giovedì 20 gennaio 2011

Comici

Lo ammetto è stata una bella serata, una di quelle che alla fine ricorderai perché eri con gente giusta al posto giusto. C’erano tutti: il belloccio, il simpatico,la santarellina, la sconosciuta, due fratelli strani come solo loro sanno essere, la ragazza elegante e quella  simpatica, l’attore mancato, l’astronomo che perde facilmente la sua stella polare, il politico in erba.
E poi c’era lui, Emanuele, “il comico”.
 Capello unto, cravatta viola, voce roca alla Tom Waits,questo figlio di Cosenza vecchia, cresciuto ascoltando i monologhi di Totonno Chiappetta, Pino Gigliotti  e Paolo Marra,ignora o forse non sa, che per far ridere non bisogna snocciolare frasi in dialetto e vecchie barzellette ormai trite e ritrite.
La comicità e la satira sono ben’altra cosa,chiedetelo agli americani che ne hanno fatto un vanto nazionale passando dai fratelli Marx a Woody Allen ,Bob Hope, Bill Maher e tanti altri.
Per questo in Italia  ci meritiamo Zelig e Colorado Cafè, dove Geppi Cucciari e ilprincipe cacca vengono eletti come simboli del moderno umorismo.
Preferisco,allora, ascoltare o leggere i discorsi di Berlusconi.
A lui le battute non gliele scrive mai nessuno.

1 commento:

  1. Adorabile :) e mi ritrovo per la seconda volta in uno dei tuoi scritti :) stavolta mi viene più difficile l'identificazione però ;)

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