Andrea
Pirlo è uno sberleffo cortese alle leggi della fisica, vivo, vegeto, juventino
fino a ieri. Chiomato, calmo, un po’ dolente. Almeno fino a quando non entra in
campo e t’insacca una punizione maledetta. Geniale Andrea Pirlo. Con quell’ingiuria
pendente sulla vita non andrà all’inferno nonostante tutto. Perché Pirlo come la
qui omessa invettiva è una deviazione dello
spirito. Una fascinazione irrinunciabile
del rettangolo verde come dello spiazzo della vita. Maestro Splinter trasmigrato
nel Re Leone: la pettinatura è quella.
Bresciano,
classe 1979, ha giocato quattro stagioni nella Juventus e vent’anni in serie A
senza mai sbronzarsi di riflettori ma altresì, stimolando meditazioni filosofiche
del tipo: meglio trequartista, o regista? Inezie, pirlate
schiodate dal trottare quotidiano da
folgori entrate nella memoria collettiva.
In silenzio come sì addice ai santi, poeti,
navigatori ed anche a noi.
Nubi rapite dall’estasi del crepuscolo incantati a guardarlo splendere, anche dall’altra
parte del globo marinai schietti del tempo.
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