Ecco
giugno con i suoi campi di frumento le sue piogge che scrosciano improvvise, le
sue spiagge che si affollano, le gite in collina o in montagna che si
trasformeranno in preziosi ricordi estivi.
Da
quest’anno insrite e ricordate anche il mio pagellone del campionato.
Atalanta
voto 5 Piazza al solito serena quest’anno è successo di tutto. Contestazioni,
esoneri,scazzottate. Sembra un saloon rimane una squadra di calcio. Via Colantuono
arriva nonno Edy: lui da vecchio armatore di campo capisce subito l’aria che tira,
abbassa la saracinesca e la A splende ancora sul comodino. Bene ma si poteva far
di più.
Cagliari
voto 4 La squadra aveva tutto per far bene. Tranne l’allenatore. Zeman. I tempi di Zemanlandia son finiti da un pezzo
e João Pedro Longo e Farias non son Rambaudi Signori e Baiano. C’erano Conti,
Ekdal, Sau. Mica da buttare nell’aurea
mediocritas di questa serie A. Quasi mai messi in condizione di far il loro
si son smarriti nel marasma altrui e son retrocessi quasi senza rendersene
conto. E’ arrivato Festa ma i festeggiamenti non son mai iniziati. E ‘continuata
l’agonia invece. Pretestuoso da parte di
patron Giulini blandirla con l’albionico Zola. Hanno perso tempo. E pure la A.
Cesena
voto 3. Se il tuo miglior giocatore si chiama Franco Brienza 36 anni e a
centrocampo hai Cascione e Mudingay è evidente, qualcosa non va. Infatti, è
come se non fossero mai partiti.
Chievo
voto 7 La squadra del quartiere è ancora ad altezza serie A. Questa è una bella
notizia. Lo deve a un Campedelli bravo a uscire subito dall’equivoco Corini (mai
piaciuto sulla panchina clivense), e a chiamare Rolando Maran: un grande
allenatore. Fa giocare la squadretta come un compasso, s’affida ai vecchi
Bizzarri, Dainelli e Pellissier e un'altra A arzilla e splendente e lì che
luccica raggiante. Così si fa.
Empoli
voto 7. Premessa: quasi la stessa squadra un paio di stagioni fa rischiò l’abisso
della Lega Pro. Due anni più tardi senza in pratica, far mercato si salva e diverte
con anticipo e scioltezza. Lavora sul
prodotto interno e quest’estate, sarà una delle boutique più alla moda. Conte e
Marchionne imparino da Sarri.
Fiorentina
6. Il voto non racconta la bontà di una semifinale europea raggiunta e il buon
finale di campionato concluso al quarto posto, ma declina bene un
torneo giocato dai viola senza reali riferimenti. Privi da subito di un vero terminale d’attacco
Mantella è stato bravo a mischiare le carte ravanando alternative, ma è pur
vero che non ha mai dato l’impressione d’aspirare a qualcosa di più della
consueta camera con vista europea. Quella che Montella pretende è merita.
Aurelio
pensaci.
Genoa
6, 5. Avanti cari lettori, chi conosceva Edenilson? I Pozzo sì (il ragazzo è dell’Udinese).
Chi rammentava Perotti ennesimo numero dieci argentino bruciato sulla scia di
novello Maradona e Iago meteora spagnola del fortunato Bari di Ventura? Enrico
Preziosi li prende tutti e li consegna alle sapienti cure di Gasperini e ne fa
capitali assoluti raggiungendo una qualificazione europea meritata e disdetta dalla sbadataggine
dirigenziale. Peccato. Son certo
avrebbero fatto bene anche in Europa e il voto oggi sarebbe stato più alto.
Hellas Verona 6 . Leggi la rosa e rimani basito: Rafa Marquez, Saviola e una sequela di stranieri provenienti dalle zone più disparate del globo terraqueo. Ti concentri su Toni trentotto anni, campione del mondo nel 2006. 22 centri in questo campionato e la voglia di giocare di un ragazzino. Obiettivamente questo è un segnale di crisi del campionato ma se i Longo non sfondano e Borini e Pellè giocano all’estero più di Toni non abbiamo e onestamente, va benissimo così. Lo pensa anche Mandorlini che avrebbe un sacco di giocatori, ma chissà mette solo e sempre lui al cento dell’attacco. In fondo come cantava Matthias Knop nel 2009, è il numero uno. Sei anni dopo, Luca Toni non ha fatto altro che ribadirlo facendo la cosa che gli riesce meglio: far gol. Per la felicità della sua squadra e la goduria dei suoi tifosi felici di un’altra abbondante salvezza.
Inter 5 . Il ciuffo dandy di
Mancini non ha salvato l’espressione corrucciata di questa prima Inter asiatica.
Non tutto è da buttare. Icardi ad esempio tromba e segna che è una bellezza: 22
centri come nonno Toni. Uno per ogni anno sul groppone. Amabile corrispondenza.
Il problema che attorno a lui c’è poco, quasi niente e Ausilio sul mercato
quest’anno dovrà superarsi per dare alla sua squadra una fisionomia adeguata. Tanti
auguri.
Juventus 9, 5 Un campionato
stravinto, una Coppa Italia conquistata dopo vent’anni, dopo un partenza chiassosa
e una sconfitta all’esordio in amichevole con i dilettanti del Lucento militante nel torneo di Eccellenza sabauda . In mezzo, una squadra fortissima. Fuori Conte
inquisito e massacrato dalla sua boria. Una rivincita massima per l’acciughina
livornese Allegri.
Potrebbe bastar così per esser
contenti. Invece no: Tevez e soci hanno messo nel mirino un’altra Coppa. Quella
Campioni in finale con il Barcellona. Può
una zebra trasformarsi in gazza? Se può riuscirci una pulce figurarsi. Torino
sponda bianconera sogna e fa mercato. Già presi Neto, Rugani, Donsah, Khedira,
Dybala. Lungimirante e vincente.
Lazio 7 In un
campionato così fumoso pochi abbaglianti sprazzi fanno una bella vista e un
gran quadro. De Vrii, Parolo, Candreva
non son fenomeni ma son costanti e tanto basta per meritarsi il preliminare di
Coppa Campioni. Lo so: avrei dovuto parlare di Gentiletti, Anderson e Klose. Sarei apparso scontato, però e per la Coppa
Campioni servirà altro.
Milan 4. Sventolare un
glorioso passato non serve a rinfrescare il futuro. Berlusconi e Galliani non
lo capiscono e macellano il dignitoso Filippo Inzaghi. Eroico di fronte alla mesta evidenza di una
squadra autogestita cambia e ricambia interpreti senza azzeccare melodia. Mai. Sogni
impossibili a parte (Ancelotti), rifondare sarà complicato.
Napoli 3 Benitez è uno dei
miei preferiti ma quest’anno è andato in panca con le valige pronte e la
squadra ne ha risentito. Andujar, De
Guzman, Lopez e Michu non son Reina, Behrami, Dzemaili e Pandev e i risultati negativi
si son visti. Fino all’ultimo. La
conquista della Supercoppa e un campionato a scartamento ridotto hanno tenuto
in vita una fiammella che iersera si e spenta. Ben prima dell’errore dal
dischetto di Higuain. Ora sarà rifondazione. Mihailovic non sembra il profilo
adatto per Napoli. Meglio Montella o Bielsa a mio avviso.
Palermo 7 Dybala e Vasquez a
parte, tanti giovani messi in mostra e destinati a crescere e diventar grandi. Meglio
di così...
Parma
0. I giocatori rimasti meriterebbero un 10. Donadoni 11 ma la società inesistente
e fuggiasca la forca e basta.
Speriamo
riparta dalla B, ma la vedo dura.
Roma
6. Il secondo posto non basta. Un mercato convulso e scurito nemmeno. Dovevano far
di più se la son cavata con il minimo sindacale. Grazie Yanga Mbiwa ma anche
Benitez e Pioli hanno sprecato e Garcia ride. Sulle disgrazie altrui. Bella
forza.
Sampdoria7,5.
Massimo Ferrero è un grande comico ma la sua squadra non fa ridere nessuno e
mette alle strette tutti. Bravo Sinisa a trasformare in oro piombi avanzati. La
magia non riesce con Eto’o. Il
camerunense non serviva e nessuno l’ha notato.
Sinisa
ora andrà a Napoli. Piazza passionale e spigolosa. Non la più adatta per lui. Speriamo
bene.
Sassuolo
8. Confermarsi in massima serie è sempre difficile ma la filastrocca tutta
italiana cantata da Berardi Zaza Sansone
e una fantastica melodia. Bravo Eusebio Di Francesco ad armonizzarla al meglio
sulla rotta salvezza. Capolavoro.
Torino
7. Ventura meriterebbe la Nazionale. Ha idee da giovincello e classe da
marpione. Tavecchio pensaci. Intanto se
lo gode Cairo. Conta i soldi e sorride il delfino di Berlusconi. Petrachi scova
Peres e Martinez, Ventura valorizza Maxi e Darmian e la serie A scopre uno dei
Torino più belli di sempre. Applausi.
Udinese 4-. Dove è finita la squadra più bella degli ultimi anni? Schiacciata dalla presunzione di Stramaccioni. Pessimo allenatore. Giusto cacciarlo se di lui si ricordano i siparietti comici con Cassano e l’indisponenza di un campionato concluso ben al di sotto delle aspettative.
In sintesi: dove sarebbe finita la compagine friulana senza i gol di Di Natale?
Semplice:
In fondo alla classifica che chiude...
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