Lo ammetto è stata una bella serata, una di quelle che alla fine ricorderai perché eri con gente giusta al posto giusto. C’erano tutti: il belloccio, il simpatico,la santarellina, la sconosciuta, due fratelli strani come solo loro sanno essere, la ragazza elegante e quella simpatica, l’attore mancato, l’astronomo che perde facilmente la sua stella polare, il politico in erba.E poi c’era lui, Emanuele, “il comico”.
Capello unto, cravatta viola, voce roca alla Tom Waits,questo figlio di Cosenza vecchia, cresciuto ascoltando i monologhi di Totonno Chiappetta, Pino Gigliotti e Paolo Marra,ignora o forse non sa, che per far ridere non bisogna snocciolare frasi in dialetto e vecchie barzellette ormai trite e ritrite.
La comicità e la satira sono ben’altra cosa,chiedetelo agli americani che ne hanno fatto un vanto nazionale passando dai fratelli Marx a Woody Allen ,Bob Hope, Bill Maher e tanti altri.
Per questo in Italia ci meritiamo Zelig e Colorado Cafè, dove Geppi Cucciari e ilprincipe cacca vengono eletti come simboli del moderno umorismo.
Preferisco,allora, ascoltare o leggere i discorsi di Berlusconi.
A lui le battute non gliele scrive mai nessuno.
Adorabile :) e mi ritrovo per la seconda volta in uno dei tuoi scritti :) stavolta mi viene più difficile l'identificazione però ;)
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