Quando l'Italia era un covo di piccoli Matusalemme assetati di potere (Berlusconi in primis), ho imparato che i soldi fanno uccello.
Oggi che i Matusalemme hanno arretrato il loro raggio d'azione di qualche metro, e nuove leve cercano di mettersi in mostra, scopro che vengono accolti con ribrezzo e fischi.
E' accaduto ieri al piccolo Sebastian Giovinco.
La questione, oltre che legittima riprovazione, suscita qualche sospetto e mette a nudo una sconcezza tutta italiana che il quieto vivere non copre e il pallone racconta in tutta la sua evidenza.
Per la societa' italiana le dimensioni contano e pure parecchio.
Non mi riferisco al sesso quanto all'imponenza fisica che determina importanza, fascino, durata.
Quella che serve a stare in piedi su un presente incerto, sdrucciolevole, scivoloso.
Su un domani che non c'e' e si trascina lontano in posti inattesi.
E' accaduto ieri pomeriggio al piccolo Sebastian nel giardino di casa sua (lo Juventus Stadium).
Accade tutti i giorni ad ognuno di noi nei corridoi di tutta Italia dove pronti a dar l'anima per un futuro migliore, siamo rispediti al mittente da una tendenza, un momento che vede l'estero contare piu' del prodotto interno lordo e una metodologia valere piu' della qualita' che e' bandita ancor prima d'esser messa alla prova.
La crisi e' anche questa cronica incapacita' di puntare sulle proprie risorse solo perche' non fanno tendenza, mobilita', notizia.
Farebbero intravedere un'orizzonte pero'.
Al momento assente, scuro, schivo, franoso e quel che e' peggio, senza un Conte pronto a tutto per schiuderlo.
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