mercoledì 16 luglio 2014

L'addio di Antonio Conte: il tramonto di un dio l'alba di un uomo. Come tutti. Come tanti



 Da quattro ore Antonio Conte non è più il tecnico della Juventus.
Per tre lunghi anni , l'orgoglio del tifoso ha coccolato un dio. L'onda lunga del disamore  ha consumato un essere umano, trovando una fretta subito pronta ad infilarsi nella scialba fodera di un triste addio. Come tanti, come tutti. In questi casi mi domando a cosa servano gli altri se non a garantirci una larga solitudine. La stessa che prova un bambino senza il suo pupazzo preferito stretto al cuore a proteggerne l'innocenza. Perchè alla fine ci si sente colpevoli. Colpevoli di non aver osato di più, fatto abbastanza. Come se tre scudetti non fossero la cartina di tornasole di una supremazia indiscutibile , ma qualcosa di  improvvisamente scomodo, pesante, scontato. Come un romanzo di Nicholas Sparks o le frasi dei Baci Perugina. Sacrificati davanti al torrone  Europa e ad un ambizione non piu’ paga di solchi  conosciuti.
Il problema ora come ora, (appena quattro val la pena di risottolinearlo),  credo, che non solo l'Europa, ma anche l'Italia da stasera è piu lontana e non sarà un Massimiliano Allegri o un Roberto Mancini qualsiasi a restituire ai tifosi juventini ( ed io son tra questi), l'aura fatata di sonni più sereni.

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