Le
pareti della mia stanza sanno gia' d'autunno
e'
la mia barba non basta a farmi da sciarpa.
Fuori,
dalla finestra,
Fuori,
dalla finestra,
cirri
birbanti, appaltano le colline
annunciando
una piovigginosa guerra .
Bisogna
sbrigarsi a far la spesa
prima
che il traffico dell'ora di punta
narcotizzi
i sensi
suscitando
inutili mancanze.
I
rumori della cucina deturpano
il
silenzio immacolato del corridoio.
Intanto
sulla
spoglia riva
a
poco, a poco,
i
ragazzi delle collanine
battono in ritirata,
lasciando
sulla sabbia bagnata,
ai
gatti voraci
i
loro umidi vuoti
disseminati
sotto
la panchina
di un treno
che non parte ormai da secoli.
Paure
arenate
tornano ad atterrire
come spaventapasseri
campi
di grano
dove non cresce piu' l'erba.
Ed
io col cuore sferzato dalla pioggia
e
battuto dal vento
tosto
insisto
alla
fioca luce della sera
nella
dura ricerca
di
una dorata plaga
dove
poter lasciar traccia di me
a
chi verra' dopo.
Non
chiedo tanto
e
questo spero:
un
volto amico
e
due versi
che
mi ricordino
per
sempre
vivo
e
pur nella tempesta
sappiano di sole.
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