martedì 31 gennaio 2012
I love stopper
Quando ero piccolo avrei voluto fare il calciatore. Ma non ho potuto. Se avessi potuto comunque avrei voluto essere uno stopper. Sì proprio così uno stopper. Ma non ho potuto,non potevo. Mi sarei fatto troppo male. (Dal Vangelo secondo gli Altri). Amen e così sia.
Così mi accontentavo di sognare davanti alle figurine Panini ed era un bel sogno. Davanti a quelle foto tutte le mie difficoltà sparivano e restavano solo le mie riflessioni ed una convinzione: Dei ruoli sul campo lo stopper è il più inquietante. Tra le squadre di calcio la “mia” Juventus è la più sconcertante. Logico, quindi, che gli stopper della Juventus siano personaggi affascinanti. Ho avuto il tempo di studiarli dall’infanzia. E la colpa è del mio “clan”. Bisogna sapere che la mia famiglia è una grande collezionista di figurine e così ho potuto farmi una cultura sugli stopper juventini dagli anni 60 fino ad oggi. Erano tempi felici per l’Italia in cui l’Inter vinceva e la Juve si entusiasmava per una solitaria Coppa Italia (1965). Lo stopper bianconero di quei tempi era Giancarlo Bercellino, che a dir la verità non conoscevo e che trovo così descritto in un trafiletto su un giornale “Berce Roccia lo John Wayne che sospirava per la Juve”. In effetti, il personaggio era interessante. Non solo aveva una mascella cinematografica ma era conosciuto, regalmente come Bercellino I. Suo compagno di reparto (formazione alla mano) era Sandro Salvadore che mi sembrava un errore di stampa. Per portare al successo quella Juve occorreva un Salvatore con la “t” (ma per fortuna non perdeva tempo con le squadre di calcio, tanto più con quelle di Torino). Detto questo Salvadore non mi dispiaceva. Aveva una bella faccia da italiano, col capello bruno a spazzola e lo sguardo all’orizzonte- o almeno così lo ritraevano le figurine dell’epoca. Sono certo che piaceva ai neorealisti, al sindacato e alle turiste tedesche. A smentire tutti sulla teoria secondo la quale gli stopper juventini sono tutti brutti e antipatici fu Francesco Morini. Quello stopper bianconero aveva i capelli biondi, la faccia angelica e il sorriso di un giovane inglese, quelli che studiavano nei college d’Oxford e diventavano spie russe, atleti olimpici o archeologi in Egitto. Dimenticavo: il bel Morini picchiava come un fabbro. Ciò non fece che accrescere la perfidia bianconera. Solo la Juve poteva avere un difensore spietato con la faccia da gentleman. Quelli dell’Inter avevano Burgnich che non andava leggero. Una volta l’ho visto in TV ed il suo primo piano era una dichiarazione d’intenti.
Continuo a sfogliare placidamente l’album dei ricordi quando all’improvviso un brivido mi corre lungo la schiena E m’imbatto in Claudio Gentile. Ragazzi. Chiamarsi in quel modo era una provocazione. Era come se la Henger si fosse chiamata Eva Pudica e il vero nome di Andreotti fosse stato Giulio Puro. Dopo Gentile, è arrivato Sergio Brio. Altro cognome ingannevole. Sotto le sue cure ruvide, i centravanti non si divertivano per niente, Dopo Brio che per quanto era alto avrei visto bene in una partita fra tronchi d’albero (che so: querce contro faggi, platani contro pioppi), è arrivato Dario Bonetti del quale ricordo la folta chioma bionda (ma era tutta sua? Boh! Mistero glorioso), seguito da Jurgen Kohler omonimo dell’autore di Pauline la donna che visse nella casa di Hitler( controllate: è vero). Poi è toccato a Pietro Vierchowod il sopranome con cui Bobo Vieri un tempo chiamava la fidanzata Elisabetta Canalis. Io che la ragazza l’ho vista chissà perché mi ostino a trovare differenze tra i due.
E’ qui nasce il problema.
Era un giocatore aperto e simpatico così come Ciro Ferrara e questo non va bene: gli stopper soprattutto quelli della Juve devono essere riprovevoli. Per fortuna è arrivato Mark Iuliano al quale imputo due colpe a) un fallo da rigore su Ronaldo nel 98 cui non è seguito alcun rigore b) un nome che finisce con la kappa. Poi è arrivata la versione calcistica di Mike Tyson vale a dire a Paolo Montero che mi spiazza completamente. Finalmente un cognome senza contraddizioni. Aveva un cognome, una faccia e uno stile da stopper.
Oggi che la Juve è tornata a primeggiare abbiamo in quel ruolo Barzagli e Chiellini. Sono alti, educati hanno dentature perfette e sorrisi ammalianti e sembrano due attori di Hollywood. Ma in campo non fingono e a Conte va bene così e pure a me dopotutto.
La Juve è prima in classifica. Non era facile con un nuovo allenatore in panca e nuovi giocatori in campo.
Secondo me, la Juve sta cercando di ingannarmi ancora una volta.
Ma non importa. In fondo, questo è un dolce inganno… Il mio.
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