venerdì 12 giugno 2015

La sfuriata di Umberto Eco contro i social network: una banalita dal merito indiscutibile



C'è un che di commovente, e antipatizzante assieme, in quella parte d’intellighenzia italiana che in queste ore,  cerca di aggrapparsi al fuoco della polemica innescata da Umberto Eco nei confronti  dei social network e i suoi frequentatori.

Quasi fosse un televoto, o un altro sciapo meccanismo per la caccia al pubblico, è inevitabile che nell’immenso vuoto che c’è, si ammicchi a Twitter, Facebook e qualunque ennesima forma di ciarleria virtuale.

Il risultato è triste.

Mentre l'offerta resta uguale a se stessa, tanto stanca da autocompatirsi, non evolve l'interazione tra scatola cranica,  cinguettii e pollici sparsi e assortiti.

Ed è giusto sia così.

Non è pensabile, né oggi né chissà quando, che il popolo mastichi i social al punto da esprimersi solo attraverso essi ;

Viceversa saranno le logiche di mister Tablet a manipolare presto  le nostre scelte , sviluppando nuove forme di interazione e interemozione.

Banalità evidente, mi strillo da solo, eppure degna di essere scritta.

 Come quella di Eco in fondo ma  dal merito indiscutibile : far riflettere sul rapporto tra noi e la comunicazione digitale.

Un esercizio di libertà, verrebbe da esultare a caldo; mentre a freddo prevale la delusione.

Nel senso che l'architrave non regge come dovrebbe.

 Qualunque argomento di cui si parli su FB, non   vi è mai un solo elemento includibile nella categoria dell'inedito.

Sullo sfondo, volano parole e immagini sovrapponibili a mille altre.

Quanto al versante social, il contributo da casa è, succube di mistress Modestia. Infarcito di luoghi comuni e faccine salaci.

Al che l'idea è di contattare il messaggiatore, e consegnargli un fattiungiro per la superficialità sfoggiata.

Poi prevale comunque una diversa considerazione e in tempi di crisi tutto allunga il brodo straparlonico nazionale.

In fondo, il gran merito di " Eco  è disvelare due false tesi:

la prima è quella che vorrebbe larghe intese tra il popolo  e  i social worlds.

No, non ci siamo ancora, e comunque non è questa la giusta strada.

Quanto alla tesi numero due, secondo cui Twitter e parenti vari potrebbero contribuire a una neo- democrazia  popolare consiglio il massimo dei freni a mano.

Strappate al loro habitat, le magie di questi dolci acquari perdono spesso interesse.

 E  poi guardare un tramonto,  tenendosi per mano è più bello.
Tuttavia è ancora più triste, chi dall'alto della sua livrea, s'acceca non riflettendo sul fatto che oggi la libertà va difesa in ogni modo . Anche quelli meno politicamente corretti  e forse più umani.
Capaci di restituirci un Paese che sappia meno di naftalina e luoghi comuni. Pur di comodo ed 
Eco.

2 commenti:

  1. Quoto Eco anche se faccio parte anche io di alcun social

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  2. Eco non ha detto niente di di diverso da quello che pensiamo tutti noi: ossia non tutti quelli che son digitali son dignitosi.... Tuttavia son proprio dai social che emergono discussioni e tensioni costruttive in grado talvolta d'illuminare un futuro o forse, molto più banalmente una srada...
    Per cui secondo me caro Re Anto la possiamo risolvere soltanto attraverso un uso più consapevole della parola.
    Cosa ne pensi?
    Un forte abbraccio.

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