martedì 21 settembre 2010

Curiose epidemie autunnali: l'invasione dei PCS


Oggi è il primo giorno d'autunno. Guardo fuori dalla finestra. Non ci sono dubbi. Le foglie cadono ancora incurvandosi e inchinandosi al passare del tempo. Ma al mondo non ci sono solo foglie. Purtroppo ci sono anche gli esseri umani. Alcuni non troppo da esserlo davvero altri pure troppo purtroppo. Quando il tempo era una villa con piscina e non come adesso un'acciuga tra un succo al mirtillo e o mela verde è una fetta biscottata agguantata al volo prima di partire per un lungo viaggio (ahimè l'ho sempre detto di non scrivere nulla con la radio accesa)... per me questo mese significava ritornare in palestra a sudare sotto il neon che sembrava essere lì pronto a regalarti gioie impossibili da provare qui sulla Terra: e invece niente. Come tutte le illusioni essa era ingannevole e non durava poi così tanto da lasciarti l’impressione che quell’attimo dapprima cosi vicino, non fosse solo un momento non vissuto. Uno dei tanti. Sia come sia ,con l’esperienza acquisita in questi anni, tra pesi e addominali vari,( a spizzichi e mozzichi con questo fanno 15), ho imparato che settembre se da un lato fa ingiallire le foglie degli alberi, dall’altro fa nascere una categoria di persone assai stramba, e per questo degna d’attenzione, Sto parlando dei Pantaloni Corti Sempreverdi, (che siccome il nome è troppo lungo, e non vorrei avere morti sulla coscienza, fin d’ora chiameremo più semplicemente PCS. I ringraziamenti a dopo prego) per i quali, con l’arrivo dell' autunno inizia il periodo più bello dell’anno: possono raccontare ciò che hanno fatto d’estate senza testimoni, il che non guasta e programmare quanto (non ) faranno d’autunno. Pare già di sentirli, negli uffici, mentre spiegano quale cambio hanno usato, quanti punti hanno fatto, come hanno superato discese, salite, pendii, resistenze della moglie. La vanità sportiva ha sostituito la boria sessuale. Le mogli dei PCS sagge trentenni con figli, testa e zaini sulle spalle, ormai non si preoccupano più delle scappatelle. Queste nuove “regine del focolare domestico” hanno ormai acquisito insieme alla parità, preoccupazioni postmoderne: per loro oggi, una mountain bike è più tenuta di una procace ventenne. Il cuore del marito, oggi, rischia soprattutto in salita anziché in orizzontale. Io ne conosco (e visti) molti di questi “pantaloni corti sempreverdi”.Questo mi ha consentito di farmi un idea ritengo abbastanza valida sul problema. Ve la spiego. Con gli anni mi sono convinto che non è machismo quello che spinge tale generazione a lanciarsi in eccessi sportivi sotto gli occhi pazienti dei figli, che non hanno mai visto tanta foga fuori dei cartoni animati. Non è neppure una questione di moda. Battersi con un windsurf che non vuole andar dritto è uno sforzo omerico, e le mode dilagano in Italia soltanto quando non richiedono fatica (pensate al movimento punk: a nessuno di noi e mai venuto in mente di bucarsi il naso con una spilla da balia. Abbiamo invece puntato con decisione sulla tintura dei capelli, attività notoriamente indolore). Ciò che spinge il PCS è misterioso. E’ un miscuglio di salutismo, nostalgia e cupa determinazione. Siamo di fronte ad una generazione che in gioventù ha corso dovunque, sceso pendii e risalito spalliere, mulinato mazze e racchette, picchiato, tirato, acchiappato e colpito palle d’ogni dimensione. Tornare a fare queste cose è una piccola gioia (se ci si riesce) una sfida (se non ci si riesce più. Altrimenti ci s’infila nel tunnel delle parole crociate giocandole male e combinandole peggio). Per evitare problemi cari parenti e amici dei PCS, mi corre l’obbligo dirvi di prestare massima attenzione ai primi, inquietanti segnali di PCS. Dopo, è difficile intervenire. Si comincia, di solito, con la Scoperta, che avviene su una bilancia o davanti allo specchio (mai avvicinare i due strumenti: scoprirsi panciuti e sovrappeso è letale). Il PCS annuncia, in quel momento, che riprenderà “a fare sport”. Notate la genericità del proposito. “Fare sport”, senza indicare quale. Un giorno, siamo alla fase due, ricompaiono le scarpe da ginnastica (vecchio modello Adidas del 1995, tirate come la faccia di certe signore in tv, scegliete voi quale. Io punto su Raffaella Carrà, a proposito, qualcuno ha mai contato i suoi fagioli? Io ci ho provato, quello che poi sono diventato è il risultato di questa insana passione, e siccome il risultato attuale non è granché mi raccomando: per il vostro bene non fatelo mai! ). Il PCS, sotto lo sguardo costernato della moglie, parte al galoppo, ma è già al trotto alla prima curva. Come torna, care amiche, credo lo sappiate. La fase tre riguarda la scelta dello sport. Elencherò ora alcune tra le discipline più popolari, indicando tra parentesi, le conseguenze più comuni alcune sperimentate altre raccontate: tennis (tendinite), pesi in palestra (stiramento), calcio (contusioni), motociclismo (mal di gola), basket (palla in faccia). Uno sport tra i tanti, però si salva: è il nuoto. Sì proprio lui, il nuoto, uno sport notoriamente benefico: bisogna farlo, però, e non limitarsi a guardare l’acqua. La bicicletta, infine, permette bluff mirabili chi va a controllare il contachilometri? C’è solo un problema: può ridurre un affermato manager a vestirsi come Arlecchino e camminare come Charlot. Quando lo vedrete passare, salutatelo, ma permettete che vi dia un consiglio: non chiedetegli di rispondere. C’è chi ha alzato un braccio, ed è rimasto in quella posizione per un mese.

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