Nudi, cornuti e morsicati.
Questo l’orrido climax dettato dall’aspra calura di Natal. Inospitale placenta
di sacrosanti verdetti, in pochi piangono la dipartita di questa Italia
composta piu’ per dovere statistico che per effettivo desiderio di lasciare il
segno. Impossibile se conti fino a 3 (Buffon, Pirlo, Balotelli) e tutto il
resto e’ prigioniero d’oscuri adattamenti (Darmian e’ un centrale difensivo
adeguato in fascia per penuria di materiale umano), e file di compassati passeggiatori in mezzo al campo.
Facile per l’Italia passare
da prostituta del mondo a questo punto costretta ad elemosinar piazzole di
sostegno in mezzo ad un esagitato
vorticar di glutei in cui Balotelli il nostro dolente Mandingo, e’ sembrato
piu’ rabbuiato del solito. Simbolo di un integrazione difficile, il colored di Concesio ha tradito milioni
di ventricoli lasciando al pallone il compito di scrivere impietose sentenze.
Perche’ il pallone non tradisce mai e va dove la forza dei sogni lo indirizza. Noi non lo facciamo piu’ da tempo e’ il mondo
e’ una sbiadita cartolina da noi oggi giustamente, piu’ lontana.
Compressi da Twitter,
spalmati su Facebook, bofonchiamo alternative auspicando svolte.
A Cesare Prandelli sarebbe
bastato ruotare il mappamondo per capire che le nostre ali erano altrove.
Criscito e Santon passerotti non proprio di periferia del nostro calcio, avrebbero inciso di piu’ e difeso meglio la
maglia almeno quanto e forse piu’ del timido De Sciglio e l’impacciato Abate.
Ma la pigrizia ha avuto la
meglio, e Don Matteo non e’ un’aura transitabile in panchina.
Disgustoso trincerarsi poi,
dietro un opinabile codice etico. Come se in porta si dovesse andare con la
fedina penale piu’ che con imprevedibili qualità tecniche e atletiche.
Emblematico quindi che l’uomo
piu’ pericoloso dell’intera spedizione italiana sia stato il flemmatico Pirlo
cui la barba da Chuck Norris solitario
profeta in mezzo al deserto brasiliano, forse ha creato piu problemi che altro.
Le sue parabole fiacche e
appannate narrano molto e nascondono poco dell’agonia del pallone italiano.
Parlano di un calcio
nevrotico irridente nei confronti della poesia dell’istante. Ancora piu’
invisibile se nessuno ti asseconda.
Difficile possa farlo Cassano asservito da Prandelli a mossa della disperazione e forse proprio per
questo, ancora una volta inceppato nelle prigioni di una vita .
Il pallone racconta
rivoluzioni alle porte. Questo aveva parlato di Immobile e Cerci.
Inspiegabilmente divisi in azzurro, non son mai stati messi in grado
d’incidere davvero. Piegati da un volto da copertina si son dovuti accontentare di
spiccioli e segmenti.
Se l’Italia non desidera gli
italiani. giusto che il mondo non sogni l’Italia.
E resti in un angolo ad
imprecar cieca e perbenista. contro iniqui arbitraggi e incisivi molesti.
In fondo, son da ricordare
piu’ quelli, che tiri nella porta avversaria. E fa male lo stesso. Almeno
quanto non sapere se quattro anni e un altro Mondiale, sapranno fare da
antitetanica.
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