domenica 6 luglio 2014

La magia proletaria dei Mondiali di calcio



Il Mondiale piace perche intriga e sconcerta, unisce e sovverte. Come un romanzo genuino, una proletaria telenovela, s’avvinghia alla giugulare collettiva solleticando l’inconscio personale.

E’ accaduto nel 2002 con Senegal e (ahinoi ) Corea del Sud, stava accadendo quest'anno con Belgio e Costarica. Questo prima che Krul, David Luiz, Hummels, Thiago Silva, Higuain ribadissero con scaltrezza  e una buona dose di fortuna che senza una onesta difesa e un grande attaccante non schiudi il mappamondo.

Il resto son  solo corse a perdifiato e smoccolamenti ai limiti del teatro Kabuki con tanto di iguane silenti sullo sfondo a suggellare l’antica sfida tra l’Europa che arringa e pretende (Germania e Olanda) e il Sud America che arranca e non demorde (Argentina e Brasile).

Alla fine trionferà chi avra’ piu’ fiato, voglia, motivazioni. Con buona pace di fuoriclasse che non ci son piu’(Neymar), e per amor patrio s’eclissano nel traffico interno (Lavezzi, Messi). Quando conta la trincea e' l’unica crociera disponibile e la spiaggia non e’ lontana se hai Biglia a disposizione. Hulk potrebbe giovare ai verdeoro piu’ di un Fred quasi pleonastico nel pietire palle che non giungono e che Snejder tratta ancora come pochi al mondo per un Van Persie sempre in agguato.

In quanto a questo chi sta messa meglio è la Germania con un Muller finalmente maturo per il grande salto e un Miroslav Klose che s’augura un ultima capriola per concludere alla grande una sfolgorante carriera.

Senza dimenticare l'Argentina di  un Messi problemi intestinali a parte, sempre opportuno desideroso di pasteggiare con la Coppa alla mensa del grande assente Neymar il quale (almeno pubblicamente),  dal suo patinato letto di dolore non ha maledetto Zuniga è questo è un bel segnale per tutti.

Va da se che la mia finale ideale sia  Germania Argentina con i sudamericani pronti ad accantonare la leggenda Maradona e incoronare finalmente Lionel Messi dominatore in Europa (quattro Palloni d’Oro parlano per lui), anonimo in casa, che incontrerebbe la spagnoleggiante Germania di Joachim Low in uno scontro frontale fra parenti prossimi (almeno Guardiolisticamente parlando), armonico e inatteso.

Se non fossimo ai Mondiali appunto.

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