domenica 26 giugno 2011

Le ultime ciambelle sono sempre le migliori


Quella per Antonio era proprio una bella giornata. Anche se non riusciva a capire bene il perchè.
Forse perché era arrivata l’estate, forse perché era venerdì e sarebbe potuto tornare a casa presto a scrivere il libro della sua vita, e ad aggiustare il trenino elettrico che per tutta la settimana aveva fatto i capricci sta di fatto che quel giorno si sentiva bene e pieno di allegria.
In quei momenti veniva letteralmente assalito dal desiderio di mangiare qualcosa di goloso.
In quei casi, le scelte erano molteplici. Variavano dal succo di frutta alla mela verde con la classica aragosta con su la solita pallina rossa o verde, al cappuccino con cornetto sormontato dall’immancabile spolverata di cacao, passando per un pezzo di pizza al taglio tonno e cipolla fatta a regola d’arte o le ciambelle fritte.
Quel giorno decise, sarebbe stata la volta delle ciambelle fritte.
Le ciambelle fritte gli piacevano da morire. Anche se non sapeva bene perché. O forse sì. Gli ricordavano la sua infanzia, poiché erano la sua merenda preferita ai tempi delle medie acquistata nei pressi di una piccola panetteria vicino casa da Marianna, una fornaia generosa e compiacente che emanava sempre uno strano odore di latte di mandorla che misto al profumo delle ciambelle, dava il là ad un mix sensuale, promiscuo, ed eccitante.
Proprio quello che ci voleva per lui ragazzo giovane, piccolo, sornione ed intraprendente.
Per cui fu felice quando il capo comunicò a tutti che al posto del solito distributore automatico, a portare la colazione dal lunedì successivo sarebbe stata una ragazza che lavorava alla rosticceria all'angolo.
Per migliorare l'efficenza produttiva e arrivare meglio al cuore della gente diceva.
A sentire quelle parole Antonio fu invaso dalla felicità.
Era stanco di quel lavoro così meccanico, subliminale ed estraniante.
Ogni tanto ci voleva qualcuno con cui scambiare una parola, uno sguardo, un sorriso.
E Clara gliene elargiva ogni giorno in quantita industriale.
Si chiamava così la sua spacciatrice di zucchero quotidiano.
Aveva più o meno la sua eta, lui aveva da poco ricominciato a scrivere il suo libro, e lei divenne presto una sua accanita lettrice.
Anche lei infatti, si sentiva una scrittrice. Non sapeva se avesse davvero talento, ma aver trovato qualcuno con cui condividere la sua passione la incoraggiava a provarci.
Così finirono per fare amicizia e cominciarono a frequentarsi anche al di fuori dell'ambiente di lavoro.
O meglio: era lei che cercava ogni pretesto per stargli vicino, parlare, confrontarsi. Diceva che la faceva stare bene e le portava fortuna.
Lui la guardava e annuiva e non poteva non pensare che quanto gli diceva corrispondesse alla verità.
La sensazione d'inferiorità è connaturata alle donne, e quando queste, trovano qualcuno che le mette a posto e le aiuta a credere di più nei propri mezzi, esse, quasi come fosse una sorta di ricompensa, non possono fare a meno di innamorarsi.
E Clara si era innamorata. Non c'erano dubbi.
Antonio lo sentiva da come lo guardava; lei era innamorata di lui e per lui avrebbe fatto qualunque cosa.
Dal canto suo, Clara era simpatica, autoironica e creativa ma accidenti a lei aveva un sedere così grosso che se fosse atterrato sulla Luna a quest'ora tutti i figli del mondo non sarebbero nati e nessun provetto casanova avrebbe potuto blandire la sua giovane preda notturna paragonandola alla volta celeste.
Ma ovviamente tutto questo a lei non lo poteva dire. Svicolava anzi. Dissimulava sempre distillando in mille carinerie tutto l'affetto che sentiva di non poterle dare.
Ma questo a Clara non bastava. Non poteva bastare. Lei era una donna in gamba, corteggiata da molti e desiderata da tutti con delle gambe bellissime e un seno da urlo perchè lui non la voleva perchè?.
La povera Clara non riusciva proprio a capacitarsi.
Nella vita però ci vuole anche sedere e lei quello non c'è l'aveva. Portava tutti i giorni le ciambelle però e Antonio quelle non voleva proprio perderle anche perchè le faceva davvero bene.
Antonio era molto combattuto.
Non voleva illuderla regalandole stralci d'amore, nè voleva rabbonirla con la scusa del troppo bene.
Il bene è l'anestetico dell'amore.
Qualcosa che nessuno conosce, ma che tutti tirano fuori quando non sanno cos'altro dirsi nel timore di scoprirsi troppo e ferirsi di più con un sentimento più forte di loro.
Avrebbe potuto far finta di nulla, e fare lo gnorri tutto il tempo in attesa la cotta le passasse del tutto, o immolarsi per le ciambelle in un grande gesto d'amore.
Ma il solo pensiero di confrontarsi con quel pachidermico sedere lo terrorizzava facendogli subito escludere l'insano gesto.
Non sapeva proprio che fare. Lei intanto, trepidava tutta diventando ogni giorno più audace. Ormai Antono sentiva che il momento della collisione con quel didietro gigantesco era vicino.
Avrebbe avuto bisogno di aiuto per respingere quella portaerei di grasso e ciccia.
Un'aiuto dall'alto.
Arrivò dal mare invece.
Lei infatti, partì per le vacanze a Fregene.
Aveva bisogno di riflettere. Doveva capire se quell'inseguimento avesse ancora senso. Disse che sarebbe tornata appena avesse avuto le idee più chiare sul loro rapporto.
Non la vide più. Non riprese neanche il posto di lavoro. Ma il ricordo di quelle ciambelle così buone non l'aveva ancora abbandonato.
Pensava a quelle quando sei mesi dopo se la trovò fuori dal suo ufficio che lo aspettava.
Gli prese tenera le mani, e baciandolo dolcemente sulle labbra, con voce triste e rammaricata gli disse: "Antonio,non ci vedremo mai più. La prossima settimana mi sposo. Va, sei libero".
Poi, con gli occhi lucidi, e pien di lacrime, e senza che Antonio avesse il tempo di abbozzare una pur minima reazione, Clara se ne andò liberandolo per sempre dall'angosciante peso di quel sedere lardelloso e senza speranza.
O almeno così credeva.
La ritrovò un mese dopo sbattuta sulle prime pagine di tutti i giornali morta fatta a pezzi da Claudio il marito.
Claudio era un idraulico che Clara aveva conosciuto al mare durante un corso per diventare bagnino.
A quanto pare il bagnino che aveva proprio la faccia di David Hasselhoff, dopo averla sposata, aveva maturato oscure tendenze omosessuali che Clara aveva scoperto e che quella sera lei, esasperata dalla situazione e stanca delle bugie del marito, avesse tentato di evirarlo.
L'atroce delitto che ne seguì, era quindi avvenuto per legittima difesa.
Claudio infatti avventatosi contro la giovane moglie non contento d'averla disarmata, l'accoltellò con ben 93 fendenti.
Non ancora soddisfatto, Claudio in preda a un furore senza fine, la macellò poi la mise in forno e stava per accenderlo se non fosse intervenuto in lui un barlume di lucidità sufficiente a chiamare la polizia e ad interrompere l'orrido spettacolo.
Col cuore sconvolto e lo stomaco sottosopra, Antonio uscì di casa, entrò in un bar e ordinò un vassoio di ciambelle fritte con tanto di zucchero a velo sopra.
Al bancone non c’era più Clara ma una stangona ucraina di nome Alexsandra la cui unica occupazione sembrava quella di fulminare con lo sguardo tutti quelli che tentavano di stabilire un contatto con lei.
Era scocciata.
Porgendo il ricco vassoio, non elemosinò neanche un sorriso. Andò via come se niente fosse.
Le ciambelle stavano lì in mezzo al tavolo. Parevano quasi fissarlo in attesa del morso fatale. Ne diede uno. Provò un altro. Poi smise. E capì. Non sì può chiedere dolcezza ad un cadavere. Nè riportarlo in vita. Ormai Clara se n’era andata e l'urna in cui stava quello che restava di lei, s’era portata via tutta la dolcezza del mondo.
Decise in quel momento che quelle sarebbero state le ultime ciambelle della sua vita.
Guardò il cielo. Era blu come non l’aveva mai visto. Fece per uscire, ma tornò indietro. Prese le ciambelle e se le infilò tutte nella tasca del soprabito. Ne mangiò qualcuna. Erano davvero buone. A quel punto non ebbe più dubbi.
Le ultime ciambelle sono sempre le migliori.

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