martedì 10 maggio 2016

Così rimane Corona

Accidenti che imbarazzo, che angoscia, che disperazione, che sconforto, e che incontenibile sensazione che l' impudenza risulti sempre a galla, durando sdentata e  tracagnotta  alle onte del tempo.
Terribile, dopo tanti anni, ritrovarsi davanti al "Maurizio Costanzo Show" e arrendersi all'evidenza del vecchio che    non demorde e nel vuoto postmoderno occupa superfici e seguiti.
Cos'altro è, il 7 e oltre per cento di share, se non la conferma che il pubblico - un certo immarcescibile tipo di pubblico - apprezza l'incrocio tra l'antico e l'evitabile?
Inutile, in fondo, ricoprire di critiche Costanzo e la Loggia CG (quella trasversale del Cattivo Gusto).
Questa volta la (ver)gogna grava su chi da casa non si ribella premendo compatta il tasto quattro del telecomando. Non è ammissibile e tollerabile, l’ostinazione con cui Costanzo bracca il peggio – onorando Fabrizio Corona , perché racconti la sua difficile storia -.
Sepolta dall’avvio, da maleducazione e strepiti.
E basta!
Perché accettare questo mattatoio  viscerale, questo assiduo sdrucciolare verso gli inferi catodici?
Non è - attenzione - un semplice (re)flusso di toni vintage, ma la tracotanza di una tendenza che fa della furberia un feticcio, e che sfrutta la smania dell’ego di turno permettendogli  di inscenare la sua personale sceneggiata.
Avarizie di un film molto amaro.
La notte della tele-repubblica che resuscita dalle sue ceneri, e ribadisce la strategia del gigante Mediaset:
rinunciare in blocco all'ipotesi di un futuro, riciclando i simboli dell'Italia che fu.
In questo caso  Corona. Fabrizio Corona. E la Bonaccorti. E Cecchi Paone. C'era la Boralevi. C'era anche la D'Eusanio. C'erano fior fior di giornalisti. C'era un pubblico micidiale. C'erano gli stacchetti al pianoforte che un tempo eseguiva il mastro Bracardi e oggi non so. C'erano i "consigli per gli acquisti". C'era il celebre sgabello di Costanzo. Ho chiuso gli occhi e li ho riaperti: erano ancora tutti lì. Ho spento la televisione: si è riaccesa da sola. C'era Rudy Zerbi che urlava con Nuzzi che urlava con Cecchi che urlava con la Bonaccorti. L'ho buttata dal sesto piano (la televisione, non la Bonaccorti): un secondo dopo mi hanno bussato alla porta. Era la televisione con dentro Costanzo. Mi fa: "Stai affà la cuvva sudde, eddai". È rientrata. Si è rimessa al suo posto. E allora ho seguito il dibattito più incredibile degli ultimi 424525 anni di talk show.
In pratica la questione era "Corona è vittima del sistema o ha trovato un sistema per risultare vittima?". La cosa agghiacciante è che tutti erano molto seri, come se fosse una questione davvero importante. Mi aspettavo che tra una domanda e l'altra a un certo punto un illuminato in platea alzasse la mano: "Posso chiedere una cosa io?". E Costanzo: "Cettamente può dite que' che je pare". E l'illuminato: "E sticazzi?". Ma non è successo.
A un certo punto Corona ha guardato Paone e gli ha detto "sai cosa ti dico Cecchi?". In quel momento è andato via l'audio. Paone ha lasciato lo studio indignato. La gente ha iniziato a produrre urla belluine. Sembrava un racconto di Ammaniti. Alcune signore che potrebbero avere l'età di mia nonna hanno gridato "Fabbbbrizzzio per me resti un mito!", altri il classico "ha pagato oltre i suoi demeriti povera stella!". Che poi sarà anche vero, ma il fatto è che Corona aveva le guance viola, truccate tipo Clio Make Up. E la Bonaccorti aveva una permanente pazzesca. E la testa di Nuzzi friggeva e brillava ben oltre il Quarto Grado, pareva una casseruola. E tutti urlavano e avevano colori e sguardi strani. Sembrava davvero una scena tratta da "l'Avvocato del Diavolo". Ma senza Keanu Reeves, Al Pacino e Charlize Theron. Quella che una storia difficile  da raccontare l’avrebbe davvero ma tutti la ricordano solo per uno spot della Martini dove le si scuce il vestito lasciando intravvedere un  fondoschiena vecchio di venticinque anni. Troppo  poco forse,
per meritare il brivido di una nuova messa in onda. C'è ancora Costanzo mentre ci penso . In una tv che neutralizza l'illecito.  Così  rimane Corona.  Solo  Corona che a un certo punto dichiara "esiste un archivio Corona di foto, ma lo brucerò" e poi "la droga è la più grave malattia dei giovani!". Che per carità, sarà anche vero, ma pure degli adulti, degli anziani, dei Lanzichenecchi, degli autori Tv e di quelli come me che predicano bene ma alla fine son rimasti incollati a guardare tipo scimmie ammaestrate, orzowei.


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