Da sei mesi Antonio, non capiva piu' nulla.
L'ultimo strappo era stato troppo forte.
Violentato nell'intimo, disgustato all'esterno, vagava nei recessi piu' oscuri della citta',
cercando una soluzione plausibile a quello che gli era accaduto.
Ma nel caos disorganizzato cittadino era impossibile alzare il baricentro della propria autostima senza sentirsi una vita in fuorigioco.
Solo nei posti dove per contratto s'era obbligati a star in silenzio riusciva a trovare un po' di pace.
Quella che gli serviva per uscire dal circuito chiuso dei propri pensieri ed articolare quelle parole che aveva accantonato accatastate in elefantiache poesie che nessuno avrebbe mai letto. Nemmeno, chi per ultimo, l'aveva ferito.
In fondo, non erano altro che rantoli. Rantoli in versi. Gli ultimi respiri di un'anima che non viveva piu' un rapporto equilibrato con il presente e vegetava negli accesi spasmi di primaverili ricordi su cui era sceso l'inverno da un pezzo.
Immmerso in questi mesti pensieri, fu stordito dal frastuono di una disputa verbale tra vecchi congiunti che di tirare le cuoia non avevano proprio nessuna intenzione.
Appena li vide , Antonio trasali' colto dal sospetto di una catastrofe imminente: per lui fin da piccolo, i grandi non eran altro che bambini andati a male con una concezione inquietante dello stare insieme misurabile in piatti rotti, bicchieri frantumati, neonati espulsi in fretta da vagine feroci e indifferenti arbitre di vite sghembe, diseguali ed infelici.
Il frastuono intanto aumentava a dismisura alieno di un rigore che l'umanita' aveva smarrito chissa' dove.
Antonio dal canto suo, avrebbe voluto intervenire. Aveva lavorato troppo a lungo in un archivio regionale per non riuscire a dirimere una pratica cittadina.
Ma come comportarsi con due anziani incancreniti dalle loro antiche certezze?
Intervenire era vietato. Innaturale. Impossibile.
Decise quindi di non fare nulla, saldandosi una volta tanto al contesto, fermo ad ascoltare.
C'era una coppia di pitoni aggrovigliati, dentro la teca dell'esposizione alla mostra di rettili del Museo di Storia Naturale (e ' qui che l'aveva portato il suo odierno cogitare a quanto pare), e dal groviglio spuntavano due teste ma solo una coda.
Ferma di fronte alla teca, una coppia di visitatori, marito e moglie, (a quanto pare la solitudine non aveva annichilito la sua percezione del consesso umano), discuteva da un po' di tempo con animazione: (anche l'udito rispondeva bene evvai).
- Guarda... sono due!
- Perche' dici che sono due?
- Non lo vedi che spuntano due teste ?
- Ma c'e' una coda sola!
- L'altra sara' nascosta.
- Impossibile! Si dovrebbe vedere in qualche modo...
-E allora quanti sarebbero, secondo te ?
- Uno solo, e' logico!
- Ma ci sono due teste!
- Insomma, ragiona! Ogni cosa ha la sua logica e , se ha un inizio, deve avere per forza anche una fine!.
Ascoltare quegli anziani era servito. Il sudore iniziale, s'era tramutato sul suo volto, nel sorriso di una piacevole sorpresa.
Forse l'ennesima tormenta del cuore sarebbe finita, le cose si sarebbero messe a posto, e anche lui avrebbe trovato la sua strada.
In fondo, "Ogni cosa ha la sua logica e , se ha un inizio, deve avere per forza anche una fine!."
Tornando a casa, riflette' a lungo sulla battuta conclusiva di quello strano dialogo.
Bloccato sull'autostrada da una coda che avrebbe fatto invidia ai pitoni del Museo di Storia Naturale, Antonio penso' a quanto gli rimaneva da fare per assurgere a quella funzione che la societa' gli aveva da tempo assegnato, e a tutte le puntate di Un giorno in pretura che aveva visto.
In vita sua, non aveva mai ascoltato una sentenza cosi' straordinaria.
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