martedì 10 novembre 2015

Maschere



 Da qualche tempo scarnifico opinioni per evitare un aldilà.



Per quanto non me ne importi molto.


Da piccolo scrivevo la data per spianare l’istante.

Il raggio poteva essere certo più largo ma il mio rendimento in geometria rasentava a stento la sufficienza quindi m’accontento della parabola siffatta. In fondo migliaia di libri, tutto l’aldiquà desiderato non era altro che il collo di una camicia blu interrato dita donna volto  visi infanti: l’ho sempre considerata la massima dimostrazione d’affetto   la prima , lo scopo nodale dell’uomo l’ultimo.


Il resto è un accavallarsi di  margini ogni istante truffati al raziocinio striato di profili distanti ma tangibili. Almeno in prospettiva.  Perché se le estremità non assicurano tratti ti mobili di contorni.


Sebbene non me la senta d’arredarmici  e forse ne ho paura.


Le polveri sottili ultime non valgono quest’aggraziato deterioramento d’orizzonte.


Supino subisco il meteoropatico stingere di una crepa sul muro.


È quello forse il mio destino.


Non fate caso al proluso portamento.



L’indugiare di un assenso bottega  di queste maschere.

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