Privati di una reale autonomia decisionale, con i piedi ghiacciati, il cuore in tempesta e il panico di vivere addosso, chiediamo allo sconforto di regalarci una speranza che diventi uno sconto per resistere.
Ma non si costruisce nulla sulla disperazione collettiva. Si può contare sull'abnegazione personale però.
A patto che qualcuno di quelli per cui voteremo domani e lunedi, sappia davvero cosa sia.
Ho il sospetto però. continueremo a perlustrare le notti gonfi d'interrogativi trascinando allo sbaraglio l'anatomia del nostro triste destino. Da martedì poi, senza più grilli per la testa, nè silicone nel cuore, braccati dal profumo di un pane sempre più caro, prenderemo per mano il nostro rimpianto cercando disperati un'altro mulino.
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