Il
Mondiale piace perche intriga e sconcerta, unisce e sovverte. Come un romanzo genuino,
una proletaria telenovela, s’avvinghia alla giugulare collettiva solleticando
l’inconscio personale.
E’
accaduto nel 2002 con Senegal e (ahinoi ) Corea del Sud, stava accadendo quest'anno
con Belgio e Costarica. Questo prima che Krul, David Luiz, Hummels, Thiago
Silva, Higuain ribadissero con scaltrezza
e una buona dose di fortuna che senza una onesta difesa e un grande
attaccante non schiudi il mappamondo.
Il
resto son solo corse a perdifiato e
smoccolamenti ai limiti del teatro Kabuki con tanto di iguane silenti sullo
sfondo a suggellare l’antica sfida tra l’Europa che arringa e pretende
(Germania e Olanda) e il Sud America che arranca e non demorde (Argentina e
Brasile).
Alla
fine trionferà chi avra’ piu’ fiato, voglia, motivazioni. Con buona pace di
fuoriclasse che non ci son piu’(Neymar), e per amor patrio s’eclissano nel
traffico interno (Lavezzi, Messi). Quando conta la trincea e' l’unica crociera
disponibile e la spiaggia non e’ lontana se hai Biglia a disposizione. Hulk
potrebbe giovare ai verdeoro piu’ di un Fred quasi pleonastico nel pietire
palle che non giungono e che Snejder tratta ancora come pochi al mondo per un Van
Persie sempre in agguato.
In
quanto a questo chi sta messa meglio è la Germania con un Muller finalmente maturo per il
grande salto e un Miroslav Klose che s’augura un ultima capriola per concludere
alla grande una sfolgorante carriera.
Senza dimenticare l'Argentina di un Messi problemi intestinali a parte, sempre opportuno desideroso
di pasteggiare con la Coppa
alla mensa del grande assente Neymar il quale (almeno pubblicamente), dal suo patinato letto di dolore non ha
maledetto Zuniga è questo è un bel segnale per tutti.
Va
da se che la mia finale ideale sia Germania Argentina con i sudamericani pronti
ad accantonare la leggenda Maradona e incoronare finalmente Lionel Messi
dominatore in Europa (quattro Palloni d’Oro parlano per lui), anonimo in casa,
che incontrerebbe la spagnoleggiante Germania di Joachim Low in uno scontro
frontale fra parenti prossimi (almeno Guardiolisticamente parlando), armonico e
inatteso.
Se
non fossimo ai Mondiali appunto.
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