sprofondati dietro le tapparelle e le poltrone ,
i lembi della luce si suturano
In un arazzo da derby.
L’alto e il basso si confondono,
in un farraginoso biascicare
brani di piede.
Zebre bianconere ruminano
il linguaggio dei fiori,
illividiti da infida pioggia
nemica della sensibilità della rosa.
Tori inferociti vanno a mille
Per zolle bagnate.
I minuti scorrono amputando svizzere certezze
rose dal feroce contrasto.
Chissà quell’amaranto bruno che vola
In lontananza
quale significato avrebbe assunto,
se il Pirlo della staffa
non avesse schiuso
null’altro che la libidine
del piacere .
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