domenica 11 luglio 2010

Breve storia personale dei Mondiali di calcio:quando esser vecchi non significa esser rincoglioniti


Non sono un polpo. E non sono così fortunato da poter indicare con certezza chi vincerà stasera.
Ma sono anziano. Non anagraficamente intendo. Ma quando ti rendi conto che le cose che ricordi sono di più di quelle che vivi, allora significa che sei invecchiato.
Quello che si concluderà tra poche ore è il mio ottavo Mondiale.
Non tanti per descrivere l'umanità intera ma la storia di una singola persona quella sì. Meglio ancora se singola per davvero. Il calcio infatti, è un rito maschile e le intromissioni femminili sono come lo zampone a Natale: necesssario ma non fondamentale (a me ad esempio, non piace).
Il calcio mi ha salvato la vita e mi ha insegnato che lo spettacolo non lo fanno i colpi di tacco, i tiri ad effetto, le punizioni a giro, le rovesciate, ma il pallone e i ricordi che puoi attaccarci addosso.
Va da se, che sono molti i ricordi che potrei attaccare sul pallone della mia vita che ve l'assicuro non è stata una palla ma una mongolfiera di emozioni e sentimenti tali che a volte mi meraviglio l'abbia potuta vivere proprio io.
Sono nato con la camicia io. Primavera 1982. Mercoledi. Il giorno prediletto della Nazionale che infatti quella sera e giocava e pareggiava (0 a 0) con la Grecia. Neanche il tempo di abbracciare la vita che la vita abbracciava me con le mani di mia cugina che dondolandomi come uno jo -jò mi insegnava a dire "Campioni del mondo!, Campioni del mondo!!, Campioni del mondo|||||||| come aveva fatto qualche mese prima, il mitico Nando Martellini.
Dalle foto dell'epoca, però intuisco che la questione non mi attirava molto. Sembravo anzi più interessato a guardare i tedeschi. Uno in particolare. Il barbuto e ipertricotico Paul Breitner. Segno del destino? Boh! Mistero glorioso.
Messico 1986. Avevo 4 anni è come tutti guardavo ipnotizzato Diego Armando Maradona chiedendomi se ci fosse qualcuno in grado di fermarlo. Non lo sapevo ma una cosa era certa: a messa la domenica, non avrei dovuto pettinarmi a quel modo.
Italia 1990. Avevo 8 anni e il carrozzone mondiale sbarcò a casa nostra che lo accogliemmo con tanto di bandierone fuori dal balcone.
L'atmosfera che si respirava a casa mia, era pari a quella che si sentiva in tutto il Paese e si guardava attraverso "I ragazzi della III C". Una marea di aspiranti "Cumenda" pullulava boriosetta e ipereccitata per le strade del mondo gridando "ci siamo anche noi" e pretendendo un posto al sole (sarebbe arrivato sei anni dopo), mondano.
Ma erano solo intrusi e basta. Come Totò Schillaci capocannoniere di quel mondiale.
Non era bello e la sua testa era già devastata da una tremenda calvizie, ma la sua faccia era incredibile: lo specchio fedele di una generazione. Ogni volta che segnava (lo fece sei volte),sembrava dire "non so come ho fatto e non chiedetemelo".
Usa 1994. Avevo 12 anni e di quel Mondiale ricordo tutto. Fu l'unico visto insieme a mio padre che si deve essere annoiato molto perchè poi non l'ho più visto.
Apparte questo, ricordo di aver aspettato molto quel mondiale di cui sapevo tutto e ho visto tutto: la cerimonia d'apertura con il concerto di Diana Ross, il pubblico festante, entustiasta ed incompetente, la traversa colpita e sfasciata da Marcelino Bernal, le foreste tropicali di Valderrama, l'uccisione di Escobar,il bomber russo Oleg Salenko che fece 5 gol in una sola partita, il vecchio Roger Milla capace a 42 anni di segnare ancora, l'espulsione di Zola, Signori che faceva il terzino, l'infortunio di Baresi e il suo recupero lampo, e sopratutto Roberto Baggio, i suoi dolori, le sue riprese, le sue magie, e il rigore sbagliato...
Ma fui contento lo stesso perchè un Mondiale si vince con la squadra non con unsolo fantastico giocatore. Ed il Brasile era meglio ed ebbe la meglio seppur ai rigori.
Francia 1998. Avevo 16 anni e l'amore s'abbattè su di me più o meno col fragore del tiro sulla traversa di Di Biagio contro la Francia. Noi eravamo migliori ma ce ne accorgemmo tardi. Proprio come me: mi ero innamorato ma non me ne resi conto. Succede.
Giapporea (Giappone e Corea 2002. Avevo ventanni e quel 18 giugno 2002 mentre l'Italia naufragava sotto i fischi di Moreno io scrivevo il mio primo pezzo per una testata vera e propria. Un emozione straordinaria vissuta in una camera oscura in compagnia di nove mele verdi e una ragazza straordinaria e ho detto tutto.
Potrei dirvi del folcloristico Senegal e del peluche Ronaldo ma mi fermo qui.
Austria - germania 2006. Avevo 24 anni e da due avevo iniziato l'università. Quell'anno 12 esami superati a pieni voti un'atmosfera da spalle al muro e una serie di facce. Quella faccia rassicurante di Guido Rossi, il piangente Moggi, il dramma Pessotto, il disastro Juve il mitico Del Piero (di cui contavo anche le palle toccate), il salvifico Totti, l'arrembante Grosso, il granitico Materazzi, il duro Lippi, lo svitato Zidane, il flemmatico Pirlo e Cannavaro in trionfo....
Serve altro?
Sud Africa 2010. Ho 28 anni e ho imparato un sacco di cose: ne cito qualcuna in ordine sparso.
So suonare la vuvuzela, sono sbarcato su facebook e sono incisivo anche lì. Non avrò mai moltissimi amici, ma sono felice lo stesso e forse la cosa importante alla fine della fiera e di questo piccolo calderone di palloni e di ricordi è proprio questo: esser contenti lo stesso. Che vinca Olanda o Spagna, che il polpo Paolo azzecchi o meno il risultato di stasera.
Io mi divertivo con Piolo (alias Paolo Bonolis) e gli octopodi a quanto ne so, lasciano brutte escoriazioni sulla pelle quindi si salvi chi può... e vinca il migliore.

3 commenti:

  1. Il mondiale del '94...le emozioni, le sofferenze vissute insieme agli azzurri, ma soprattutto al grande Roberto Baggio e a Bruno Pizzul. Si sente la mancanza di un telecronista appassionato come lui. Oggi non ci sono nemmeno dei commentatori e dei telecronisti degni di seguire le partite di un mondiale. Non so perché, ma il mondiale USA 94 è quello che mi è rimasto davvero nel cuore. Forse perché avevo 10 anni ed è stato il mio primo mondiale seguito con coscienza dall'inizio alla fine. Forse per tanti ricordi d'infanzia. Forse perché sono consapevole del fatto che questi momenti non ritorneranno più, o se ritorneranno sarà solo un'illusione e non sarà più come prima.

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  2. è proprio vero che le partite di calcio richiamano e si legano ad emozioni vissute forse perchè il mondiale e la partita sono simili alla vita, dove spesso da mediani si sbuffa a centrocampo, altre volte bisogna chiudersi in difesa ad attendere , poi si riparte in contropiede sfidando le difficoltà a volte si segna quando si realizza qualcosa e alcune volte si sbagliano i calci di rigori ( le occasioni perse)
    il satiro pazzo:)

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  3. ahhahahahahahahah!
    Grazie Satiro!!!
    Quello che conta però e averti regalato un emozione e cibo per il cervello....

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