Se Gianluca Vialli è stato il mio mito d’infanzia,
Alvaro Recoba è stato il matto della mia adolescenza. L’ideale per quei tempi oscuri e una squadra pazza. Un controsenso pigro dal
talento in
comprensibile. Assolutamente astruso in un calcio invecchiato sotto berrettini d’aspro tatticismo. Una parabola struggente e malinconica sdraiata sulle rive di una grazia evidente. Ma anche un esempio di fedeltà rassegnata e danarosa disimpegnata e anarchica.
comprensibile. Assolutamente astruso in un calcio invecchiato sotto berrettini d’aspro tatticismo. Una parabola struggente e malinconica sdraiata sulle rive di una grazia evidente. Ma anche un esempio di fedeltà rassegnata e danarosa disimpegnata e anarchica.
Una brezza dagli occhi a mandorla capace
di trasformare un dribbling in una speranza ogni partita in un rimpianto. Assurda
epifania di un campione autentico ingolfato nelle altalenanti lune di galassie
in costante evoluzione di flash e copertine. E lui lì, sempre lì, lì nel mezzo
spesso e volentieri ad interpretare la sorridente scappatoia di lusso. Eccesso da
ultimi minuti. Perché il campo in quegli anni era di gente noiosa,
disciplinata, banale, costante, pedante, fissata all’esattezza di uno schema e
la certificazione di un destino. Beatificato
da Massimo Moratti dopo l’esordio in coppia con Ronaldo i gol fantascientifici contro Brescia ed Empoli
ad innescar illusioni e oscurar in diciotto minuti la chioma padana di Dario Hùbner che quel
pomeriggio lì del 31 agosto 1997, emergeva anche lui dalla nebbia di un fitto apprendistato.
Appreso da subito il mestiere di oziosa
eccedenza, anche lui, con l’incoscienza dei ventidue anni, scese in provincia attardandosi in laguna al Venezia a distillar occasioni
e magie per i rudi piedi di Pippo Maniero, antico bucaniere d’area di rigore
che in seguito, manco a dirlo, non ripeterà
mai più una stagione così esaltante facendosi notare più per le occasioni mancate
che per i risultati raggiunti capace di andare in Scozia al Rangers Glasgow per
poi ritornare dopo quaranta giorni, nostalgico
Cincinnato, ai campicelli natii in quel di Piove di Sacco. Eccellenza veneta,
In fondo, la vita si costruisce anche così
bivio per bivio resta di noi un labirinto di strade non prese. Il Chino lo sa,
l’ha sempre saputo e in questo arso avvenire, s’infila chiara, una stilla
di rimpianto.
Come tutti i sabati per me maledizione.
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