Una sera di otto anni fa, incontrai una rosa e subito desiderai farne la mia sposa.
Ma l'illusione durò lo spazio di un solstizio, e ratto sbarcai nella sensazione di sentirmi un cretino.
Ma certi viaggi son lunghi da fare per chi non ha un navigatore nella testa e ha dentro di sè il coraggio delle proprie emozioni.
Il solstizio d'estate mi regalò il suo sguardo, palloncini nel cuore, e stelle filanti nel telefono, poi un dedalo d'arabeschi sgargianti composti da mani che s'allacciano, bocche che si sfiorano.
La fine fu un lembo di un fazzoletto sgualcito e sfatto come i suoi capelli al vento di primavera e parole scritte sui muri di una stanza.
Ma non c'è perdita nell'acquisizione di una doppia consapevolezza: gli esseri umani sono pianeti che girano intorno e la mutanda bianca è il salvagente di un'anima a rischio.
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