Sale d'aspetto
gelide e malandate, muri sbucciati, sedili graffiti.
La vita è un continuo viaggio, i giorni sono i paesi, le stazioni che attraversiamo, i finestrini sporchi di treni in corsa nel buio notturno.
La vita è un continuo viaggio, i giorni sono i paesi, le stazioni che attraversiamo, i finestrini sporchi di treni in corsa nel buio notturno.
Lo sa l'anonimo
poeta che ha scritto sul muro: “Ti amo anche se è tardi...”
E ‘ per qualcuno,
quella sera di Santo Stefano del 1997, era tardi davvero per nascondersi in un posto
dove diventando non s’arriva e al margine del foglio, dove non c’è un a capo
cui appigliarsi, si resta soli ricordando che è avvenuto ciò che forse non
sarebbe dovuto accadere.
Ci sono emorroidi
nel mondo, dove gli anziani si chiamano nonni.
In segno
d’affetto, stima, amore.
Il protagonista di
questa storia però non è un nonno qualunque. E’ il nonno di Antonio. E lo
sarebbe rimasto. Come aveva scritto in alto al foglio dell’ultima poesia che
gli aveva dedicato quando lui ormai non poteva più leggergliela.
Aveva voluto tutti
i suoi figli accanto nell’ultima sosta ai box il nonno. Perché così doveva
essere quell’ultima revisione prima di stappare lo spumante, l’ultimo dell’anno
e inaugurare con il suo raggiante sorriso un altro giro sulla Ferrari dell’esistenza. Ma così non fu. Il tempo si fermò prima. Gelando tutto. Meno
che la speranza dei suoi figli. Con lui condivisero il dicembre più freddo che
la storia ricordi nella sala d’aspetto dell’ospedale della zona tutti
militarmente schierati in attesa di un suo cenno. Una moglie, sette figli ,
dieci nipoti, un paio di baffi e un cappello a borsalino di un grigio ogni giorno più livido. Poi il
cuore più non resse e lo intubarono e li rimase, mentre fuori la vita
scorreva tra preparativi di cenoni e avanzi di simposi, micce e luci colorate
ignare della sua sofferenza e di quella lacrima perenne che nutriva nel cavo
degli occhi. Sempre. Rimpianto. Memorie. Nostalgie mischiate come quella
miscela di farmaci che gli iniettavano nelle vene riarse di lacrime arginate a
fatica.
Quella che gravava
ora sulle ginocchia di Antonio colto da un’afasia inquieta piena di ventagli di
parole da vomitare all’infinito verso un cielo ingrato.
Non perché quell’uomo
che sfioriva durante le feste era stato suo nonno. Ma perché quell’uomo era
stato un uomo onesto.
Un vero compagno. Un
grande lavoratore. Un grande padre di sette figli. Ebbe sempre cura di se, dei
suoi figli, di quelli cui voleva bene, e se qualcuno capitava a casa sua a
qualunque ora, lo obbligava dolcemente a sedere e a mangiare.
Quello che aveva
lo voleva dividere con chiunque. Quel poco che aveva lo offriva.
Poche volte
Antonio l’aveva visto ridere, forse per antichi dolori e profonda timidezza.
E gli aveva voluto
bene come un padre. E così lo pianse.
Quel giorno di Santo Stefano in cui il suo corpo
spariva, inghiottito da un timido sole, Antonio decise che la sua ultima
lacrima non se la sarebbe più scordata. Anche se non la vide. Anche se gliela
raccontarono. Dal vivo, non ce la fece a vedere l’uomo cui da piccolo aveva
aggrappato le sue fragili ossa, immolato a un patibolo di aghi, sonde, e flebo
che respirava per lui.
L’ennesima lacrima
di dolore per un mondo nel quale non si ritrovava più, del quale non capiva le
ingiustizie e i soprusi.
Un mondo che
teneva la sua seconda figlia prigioniera di un marito violento e dispettoso
come un infante mal cresciuto. Non capì mai perché ci fossero quelle ombre, quell'ostilità in quella macchia torva che talvolta gli si
palesava davanti in domeniche sempre più rare ed ogni volta sempre più brevi. Non capì mai perchè quell'uomo fosse così duro nei confronti di sua figlia mentre le copertine di Tv Sorrisi e Canzoni e Panorama pullulavano di donne svestite e sorridenti. Quale sconosciuto crimine aveva mai commesso nei confronti di quell'Everest di carne da cui fino
all’ultimo istante della sua vita non trasparì mai alcuna amnistia?
Non lo capì. Mai. E’
con questo vuoto nel cuore se ne andò.
Prima chiudendosi
in un silenzio profondo, e poi triste svanendo dopo aver sistemato tutto, pagato
le bollette, imbiancato la casa, fatto i pomodori in bottiglia, le melanzane
sott’olio, persino l’ultimo presepe cui teneva tantissimo. E poi sparì. Spiazzando
tutti.
Probabilmente,
solo a San Francesco di Paola cui era devotissimo confessò tutto il suo dolore. Ma Antonio glielo
leggeva dentro quel dispiacere e ora che non c’era più quell’amarezza lo
lacerava . Forse perché anche lui non aveva fatto abbastanza da abbattere
quell’inspiegabile barriera. All’inizio, il nonno tenne duro, poi quando la
distanza consumò anche l’ultimo laccio di pazienza il suo cuore, si ruppe in
remoti singhiozzi cui nessuno seppe mai regalare un fazzoletto di ristoro. Avrebbe
voluto rivederla sua figlia. Non ce la fece.
Perché la voce è un filo troppo tenue, è non può penetrare le astruse
maglie di unioni sbagliate. Così sbagliate da capire. Capire che non l’era
bastato essere un lavoratore, un uomo onesto, un marito e un padre esemplare, una persona cui tutti volevano
bene.
Il motore del
mondo era un altro e per quel mondo egli non aveva benzina. Un mondo arido in cui non ci si salva si appare solo all'improvviso non ci si aiuta, prigionieri di voci estranee come inquilini d'inverno. Egli che l'inverno deprimeva. Egli che aveva
lavorato una vita, i pomodori, la scarola e la rucola. Il caviale dei poveri
diceva. Quanto verde aveva piantato in quel mondo scuro. Quanta speranza aveva
infuso in ogni passo. E dentro Antonio. Foreste intere e ne andava fiero come
uno scienziato in procinto di scoprire la cura per tutti i mali del pianeta.
Ma quella di cui
andava più fiera era la rucola. Perché nella grazia involontaria c’è la
bellezza più autentica diceva. E ora che la cospargeva a pioggia sulla bresaola
Antonio ne era ancora più convinto. In quella rucola c’era il profumo della
vita, dell’onesta e della correttezza. Quella che l’esistenza aveva smarrito e a
grandi respiri esalava da quelle foglie larghe resinose e compiacenti.
La soddisfazione
di chi dalla vita non ha avuto niente e ha goduto tutto.
Sette figli, dieci
nipoti, una moglie, un paio di baffi e un cappello a borsalino ogni 26 dicembre
più grigio.
Il giorno del suo
funerale, venne tutto il paese a dargli l’estremo saluto. Antonio, stretto
accanto alla sorella più piccola, li vide sfilare tutti uno per uno come
davanti a una processione laica: operai, imbianchini, fornai, macellai, poveri
in canna, assessori incravattati figli e fratelli di una pista di volo tappata da
una millenaria nebbia da cui se riesci a sbucare hai sbancato il Super Enalotto
o altrimenti sei condannato a un dolore eterno e senza sbocchi.
Quel dolore
raggrumato all'istante, in un oceanico tormento dal volto reclino, sferzato da
un vento ciclonico che rapì tutti i presenti, in un commosso abbraccio. Sincero,
affettuoso, impotente, anch’essi come lui davanti a una vita segnata e un
distacco imprevisto.
Ora che erano trascorsi diciassette anni da quel tragico evento, mentre Antonio
preparava il suo ennesimo piatto di rucola e bresaola pensava ai vagiti del
nuovo anno alle porte.
Un anno in cui
forse i veri responsabili di un’ingiusta cattività, avrebbero pagato il loro
abominio, non solo le anime perse e smarrite che alla vita chiedono poco, quasi
nulla, che non hanno mai preso un aereo,
e quando alzano gli occhi al cielo si commuovono innanzi alla meraviglia dell’universo.
Ciao a tutti. Avevo il cuore spezzato perché avevo un pene molto piccolo, non bello da soddisfare una donna, avevo così tante relazioni interrotte a causa della mia situazione, ho usato così tanti prodotti che ho trovato online ma nessuno poteva offrirmi l'aiuto che cercavo. ho visto alcuni commenti su questo dottore chiamato Chief Dr Wealthy e ho deciso di inviargli un'e-mail su: wealthylovespell@gmail.com, così ho deciso di provare il suo prodotto a base di erbe. gli ho mandato un'e-mail e mi è tornato in mente, mi ha dato alcune parole di conforto con la sua crema alle erbe per l'allargamento del pene. Entro 1 settimana da lì, ho iniziato a sentire l'ingrandimento del mio pene ", e ora sono solo 2 settimane di utilizzo del suo prodotti il mio pene è di circa 9 pollici più lungo e forte. Sono così felice .. mi sento libero di contattare il capo Dr Wealthy sulla sua e-mail: wealthylovespell@gmail.com o puoi anche chiamarlo sul contatto dell'app Whats +2348105150446
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