Devo far presto. Prima che gli opinionisti di turno si scatenino sull'argomento.
Sono passati 9 anni da quell'11 settembre ed è il caso di preoccuparsi. Non già del pericolo di nuovi attacchi ma per la recrudescenza di un fenomeno che in questi casi e in queste date, raggiunge il suo inquietante acme: la retorica e tutto il carrozzone di luoghi comuni che, giova ricordarlo, sono come gli escrementi: più tenti di evitarli più ci caschi dentro. Senza trovare fortuna purtroppo. Semmai invece dimostrando che noi uomini moderni possediamo una dose straordinaria di pigrizia che ci spinge ad attaccarci allo stretto manico del già detto piuttosto che andare a vedere che cosa c'è dopo, oltre, dentro le cose, i fatti, la vita.
Non ho ancora acceso il televisore. Ma ne sono certo: qualcuno ne troverò di questi tuttologi in giacca e cravata dall'espressione perennemente accigliata e la bocca pronta a dire solo sciocchezze. Ci vorrebbe un'unita speciale che impedisse agli esseri umani di dire fesserie ma temo che non si istituirà mai. Sarebbe un'assunzione di responsabilità troppo grande da parte loro. Per cui oggi non avrò scampo: ascolterò precisazioni irritanti, paragoni offensivi, condanne senza appello della politica americana. In ordine sparso. Così senza badare alle porzioni e alla quantità. Il mondo tanto è pieno di obesi. Sia chiaro non è mia intenzione difendere ne attaccar nessuno. Quello che l'America ha fatto in Afghanistan è stato mostruoso,inutile e crudele. Scegliete un'aggettivo. Ne avete tre a disposizione.
Non c'è bisogno di saccheggiare il dizionario per definire invece, l'11 settembre. Incocepibile, assurdo e mostruoso. Anche dal punto di vista televisivo purtroppo.
Nove anni è un ragazzino di quarta elementari con 4000 amici su Facebook, una decina di indirizzi e - mail, un mega profilo su My Space e piccoli turbamenti di cuore per una ragazzina che un giorno gli sorride e l'altro no.
Come spiegare l'11 settembre a un ragazzino di nove anni? Non lo so. Sono convinto che se ci provassi lui penserebbe che si tratti di un film, di una cosa inventata e non escludo che ci sia qualcuno anche più grande, che lo pensi davvero.
E' invece è accaduto sul serio. L'ostentazione dell'onnipotenza che spaventa tutti i regimi arabi, ha generato la reazione e la reazione ha generato l'attacco. L'attacco ha prodotto due risultati che secondo me gli attentatori non avevano previsto: (o almeno, uno sicuramente no), l'uno chiaro, lampante diretto è l'attacco delle Torri Gemelle l'altro, la crisi dei rapporti tra l'America e il resto del mondo. L'Europa in particolare.
La prima questione la lascio agli opinonisti di cui sopra e ai politologi io vorrei tentar di parlare dei pregiudizi che rovinano i rapporti d'amicizia, di lavoro, d'amore e anche collaborazioni (America Resto del Mondo in generale, Europa in particolare), decisive per le sorti del pianeta. Di chi è la colpa in questi casi? Facile: di tutti e due, di tutti quanti.
Loro (gli americani), sono presuntuosi, ignoranti e disinformati e hanno in sè lo spirito di Narciso: non hanno bisogno di nessuno e sanno rigenerarsi continuamente. Come le lucertole.
Questa spocchia mascherata d'autorità, riduce il resto del mondo (l'Europa in particolare), ad un parco giochi di periferia pieno di attrazioni interessanti: l'Inghilterra e la nonna paziente con problemi di meteorismo, la Francia il giardino dei ladri irriguardosi (ci hanno rubato la Gioconda, Monica Bellucci, Carla Bruni), la Germania la fumosa birreria. E noi? Un centro bessere dove allenare la propria sensibilità. Ma proprio tutte le sensibilità. Anche quelle meno nobili. (Capisc'iamme).
Per capirlo basta guardare alcune pubblicità o ascoltare qualche discorso del Cavaliere: piene d'assurde e fasulle suggestioni di straordinaria potenza e acclarata rispettabilità del tutto risibili e approsimativi (anche grammaticalmente).
Occorre esser onesti però. Almeno qui. Almeno tra noi. Il resto dell'Europa commette nei confronti dell'America altri errori non meno gravi e bisognosi di correzione. Ne abbiamo di tante e per tutti i gusti: la gelosia inglese, l'analiticità francese, l'adorazione tedesca e l'odio - amore italiano. Fateci caso: Guardatevi dentro; scoprirete che è proprio così. Quanti di voi vogliono andare in America? Quanti di voi da piccoli non hanno pensato almeno una volta "Voglio andare in America?" L'America è amata di un'amore pazzesco da piccoli e odiata di un' odio puerile da grandi.
Eppure basterebbe poco per uscire dal luogo comune e trovare un punto d'equilibrio.
Basterebbe pensare a tutti quelli (anche italiani), che hanno costruito l'America e l'hanno aiutata a diventare quella che è : un puzzle composto da tanti piccoli pezzi d'altre nazioni saldate in un'unica corazza.
Ma dobbiamo riconoscerlo: il luogo comune ha una maggior presa sulle masse e omonogeizza i concetti trasformandoli in preconcetti e cristallizzandoli in pregiudizi. Duri a morire quelli come Bruce Willis e le lucertole.
E quindi vai col valzer dei luoghi comuni che ci spinge a guardare l'America con supponenza e arroganza, servilismo e ipocrisia.
Accerchiati tra quelli che li considerano rumorosi elefanti e quelli che li ritengono spacconi ignoranti una persona normale non sa decidersi.
Deve documentarsi ma le nefandezze di Bush junior appena mitigate dall'evangelico Obama non possono confondersi con lo spirito di una Nazione di cui il mondo ha ancora bisogno.
Questo i professionisti del luogo comune stasera lo diranno. Me lo sento. Ma sono contento lo stesso. Perchè a volte, anche le tartarughe giocano d'anticipo.
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