Vene piene d’inchiostro
Non ancorano bramanti
Certezze d’ossa gelate
Nell’eco di sordi respiri
In agonizzante ingiustizia
dissolti.
Dall’immane urlo del
rimpianto
Serrato in claustrofobo petto
Nessun cartello
Riscatterà
le tue ciglia affondate nella
polvere
del sonno eterno.
Un lieto fulmineo segno
Ristori cordoni affranti
E’ continui a trovare
Insperate radici
In mondi inenarrabili
di
sogno.
Cosicché nel luminoso empireo
del cielo
Possano risuonare echi finalmente
innocenti.
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