportello. L'operatrice era giovane e per nulla gentile, non è facile gestire tante persone in una sola mattinata. Mi avvicino al vetro:
«Buongiorno, devo pagare il gas»
«Dammi il bollettino» mi risponde acida, riuscivo a sentire l’odore del chewin - gum alla fragola misto ad una leggera alitosi frutto di una lavata di denti superficiale.
«Prego…» le dico porgendo il conto corrente.
«Sono 100 euro e 50 cent.»
«Cazzo, questi sanno come arricchirsi sulle nostre spalle!»
«Non sono fatti miei»
Poi mentre prendevo il resto dei miei soldi le chiedo « Come mai voi avete l’aria condizionata e noi no?»
«Devi fare richiesta alle Poste Italiane non a me».
Mi allontano arrabbiato e chiedo al ragazzo con gli occhiali rotti :
« Come ti chiami»
«Francesco, come mio nonno» mi fa orgoglioso.
«E' sempre la stessa storia, non cambierà mai niente in questo paese» gli dico amareggiato.
Parlavo ai muri, perché Francesco si era messo a strappare il mio giornale e mangiava strisce di carta.
Parlavo ai muri, perché Francesco si era messo a strappare il mio giornale e mangiava strisce di carta.
« Tu li sai fare i rutti mentre parli?» mi chiede incantato.
«Una volta si».
«E ora che fai?»
«Scrivo racconti al computer»
« Sono belli?»
«No, non tanto»
«Io al computer guardo i film porno e mi faccio tre pugnette al giorno»
«Attento che diventi cieco» gli dico divertito.
«Non fa niente, mi cambio gli occhiali»
A Francesco piaceva la figa, perché sapeva che era l’unica cosa che ci avrebbe salvati e redenti da questa vita misera.
Esco dalla posta e mi avvio alla macchina, il sedile è talmente caldo che rischio di farmi uscire delle emorroidi grosse come un fungo. Mi fermo sul lungomare a guardare il riflesso del sole sulle onde. Non avevo mai visto uno spettacolo così bello.
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