domenica 5 giugno 2011

Sfumature

I palazzi che sovrastano la stazione di Belvedere sono degli enormi blocchi grigio fumo, un residuato post industriale degli anni ‘70 che stona violentemente con il mare azzurro che li circonda. Il treno è in perfetto orario ma avanza sobbalzando, il cornetto che ho mangiato a colazione mi sta risalendo per il naso come un grosso rigurgito alla crema. Ho sonno ma cerco di leggere qualcosa dal giornale, così per distrarmi un po’; dopo la mucca pazza e l’influenza suina ora tocca ai cetrioli killer: sono davvero preoccupato anche se i cetrioli non mi sono mai piaciuti, sia nei film porno  che negli hamburger del Mc Donald’s. Il treno si ferma, salgono una ragazza e una grassona bionda carica di valigie che nonostante l’intera carrozza vuota, sceglie di sedersi accanto a me. Continuo a leggere  ma lancio occhiate furtive alla ragazza, cercando di individuare  il segno delle mutandine al di sotto dell’abbronzatura da sballo che le colora il corpo; è un bel tipino non troppo alto con un fuseaux bianco, i capelli neri e un paio di zeppe uscite dagli anni ‘90. Sfodero un sorriso gigante ma non funziona, alle donne piacciono i ragazzi atletici e col petto depilato, di quelli come me non sanno che farsene. Bevo un sorso d’acqua e mi giro verso la grassona; stava divorando un panino gigante con la mortadella. Mi guarda in modo cagnesco, ha paura che le rubi la merenda.
«Manca ancora molto per Scalea?» mi domanda all’improvviso. Parlava come cugino Itt ma  con due patate bollite infilate nella bocca.
«No, non tanto» le rispondo con la mia solita indifferenza.
Le dieci meno cinque minuti e sono già a Diamante; c’è gente che corre sulla banchina, che attraversa i binari nonostante i divieti.  Non capisco tutta questa fretta di fare le cose. Gente che va su e giù per le scale, per i marciapiedi e nelle strade delle città, macchine nel traffico, sotto il sole rovente, parcheggiate in terza fila, persone che si allenano sui tapis roulant o con i vogatori per diventare belli come Raoul Bova, gente che va in discoteca e nei locali il fine settimana. Persone sempre in movimento come tante formiche operaie, tutti servi di un Grande Sistema. Abbiamo perso il vizio di stare fermi anche solo per un’ora, di sdraiarci sul letto e guardare il soffitto pieno di macchie.
«Mio marito dice che sono grassa e che devo dimagrire.»
« Giusto un po’.» le dico per farla stare bene. Aveva finito il panino con la mortadella e ora stava sgranocchiando degli orrendi cracker al formaggio.
«Ma io sono bella dentro, ho un’animo sensibile! Tu ci credi alla bellezza dell’anima?» mi grida inondandomi di saliva.
« Sono tutte cazzate, sei solo una cicciona con dei capelli orrendi e un culone  grosso come un elefante! La vedi quella ragazza di fronte a me? È una figa da paura! E tu non sarai mai come lei!»
avrei voluto gridarle questo invece mi limito a dire:
«Boh…»
Mi guarda come offesa, le donne hanno bisogno di rassicurazioni specialmente sul piano psicologico.
Finalmente arriviamo a Scalea, la grassona bionda scende lasciandomi da solo con la ragazza col fuseaux bianco. Riprendo a leggere il giornale quando all’improvviso mi sento chiedere:
« Dove scendi?»
«Alla prossima.»
«Sei favorevole al nucleare?»
«No.»
«Alla privatizzazione dell’acqua?»
«No.»
«Alla riapertura delle case chiuse?»
«Si, tutti hanno il diritto di scopare.» le dico con la massima naturalezza possibile. Se devo scegliere dove passare un’oretta  con una squinzia preferisco farlo a casa sua, nel suo  letto, piuttosto che nella mia auto.
«Io sono una puttana.» mi dice con un tono di voce basso, vergognandosi del suo stato sociale.
«Lo sospettavo!» ammetto  tutto felice.
« Per 50 euro mi vendo anche l’anima!» mi risponde ringalluzzita da un momento di euforia.
«Cazzo, Giuda ha venduto Nostro Signore per 30 denari!»
«Ehhh? »
«Niente, sfumature.» concludo  alzandomi in piedi.
Mi affaccio al finestrino e vedo in lontananza il  mio paese, un mucchio di case adagiate sulla costa, rifugio sicuro per napoletani squattrinati e cinesi imprenditori. Scendo dal treno e mi fermo quel poco per vederlo scorrere sui binari in direzione nord.  Una cornacchia vola gracchiando sopra la mia testa. Di lì a poco avrebbe cominciato a piovere.

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