Ora, “penne arrabbiate”
scendono in piazza.
Legittima espressione di disgusto e intolleranza nei
confronti del sopruso subito. Ma c’è un risvolto che non è chiaro, qualcosa di
sfuggito. Possibile di tanta smagliatura
qualche refuso xenofobo non ne approfitti?
Spero di no altrimenti faremmo il gioco dei
primitivi, i quali, in assenza di strumenti più evoluti di dialogo, vogliono
proprio questo.
Chi scrive non si sente superiore ma l’ira porta all’inferno
e arde all’infinito spiedini di buone intenzioni. Non si reagisca quindi all’intolleranza
con l’intolleranza.
Non farsi prendere dal panico imboccando isteriche
scorciatoie è l’unico modo per reagire al primitivismo emotivo proposto dai totalitarismi
religiosi islamici ricordando che siamo in Europa non in un affollato corridoio
di grilli parlanti esagitati e complottisti.
In un ambiente esaltato e sovreccitato, sarebbe bene,
precisare meglio i termini della questione, a cominciare dallo stabilire nette regole di
convivenza tra i popoli e farle rispettare adottando una politica comune in
tutta Europa. Partendo dal mondo, il quale, è giusto ricordarlo, è disgustato da
quanto è accaduto.
Ora se si può rimanere esterrefatti al cospetto di
un affronto subito perché non si può INSIEME reagire nell’immediato?
Perché che si voglia o no, condivida o meno , una storia
comune tra noi e gli altri popoli esiste. Incoraggiata da frontiere abbattute
dai cui resti sono nati libri, film, programmi televisivi, giornali, canzoni e partite di
calcio memorabili e tramandate ai posteri.
Il problema son le fondamenta del progetto che
appare confuso, imbacuccato di retorica, indulgenza e palle sgonfie. Ed echi
afoni e incapaci di raccontare al mondo una storia nuova, nell’ambito di una sollecitazione
collettiva al cambiamento.
L’ultima cosa fatta INSIEME al resto del mondo fu il
lifting monetario lira /euro per cui pagammo addirittura una tassa per l’Europa.
Correva l’anno 1996.C’era ancora il timoroso
Prodi al comando e quanto imbarazzo alla
cassa ci costò (e ci costa ancora) questo cambio.
Da allora nulla è accaduto e tutto è cambiato in un
turbinio di rammollimento, pesantezza, condoni e inganni.
Tutto questo mentre il mondo periva fiaccato dalle
bombe e dalla crisi economica.
Era l’undici settembre Duemilauno e il 2008 all’incirca.
Da allora non è cambiato niente e non abbiamo
imparato nulla.
Quel momento lì, era il tempo della riscossa e della rivolta. Da affrontare con serietà, determinazione e
sangue freddo.
Obama non è bastato, l’euro non è servito.
Ora vorremmo ribellarci ma forse è tardi. Perchè l'estero non fa ascolto e l'interno tace travolto da disoccupazione, violenza e arretratezza.
Anche per questo l’Italia ha scelto un “giovane “ al
governo. Ma dopo averlo sentito parlare inglese la tentazione di credere che
questa sia un’altra occasione perduta è forte.
Forse al comando dell’Italia e del mondo ci sarebbe
voluto Marco Pantani.
La sua mitica posizione “a uovo” in bicicletta
avrebbe evitato molte frittate in Parlamento e comiche forature in giro per l’Europa.
E soprattutto ci avrebbe aiutato in questa eterna, spossante salita. Correndo più forte
degli altri per abbreviare l’agonia di
tutti.
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