Una volta Atena mi disse che aveva tre gatti - di cui uno zoppo – e due conigli nani.
Abitava in una grande casa di campagna circondata da pini, pioppi e salici piangenti; parlava con gli alberi, le piaceva ascoltare il fruscio del vento tra le foglie e il profumo della resina.
Atena era simpatica, non molto alta e con i capelli neri tagliati con una frangetta che le cadeva sul viso regolare, il naso abbellito da una gobbetta e le mani perfette, sempre curate. Ogni mattina annaffiava le sue piantine di basilico e le margherite, i girasoli e le rose, le petunie, i gerani e le pervinche. L’avevo conosciuta mentre sfogliavo un libro di poesia giapponese nella mia libreria preferita, Atena stava osservando a bocca aperta un gigantesco libri sugli animali selvatici; mi colpì fin da subito per la sua bellezza innocente e l' eleganza innata.
«Le piacciono gli animali?» le chiesi senza il timore di essere respinto.
«Si, molto più degli uomini.»
Aveva una voce bellissima e degli occhi nocciola stupendi. La guardai ancora un po’ e poi continuai:
«Pensa che anche loro abbiano un’anima?»
«Certamente, i miei gatti e i miei conigli sono esseri straordinari»
«Sa, io sono allergico al pelo del gatto e del coniglio.» le dissi in maniera simpatica ma lei parve non capire la mia battuta, era una persona tutta d’un pezzo e per rimediare le chiesi se le andava di bere qualcosa al bar. Accettò quasi subito. Bevemmo due the alla vaniglia e mangiammo degli ottimi dolcetti alla frutta; Atena era speciale anche nel chiedere il conto: non una parola in dialetto, non una mancanza di rispetto verso il cameriere.
Trascorremmo un pomeriggio stupendo, grazie a lei ho scoperto che l’eleganza, il fascino e la cultura sono di primaria importanza in una donna, tutto il resto passa in secondo piano.
La sera, dopo averla riaccompagnata a casa, mi sfiorò le labbra con un bacio che aveva il sapore del miele d’estate. I suoi occhi nocciola brillavano sotto la luce della grande luna piena.
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