Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia perché chi
ha il cuore vuoto, ha la bocca che trabocca. Come Karl Kraus, una delle
penne più intense e pungenti dell'inizio del secolo scorso, scriveva, così
bisognerebbe fare. Riflettere, in silenzio. Che vale più di mille parole, in
questo oceano di dolore che si è spalancato dalla porta accanto. Parigi è la nostra Firenze, è il piccolo borgo in
Calabria, è il paese sulle colline d'Irlanda, la casetta bianca con le finestre
azzurro mediterraneo a picco sulle scogliere della Grecia. Parigi è
l'Occidente, Parigi siamo noi. Colpiti, atterriti. Pieni di rabbia che non può
e non deve diventare odio. Che non deve fermarci. Che non deve impedirci di
tornare, in quel ristorante all'angolo della via, con una candela e con la
nostra sospirata amata davanti. A quel concerto per cui, magari diciottenni,
forse cinquantenni, da tempo contavamo i giorni sul calendario. In quella
piazza, De La Republique, quindi di tutti. E che nessuno ci può togliere. In
quello stadio, poi. Che è lo Stade de France, ma che potrebbe essere lo stadio
di ogni luogo, città, paese. La paura t'immobilizza e ti ferma, ti lascia di
stucco. Adesso, dopo quel silenzio, è giusto trasformare la rabbia in qualcosa
di giusto. Nella normalità. Così, seppur possa sembrare paradossale, è giusto
non fermarsi, andare avanti. Continuare a sognare, a discutere “prima” e non “dopo”,
affinché quella libertà non ci venga strappata ma solo soffocata.
Perché più forte di tutto il sangue, gli spari e la violenza resiste il sogno.
Fanno bene a sognare tutti. A vivere. La
paura è umana, l'odio è disumano. La
vita è passione e quello dovrebbe restare, sebbene sfoci pure in frange e
frangenti che con le parole amore e sogni hanno poco a che fare. La tragica
notte di Parigi non può restare impunita ma, al contempo, neppure essere goccia
che fa traboccare un oceano di rabbia. Dobbiamo avere, tutti, la forza per
andare avanti. Per vivere delle cose di ogni giorno, anche di quelle che stanno provando a portarci
via e che comunque ci portano avanti, come lo scrigno di
desideri che sempre schiudiamo, chiamata LIBERTA’.
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