giovedì 8 luglio 2010

Olanda - Spagna :Quando gli scarti diventano primiizie


Quand'ero piccolo mi hanno sempre insegnato ad accontentarmi. Per cui ne sono certo: non mi strapperò i capelli ( non ne ho) guardando la prossima finale dei Mondiali. Una finale inedita per un campionato che non ha detto nulla di nuovo sul piano tattico ne sul piano dei nomi da spendere con gli amici sotto l'ombrellone sognando un giorno di poterli ammirare nel nostro mediocre campionato.
Tralasciando commenti sulla nostra nazionale nella quale ( è vero Biagio?), non avevo mai creduto, ci si aspettava qualcosa di più dall'Africa e dalle sue numerose rapperesentanti. Ma ogni attesa è rimasta delusa. Ci si aspettava tantissimo dalla Costa D'Avorio di Didier Drogba ma Sven Goran Eriksson non è Carlo Ancelotti è la frittata è fatta. Purtroppo il flemmatico svedese era andato lì solo per soldi, senza integrarsi mai nel complesso mosaico africano. E' così la Costa D'Avorio ha recitato la parte di spettatrice non pagante. Stesso dicasi per il Camerun cui non è bastato un Etoo' versione pater familias per passare un girone che con più calma era abbordabile. Ma Paul le Guen non è Josè Mourinho e i risultati si sono visti. Le faide interne non aiutano le famiglie figurarsi le squadre di calcio.
Non è un caso che l'unica africana rimasta in gara fin quasi l'apoteosi della semifinale è stato il Ghana di Rajevac da più tempo in Africa che ha saputo proporre un calcio vibrante a tratti anche divertente con un Gyan Asamoah passato pressochè inosservato in Italia con le maglie di Udinese e Modena e che io riprenderei al volo per la sua capacità di svariare su tutto il fronte d'attacco (Napoli fatti furbo).
Detto del continente africano passiamo al Sudamerica.
Il Brasile è molto diverso dall'Italia. Per sua sfortuna è stata guidata da uno (Dunga) che di attacare non ne voleva proprio sapere e tradita da un'altro (Melo) che in questo Mondiale non doveva proprio starci. Al Sudamerica sono mancati i piedi buoni e quelli che ci sono stati (Kakà, Ronaldp Cristiano) non si sono visti.
Il primo, conferma l'anatema per cui chi va lontano da Milano poi non ne imbrocca più una (Schevchenko docet). Un paio d'accelerazioni e poco più e tanti pensieri per Mourinho il quale, comunque non avrà problemi a rigenerarlo. Di Ronaldo neanche l'ombra. Chissà, forse pensava già ai dodici milioni che deve dare alla madre in affitto di suo figlio. Non avrà problemi neppure lui.
Chi questo Mondiale doveva vincerlo senza problemi era l'Argentina del Pibe De oro Diego Armando Maradona. Ma quando rinunci a Samuel per far spazio a Burdisso, quando lasci a casa a Javier Zanetti per Otamendi senza parlare di Cambiassso (per Rodriguez) e releghi Milito in panchina non sei sfortunato: te la sei cercata e basta. C'era pur sempre Messi direte voi. C'èra? rispondo io perchè io non l'ho visto.
Rimane quindi la concretezza europea al comando di questo Mondiale. Rimane il fulgido esempio tedesco i quali canzonette furbette a parte, hanno saputo immettere forze fresche in una squadra che dieci annni fa sembrava finita.
Rimane l'organizzazione tattica e il possesso di palla spagnolo. La nouvelle vague olandese guidata da quel Re Mida di Wesley Snejder. Anche lui rivitalizzato da quel Red - Bull deambulante di Mourinho. A non dire di quel satanasso di Arjen Robben. Uno che a 26 anni sembra mio nonno a 70.
Una doverosa parola per l'Uruguay di Oscar Washington Tabarez. Anche lui meteora in Italia sulle panchine di Cagliari e Milan.
Lui ha mostrato quel coraggio che i suoi colleghi su panchine più rinomate non hanno avuto dimostrando ancora di più che non bisogna essere presuntuosi nella vita ma disponibili e aperti al confronto. Con tutti. Senza farsi prendere da manie integraliste. Così vengono le guerre. Così si perdono i campionati mondiali. Così ci si deve accontentare. Come da bambini quando al posto della torta di compleanno ci si doveva accontentare del tronchetto di cioccolata. Non era proprio uguale alla torta ma ci si doveva accomtemtare. Come Spagna - Olanda. Non è proprio Italia - Brasile, ma ci si deve accontentare.
Perchè chi si accontenta gode. E forse, a volte e pure più felice

Nessun commento:

Posta un commento