sabato 11 giugno 2011

Ali di pollo fritte

Martino bussò alla mia porta,prima delle otto.
Era sconvolto, pallido come uno straccio da cucina; lo feci sedere e preparai la moka.
Mi avvicinai e lo guardai negli occhi.
«Hai un buon motivo per presentarti qui a quest’ora? » gli dissi a bruciapelo.
«Nicoletta è incinta.»
«Uhhhhh!!!»
«Sono nei guai, cazzo!» disse sconsolato.
«Dovevi solo annusargliela la passerina, amico»
«Stanno complottando contro di me, lo sento.»
«Amico sei fuori, non è colpa di nessuno se ingroppi una ragazza e ti ritrovi dopo nove mesi con un marmocchio in braccio» gli risposi cercando di farlo ragionare.
Il caffè era pronto ma a Martino non ne diedi nemmeno un goccio, era nervoso come una scimmia. Tremava e sudava, tremava e sudava, sembrava uno a cui avevano tolto la bamba dopo anni di assuefazione. Tornai a sedermi di fronte a lui, ad ascoltare le sue lamentele.
«Chi è che cerca di farti fuori?» gli chiesi cercando di essere il più serio possibile.
«Quelli dei profilattici, è chiaro!» rispose lui con la massima convinzione.
«E come?»
«Mi hanno venduto della merce scaduta. Ricordo ancora il rumore quando si è rotto.»
«Mmhhh…»
«Sai dire solo questo?»
«Potrei dire che hai pompato così forte da bucare il palloncino, oppure...»
«Oppure, avanti continua!» era sulle spine ma mi divertivo a farlo soffrire.
«Oppure potrei dire che tu il palloncino non l’hai proprio usato perché va contro la tua morale cattolica.» gli dissi senza paura di ritorsioni, avevo io il coltello dalla parte del manico.
«Non è vero! Non è vero! Sono solo tue supposizioni!» era diventato viola dalla rabbia, segno che avevo centrato il bersaglio. Strani tipi questi cattolici, si arrabbiano per nulla.
«E come mai Nicoletta non ha preso la pillola del giorno dopo?» tentai un ultimo approccio razionalistico ma già conoscevo la sua risposta.
«Siamo tutti e due obiettori di coscienza.» concluse tenendosi la testa tra le mani.
«Che figli di puttana che siete!» gli dissi ridendo.
Mi alzai dalla sedia e aprii il frigorifero, mangiai voracemente due yogurt alla banana, la fame in questi casi non mi manca mai. Ritornai a sedermi accanto al mio amico, era disperato; gli offrii una Marlboro  ma rifiutò.
«Hai qualche vizio a parte ingravidare ragazze innocenti?» cercai di tirarlo su.
«Si, mi piacciono le ali di pollo fritte. È una specialità della mamma.»
«Cazzo, tu si che andrai all’inferno!» gli dissi inorridito.
Lo conoscevo da tanti anni Martino ed era sempre lo stesso, tutto casa e chiesa. La cosa che mi mandava in bestia era la convinzione che la gente volesse fotterlo; le persone avevano tanti problemi a cui pensare e lui era solo uno dei poveri cristi che abitavano questa terra. Niente di più.  Accesi un’altra sigaretta.
«Cosa devo fare, aiutami!»
«Scrivi al papa, è per colpa sua se sei in questa situazione.»
«Dici che mi risponderà?»
«Siamo tutti figli suoi.»
«E se non lo farà?»
«Dovrai dire addio ai tuoi sogni di gloria.»
«Vuoi dire il concorso per direttore di scuola elementare?» mi chiese sconvolto.
« Proprio quello.»
Gli avevo dato il colpo di grazia; si alzò e andò via senza salutarmi.
Erano solo le nove, mi rimisi a letto aspettando qualcosa che non sarebbe mai arrivato.









2 commenti:

  1. Fantastique! Sul tema (non chiedermi perchè, ma è la prima cosa a cui ho pensato, dopo aver detto "Fico, questo post!") c'è un libro che mi è piaciuto molto, intitolato "Storia della mia purezza" di Francesco Pacifico...è sulle morbosità o meglio sui "morbi" religiosi!

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  2. grazie mille, non conosco il libro ma conosco i papa boys...

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