Trovo pretestuoso l’esercizio fin troppo ostentato da taluni di classificare questo o quel poeta in questa o quella scuola. L’arte infatti. non è una competizione sportiva e vi sono parole che scavalcano qualsiasi muro e ridicolizzano qualsiasi difesa. Difendersi, tutelarsi, salvaguardarsi. Inscatolare. Ingabbiare, rinchiudere, depotenziare. Solo questo sanno fare i critici. Raramente comprendono. Quasi sempre asseriscono. Perché affermare è lo sport nazionale e perché capire è un lusso per pochi. Una facoltà a cui molti si iscrivono senza mai frequentarla davvero. Eppure è questa a mio avviso, la vera laurea. L’unico premio alla portata degli esseri umani. Capirsi. Ma come tutte le cose evidenti le snobbiamo preferendo arrampicarci su parole lunghe e difficili.
A tutto questo oppongo una parola breve e micidiale: no!
Non m’interessa nulla sapere se un poeta, uno scrittore, un pittore o un musicista sia di destra o di sinistra. E’ soltanto ciò che mi regala quello che conta. Alla faccia della critica militante! Militare poi. Quello non è più obbligatorio da anni. E non è più pensabile. Tale professione richiederebbe attenzione. Prerogativa obsoleta da queste parti. Se ci fosse ci saremmo accorti di Alda Merini molto prima di vederla vecchia scimmiottare se stessa sulle poltrone di Chiambretti. E quella rivoluzione politica sempre minacciata probabilmente sarebbe già avvenuta. Ma poi apro il telegiornale e scopro che i ragazzini ricorrono al Viagra per strappare un gemito di piacere alle loro giovani partner e capisco che l’esistenza è un tentativo fallito. Abortito. Alterato ancora prima dei titoli di testa. Ecco perché la gente ama contrapporsi: per evitare di godere. Sottrarsi al piacere della scoperta. Scoprire la dimensione dell’altro e rendersi conto che poi non è tanto dissimile dalla propria. E’ questo leggere. Confrontarsi. Sport desueto in Italia. Infatti qui leggono in pochi. In compenso ci sono tantissimi pappagalli. Nessuno dei quali d’esportazione però. Anche se alcuni, agitano le penne come se lo fossero. E’ a giudicare dal rumore che fanno, sicuramente lo pensano.
Io non ho bisogno di nessun Viagra: di nessun partito. Sono le persone molto piccole che si devono schierare. Chi ha il coraggio di un emozione no. Chi esasperato tenta di erodere i confini del possibile nemmeno. Quelli sono i grandi. Quelli sono autonomi: stanno in piedi da soli.
Nessun commento:
Posta un commento